SATYASVARA – Storia di un cammino (IV)

CAPITOLO IV° “Il primo ritiro di preghiera e meditazione”

Venne così la metà di Maggio e, al termine di una lezione di yoga, il maestro ci informò che a Giugno si sarebbe svolto un ritiro spirituale, questa volta incentrato sulla preghiera cristiana e che all’interno del ritiro avremmo partecipato a un pellegrinaggio della durata di una notte, da Macerata fino alla basilica della Madonna di Loreto. Ancora ricordo perfettamente che mi guardò e disse: “A questo punto, visto il tuo costante impegno, sei pronta a venire, se vuoi!”. Fu veramente bellissimo ed emozionante sentirselo dire e presa dall’entusiasmo risposi senza pensarci un momento: “SI!”.

Solo il giorno dopo mi resi conto che proprio in uno dei giorni in cui si svolgeva il ritiro avrei dovuto sostenere un saggio di canto, poiché era da un anno che frequentavo un corso su questa disciplina. Scrissi un messaggio al Maestro per dirglielo ed ero profondamente dispiaciuta di questa sovrapposizione di eventi. Volevo fortemente partecipare al ritiro e pensavo e ripensavo cercando di trovare una soluzione, ma c’era poco da cercare; potevo fare solo una tra le due cose. Quindi rimasi così, senza poter fare nulla, e intanto i giorni del ritiro si avvicinavano. Quello che accadde durante quest’attesa senza soluzioni mi sconvolse.

Per la prima volta mi resi conto che la vita è molto di più rispetto a quello che siamo abituati a credere. Una mattina squillò il cellulare e andai a rispondere…. era la scuola di musica. Risposi senza immaginare minimamente ciò che stavano per comunicarmi: “Pronto?” La voce al telefono disse: “Si, ciao Alice! Volevamo informarti che il saggio di fine anno è stato posticipato a fine Giugno per problemi di organizzazione con il locale”. Silenzio…. “Ma… davvero? Va BENISSIMO! Grazie e a presto!!”.

Non mi tenevo dalla felicità! Ma sopratutto ero incredula e sbalordita di fronte a un avvenimento così speciale. Scrissi subito al Maestro e lui mi disse che evidentemente dovevo proprio partecipare a quel ritiro e che quindi l’universo aveva sistemato le cose in modo che fossi potuta andare. Non avevo parole e pensieri riguardo a tutto questo, ma stavano nascendo dentro di me i primi barlumi di una nuova consapevolezza: quella di essere immersi in un turbinio di energie potentissime, sconosciute, che direzionano la nostra vita in base a ciò che ci serve per crescere e in base a ciò che noi trasmettiamo attraverso le nostre scelte, i nostri pensieri e i nostri sentimenti.

Il mio dispiacere nel non poter andare era sincero e la voglia di partecipare al ritiro forte. Quei sentimenti che provavo, quindi, hanno fatto si che tutto si accordasse secondo il mio forte desiderio. Inoltre e sopratutto quel ritiro ha rappresentato l’inizio di una lunga storia, per questo dovevo assolutamente esserci.

Nei periodi antecedenti ai ritiri, il Maestro lavora costantemente per creare il campo energetico che costituisce la base spirituale di questi incontri. Ora anche io mi apprestavo a vivere questa esperienza, ero entusiata e in trepidante attesa. Attraverso la concentrazione e la ripetizione costante della preghiera, il Maestro riesce a trasmettere un’energia molto forte, tanto da entrare a livello sottile in ognuno dei partecipanti, sia che lo percepiscano consapevolmente oppure no. Quest’energia penetra dentro le auree preparando la nostra anima a vivere spiritualmente al meglio questi momenti sacri. In questi situazioni dobbiamo fare del nostro meglio affinché tutta la nostra attenzione sia rivolta all’ascolto di sé e le nostre azioni consacrate al divino che pervade ogni cosa. Quel divino con cui troppo spesso non abbiamo contatto, persi come siamo nel nostro film quotidiano fatto di continui pensieri e immagini che occupano tutta la nostra mente e che assorbono tutte le nostre energie.

Fu in uno di questi ultimi giorni di maggio e di preparazione al ritiro che potei per la prima volta sentire la vera potenza della preghiera. Era un giovedì sera, mi trovavo a lezione di yoga e il Maestro ci guidava come sempre con il suo silenzio pieno di amore, aiutandoci, attraverso le posture e con la sua grande energia. Per la prima volta quella sera facemmo una postura bellissima, che io ancora non conoscevo: Prarthanasana, un’asana che aiuta tanto a sentire il proprio cuore se ci si lascia andare; si esegue semplicemente stando in piedi, con le mani congiunte al petto, gli occhi chiusi a sentire il proprio respiro che inonda il cuore e lo espande sempre di più.

Il Maestro ci disse semplicemente di concentrarci al centro del petto e, chi voleva, poteva ripetere interiormente una piccola quanto potente preghiera cristiana ortodossa chiamata “preghiera del cuore”. Questa è una preghiera esicasta (Esichia = pace interiore) e mentre si recita deve essere collegata alla respirazione, pronunciando mentalmente durante l’inspirazione “Signore Gesù Cristo” e durante l’espirazione “abbi pietà di me ”.

Erano anni che non sentivo parlare di preghiere, dai tempi del catechismo e, a dire la verità, non ne avevo mai capito il senso. Non avevo però resistenze in questo senso; semplicemente non ero cresciuta in un ambiente cattolico, nonostante mio nonno sia stata una delle persone più spirituali che io abbia mai conosciuto. Egli infatti non mi insegnò le preghiere e ad andare in chiesa (anche se lui faceva entrambe le cose), ma il suo insegnamento era sottile, attraverso l’esempio. Grazie al suo modo di essere mi trasmise tantissimo e so che la sua presenza nella mia vita fu ed è fondamentale, mi donò tra l’altro le basi per intraprendere questo mio percorso spirituale.

Dunque non ebbi assolutamente problemi a ripetere questa breve preghiera dentro di me, anche perché mi fidavo del Maestro, sentivo la sua grande energia e riuscivo spesso a lasciarmi andare senza che la mente si intromettesse. Chiusi gli occhi, portai le mani congiunte al petto e cominciai a seguire dapprima il mio respiro. Lo sentivo entrare dalle narici e scendere giù nei polmoni che si dilatavano, poi sentivo il cuore espandersi piano piano al di fuori del mio corpo avvolgendomi in un calore pieno di dolcezza e amore. La mia mente era ferma, il mio corpo leggero; ero semplicemente lì, vicino al mio cuore.

In questo stato provai a pronunciare dentro di me le prime parole della preghiera, inspirando… poi le ultime espirando. Subito sentii una bellissima sensazione di pace e continuai, piano piano, a ripeterle, senza fretta, seguendo il ritmo dolce del respiro, assaporando l’aria, il prana, la fonte della nostra vita. Ad un tratto l’energia si fece più forte; continuavo a pregare, ero entrata in uno stato meraviglioso in cui niente più conta se non quel momento, i pensieri erano inesistenti. Il mio cuore cominciò ad aumentare i suoi battiti, fino a pulsare fortissimo dentro me e proprio al centro del petto cominciai a sentire un bruciore fortissimo, che faceva quasi male per quanto era intenso. Sentivo come un fuoco ardere con sempre più fervore e le lacrime affiorarono dai miei occhi; era un amore immenso quello che si stava sprigionando.

Ero commossa, stupita ed estremamente grata al Maestro, che sentivo sempre più come mio maestro. Quello che stavo vivendo era un momento di grazia, un dono che Dio aveva voluto farmi e a cui non si poteva dare alcuna spiegazione razionale…. era così. Non so quanto tempo passai in quello stato, il tempo si era completamente annullato e io vivevo immersa in quel calore. Terminata la lezione andai dal Maestro, emozionata, con il cuore scalpitante, per raccontargli ciò che mi era successo. Mi bloccò alle prime due parole dicendomi una frase che non dimenticherò mai: “lo so Alice, ti ho sentita. Questo significa che devi continuare”. Parole che mi entrarono dentro e che posso ancora sentir riecheggiare una per una dentro di me.

Alice