Lo Spirito amorevole del Natale (III)

Anche quest’anno siamo entrati nel pieno dell’Avvento e il Natale è ormai alle porte, possiamo già avvertire una certa frenesia nell’aria, le persone hanno già addobbato le proprie case, le finestre, i balconi e anche i propri spazi di lavoro per renderli più caldi ed accoglienti.

In questi giorni tutti si riversano in strada pensando agli ultimi preparativi per il tradizionale cenone, ai regali da scambiare e quelli da lasciare ai bambini sotto l’albero. Nel privato come nel pubblico, in famiglia come in comunità, tutti si impegnano per la riuscita della festa e per passare nel migliore dei modi questo periodo.


Personalmente per anni, essendomi distaccata dalla fede cristiana, ma continuando a vivere tutte le tradizioni legate al Natale con la mia famiglia e con gli amici, mi sono interrogata sul significato da dare a questa ricorrenza e sul perché le persone di ogni estrazione sociale, indipendentemente dal loro grado di affezione alla fede cristiana, danno al Natale così tanta importanza. 

“Perché continua a piacermi il presepe, se non credo più al messaggio che esso vuole rappresentare?” a volte mi chiedevo.

Naturalmente mi davo molte risposte del tutto ragionevoli, come ad esempio il fatto che a me, come immagino a molti altri, il Natale evoca i più bei ricordi dell’infanzia, tanti momenti di serenità e meraviglia, di calore e gioia, vissuti in famiglia, magari con dei cari che oggi non ci sono più, e questo fatto in sé basta a far sentire me e la maggior parte delle persone più felici.

Anche se avevo ormai spogliato il Natale da ogni significato strettamente religioso, continuare a celebrare il Natale era per me quindi un’operazione perfettamente sensata, poiché il Natale era, ed è tutt’ora, la festa degli affetti familiari, il momento in cui più ci ricordiamo di quanto sia importante prendersi cura dei propri cari, in particolare dei più piccoli e fragili, il momento di ringraziare le persone che più ci sono state vicine, il momento di mettere da parte le nostre preoccupazioni quotidiane per poter pensare agli altri.

Oggi che ho un Maestro e dei fratelli spirituali che mi hanno aperto i loro cuori, e a cui io cerco di aprire il mio, posso guardarmi indietro con un sorriso, poiché mi rendo conto che le considerazioni che facevo, e che penso siano condivise dalla maggior parte delle persone nella società attuale, non sono altro che una dimostrazione di come lo Spirito amorevole del Natale sia una realtà presente e viva, e che in un modo o in un altro esso agisca nel profondo di tutti gli esseri appartenenti alla razza umana ancor prima che alla civiltà cristiana, indipendentemente dal grado di consapevolezza raggiunto.

Con il Natale si celebra quell’evento eccezionale e salvifico che è stato la comparsa sulla Terra del messaggio cristiano, che è un invito dolcissimo e allo stesso tempo potente ad amare, a mettersi al servizio degli altri, ad aprire il cuore a Dio.

Certamente dobbiamo e possiamo essere cristiani durante tutto l’anno, tuttavia è importante sentire dentro di noi lo Spirito amorevole del Natale, magari distaccandoci anche un po’ dagli aspetti più materialistici che tradizionalmente associamo a questa festività e aiutandoci invece con un periodo di digiuno e intensa preghiera.

Lo Spirito amorevole del Natale ci aiuterà nel nostro intento di aprire il cuore, e se non cogliamo in questi giorni il momento propizio, dopo diventerà senz’altro più difficile.

Felice Natale a tutti.

Chiara Ruocco