Bhakti Yoga (XI)

Negli articoli precedenti si è già detto tanto sul tema del Bhakti Yoga. Perciò qui cercherò di scrivere qualcosa su quella che è la mia esperienza, ancora del tutto da principiante, di incontro con questa pratica. Il Bhakti Yoga viene considerato come una delle vie più dirette per raggiungere l’illuminazione e l’unità con Dio. Lo strumento che viene usato è infatti l’amore, l’abbandono fiducioso alla volontà divina, il ripetersi di gesti di devozione sincera che se mantenuti in maniera costante e fatti maturare nel tempo permettono al praticante esperto di avvicinarsi a Dio e alla sua essenza di puro amore, facendosi così a sua immagine e somiglianza.

A sentire questa definizione facciamo molto fatica a fidarci e a lasciarci andare… e credo sia normale. Le definizioni arrivano astratte e distanti alla mente e spesso la spaventano, perché si sente ingabbiata. In realtà per certi versi ha anche le sue ragioni… perché è così spaventata? Che cosa vorrebbe dire o dimostrare? La nostra mente è al servizio della sopravvivenza del nostro io, ma per fare questo deve agire per opposizione più che per concordanza, deve separarsi, lottare per farlo emergere… e quando siamo su questo piano non riusciamo ad ascoltare e siamo chiusi sia a noi stessi che all’intera manifestazione divina. Quando intraprendiamo un percorso spirituale come il Bhakti Yoga fondato sull’amore subito sentiamo questo senso di distanza e abbiamo paura di perdere la nostra identità, rimetterla in gioco, trasformare molto della nostra personalità fuori da coordinate puramente mentali di costruzione di noi sulla base di idee, scelte, credenze. Intuiamo che accedendo a questo sentimento si sgretola molto del fantasma della nostra personalità, come se venissimo lavati, e questo perché l’amore, che è un sentimento semplice, scava in profondità erodendo queste separazioni. In realtà ciò che si sgretola lascia il posto a un’unità nuova e insieme molto antica, come ricreata, più integra e trasparente che non ci fa più provare quel senso di frammentazione e di non coincidenza fra noi e noi che quasi sempre ci abita dentro.

Spesso ci dimentichiamo cosa sia amare, come si risveglino parti addormentate di noi quando questo fuoco è acceso, ci chiediamo come facciamo a vivere quasi sempre privi di quella luce e di quella vita, e sentiamo una nostalgia tanto forte per questo tipo d’unità che è quasi di un altro mondo. Così cerchiamo questa strada, ognuno nel suo modo e sempre sbagliando, ma per perseguirla veramente ci serve aiuto ed educazione, spontaneamente non sarebbe possibile. Consegnarci all’amore in maniera costante comporta affidamento, abbandono, confronto con le proprie paure e ferite… e gradualmente, messo da parte l’istinto egoico, che tende a separarci e a sancire le nostre differenze, rifonderci con il Tutto. Questo sentire si sviluppa nello Yoga attraverso l’ascolto e l’attenzione messa sul cuore. Con questa pratica è come se piano piano si risvegliasse in questo punto un senso di calore nuovo, fatto di dolcezza e amore che è in grado di trasformarci dal profondo sgretolando i blocchi interiori forti e rigidi che vi abitano, e permettendo così il risveglio della nostra anima.

Questo processo molto lungo è la via del Bhakti Yoga, dell’amore trasfiguratore. Nella pratica impariamo ad accoglierci più profondamente, a guardarci con benevolenza, dolcezza e minor giudizio, e così possiamo riproporre questo nostro nuovo atteggiamneto anche verso altri, fino magari a sperimentare quell’amore intenso e reciproco che si può vivere in Dio e per Dio. Col tempo, la fiducia, la pazienza e il sostegno di un Maestro e di un gruppo spirituale si possono iniziare a vivere esperienze di risveglio interiore molto intense che fanno intuire l’essenza di Dio fatta d’amore. Se ci concediamo un po’ di aprirci a questa dimensione misteriosa, se permettiamo che si crei uno scambio e un dialogo, è come se si aprisse un varco per il passaggio del suo amore… si può sentire veramente il cuore aprirsi, una gioia forte risvegliata nella coscienza, e un senso di conforto balsamico unito a un sentimento di fratellanza verso gli altri. Ci rendiamo conto che non è non è facile disporci a riceverlo… ma con piccoli passi fatti di fiducia e pazienza fluidifichiamo e riapriamo questo canale dai suoi blocchi.

Essere devoti a Dio è per prima cosa una forma di ascolto, in cui ci apriamo al suo amore infinito, ricevendo quello sguardo di mistero che sa di pace, calore, senso di pietà e comunione intensa. Dobbiamo imparare a ricevere, ascoltare e farci canali. L’intensità di quello che si vive, la densità energetica di certi momenti di preghiera o luoghi particolari, è davvero tanto forte da essere abissale. Si può vivere un grande stravolgimento, in cui possono emergere ferite, paure, e anche un senso di disagio profondo. Perciò è importante la figura del Maestro che con la sua esperienza ci aiuta, ci sostiene, media anche quell’intensità, permette a noi di accostarci ad essa e a districarci quando le ombre che ognuno ha dentro prendono forma e corpo emotivo. Reggere la presenza di Dio e di tutto il suo amore non è facile, e senza una guida non sarebbe sostenibile, ma affidandoci all’aiuto di un Maestro specchio di quell’amore i pezzetti della nostra anima, quelli che sentiamo, quelli che ancora non conosciamo, potranno cominciare a ricongiungersi.

Clara