Dio nella mia vita
Dio nella mia vita, un bellissimo e difficilissimo tema di riflessione. Capita proprio in un momento in cui Dio lo sento davvero molto lontano dalla mia vita. È paradossale poiché Dio è dentro ciascuno di noi; anzi siamo noi stessi parte di Lui. Tuttavia la fretta e la routine quotidiana ci portano pian piano a distaccarsi dalla sacralità dell’esistenza. Ad ogni modo con molto sforzo voglio provare a non lasciare che questo distacco si prolunghi e riavvicinarmi anche attraverso questo articolo al mio lato divino. La sacralità è un punto fondamentale nella mia vita ho sempre avuto un approccio molto spirituale, non tanto nel senso religioso, quanto nel cercare un significato più profondo dell’esistenza.
Lo Spirito amorevole del Natale (XIII)
MARGHERITA: Sono sincera, mi rimane difficile parlare dello spirito amorevole del Natale, perché non lo sento. Anzi mi danno fastidio tutte queste luci messe anzitempo e solo per creare un fascino esteriore. Dentro di me sento un vuoto che non posso colmare, né con le luci, né con gli sguardi amorevoli, ammesso che ce ne siano. È un ricordo ormai lontano, quella magia del Natale che per fortuna l’ho vissuta con i figli piccoli, e anche con gli alunni a scuola. Ma poi, anno dopo anno, tutto è cambiato, e mi è rimasta solo la parola Natale, legata a guerre, discriminazioni, indifferenza… e non vedo l’ora che tutto passi e che si torni alla normalità. Eppure ho bisogno di amore, di pace. Ho bisogno di invocare il Signore e dirgli: “Vieni, ho bisogno di te, in questa giornata. Vieni, nei miei pensieri, vieni a consolarmi e a liberarci.” In questo modo, sento che il Natale è sempre, anche oggi. Siamo sempre nello Spririto e nella Festa del Natale. Il tempo d’avvento dura tutta la vita e le radici profonde non dubitano mai che la primavera arriverà. Non lo voglio dubitare neppure io.
Lo Spirito amorevole del Natale (XII)
Alla domanda che cos’è lo spirito del Natale, d’istinto risponderei che è come colorarsi e illuminarsi con gli stessi addobbi con cui si decora casa, lasciando da parte i grigi toni della vita quotidiana, per concedere al cuore la genuinità dei bambini. Eppure c’è altro: penso al desiderio di stare insieme in armonia, con gioia e affetto. Eppure non riguarda solo noi, c’è qualcosa di più grande ancora. Mi arrovello e penso, mi correggo e cancello quello che digito sulla tastiera…Così, riascolto Tu scendi dalle stelle ed è più facile riconoscere l’ampiezza di questo spirito, che non accoglie solo la fratellanza, ma anche la gratitudine per il dono dell’amor divino incarnato nel dolce Bambin Gesù dallo sguardo puro e vitale. A ricordare questa canzone tradizionale che ho cantato tante volte, ora apprezzo il dolce candore di tanto amore: “O Gesù mio,/ perché tanto patir? Per amor mio!/ perché tanto patir? Per amor mio!”.
Lo Spirito amorevole del Natale (XI)
Come iniziare? Quando il Maestro mi ha chiesto di scrivere questo articolo subito ho pensato : e adesso che scrivo?” Che cos’è il natale per me? Dapprima al pensiero mi chiudo, mi viene un dolore tanto grande dentro, una sensazione di oscurità..poi qualcosa piano piano forse si scioglie, i ricordi prendono un po’ di luce, e sento interiormente una piccola porta che si apre..il natale è la cosa più piccola e più grande che ci sia, come fare a parlarne? È come se fosse una piccola fiamma, una luce chiara e bianca in una notte molto molto buia, dove l’anima è in attesa, aspetta qualcosa ma senza parlare, come quando da bambina mi mettevo alla finestra a guardare fuori i dettagli delle cose e tutto era fermo o c’era un minimo movimento e qualcosa in me aspettava un segnale. Si dice che il natale è dei bambini. Credo che sia così perché serve un grandissimo silenzio interiore e una fede innata e spensierata per sentire la neve cadere, il trillo del campanellino della slitta di Babbo Natale nel cuore della notte o percepire il sorriso, il soffio di un angioletto di passaggio.
Lo Spirito amorevole del Natale (X)
Mentre inizio a scrivere questo articolo, sento un’aria nostalgica che mi avvolge il cuore e lo riempie di dolcezza e calore. I ricordi che ho del Natale da bambina sono con la mia famiglia e nella scuola. Era ed è ancora il mio periodo preferito dell’anno. Mi viene tanta gioia vedere tutto addobato con luci e colori. Tutto iniziava a scuola, quando nel mese di novembre si cominciava a preparare lo spettacolo di Natale. Era il grande evento dell’anno! Ogni professore di classe organizzava una rappresentazione. Di solito si trattava di una piccola rappresentazione teatrale, in cui ogni bambino doveva imparare a memoria alcune frasi per interpretare il proprio personaggio. Oppure poteva essere una canzone in cui si cantava e si ballava. Creavamo sempre storie il cui tema principale era il Natale. Ricordo che un anno abbiamo fatto un presepe vivente e io ho interpretato il ruolo di un pastorello, e un altro anno mi sono vestita da Babbo Natale e ho cantato insieme ai miei compagni di classe la canzone di Rudolf la renna. Facevamo queste rappresentazioni in un piccolo cinema in un paese vicino alla scuola, poco prima dell’inizio delle vacanze di Natale. Per prepararci a questi spettacoli facevamo le prove per un mese e mezzo. Ricordo la gioia e l’eccitazione quando era il nostro turno di fare le prove… anche perché durante le prove l’atmosfera era molto rilassata e le lezioni venivano fermate. Era un momento di convivialità ed allegria con il resto dei bambini, sempre con l’accompagnamento di musiche natalizie. C’era un calore nell’atmosfera che creava una dolce armonia tra di noi.
Israele 2023 – Diario di viaggio
Sabato 5 – Arriviamo a Gerusalemme: Era venerdì 4 agosto e ci stavamo tutti preparando alla partenza. La nostra meta ci attendeva nel cuore caldo e infuocato di Israele, in una città talmente incredibile da non potersi immaginare nemmeno con la più fervida fantasia, per l’intensità dell’energia che la avvolge, per l’intreccio di religioni coesistenti, etnie e culture diverse, da millenni riconosciuto come un insostituibile luogo sacro dalle principali religioni monoteistiche. Ci stavamo dirigendo infatti a Gerusalemme. Venerdì partirono da San Benedetto il Maestro, Immacolata, Guido e Angela con la bomboletta Diana, Mary, Mattia, Kevin e Ana. Da Bologna partirono invece Clara e Adriana, mentre Nicolò ci avrebbe raggiunti una settimana più tardi. Tutti quanti abbiamo raggiunto Roma e abbiamo passato la notte chi ad Ashram 4 da Davide e Paolo, chi da Eszter e chi a casa di Lyubov. Tutti pronti la mattina presto del sabato ci siamo ritrovati sotto Ashram 4 per partire verso l’aeroporto. Raggiunto l’aeroporto abbiamo lasciato le macchine in un parcheggio apposito, il check-in era fatto, e dopo i vari controlli siamo finalmente partiti. Il viaggio per Tel Aviv è andato tutto liscio, città dalla quale avremmo dovuto poi raggiungere Gerusalemme. La sorpresa fu infatti all’aeroporto di Tel Aviv dove ci siamo resi presto conto che, essendo arrivati di sabato, eravamo nel pieno dello Shabbat, ovvero il giorno del santo riposo per gli ebrei, e per questo mancavano completamente mezzi di trasporto pubblici. Dopo un primo momento di spaesamento in cui non sapevamo bene che fare, siamo riusciti poi a cavarcela bene prendendo un pulmino taxi che per trenta euro scarsi a persona ci avrebbe condotti finalmente a Gerusalemme. Durante i primi scambi con gli Israeliani, sia in taxi che nell’aeroporto, abbiamo per la prima volta sentito la loro lingua e il particolare accento con cui parlano l’inglese, e già durante il viaggio in taxi si percepiva l’energia particolarmente yang sia delle persone che dell’ambiente in sé… distese sconfinate di deserto e caldo estremo, la terra nuda, le pietre, e poi infine l’emergere di questa città incredibile che sapeva di potenza e di spiritualità: Gerusalemme. A Gerusalemme Mary aveva trovato un alloggio fantastico, un monastero di suore brigidine, ognuna delle quali esprimeva grande gentilezza e senso sincero di accoglienza verso di noi. Una volta sistemati nelle stanze, che erano tutte molto pulite e accoglienti, siamo usciti per la nostra prima uscita per Gerusalemme. Praticamente facendoci una passeggiatina pomeridiana avevamo già visto i posti di maggior importanza per tutto il cristianesimo. La prima tappa fu la tomba di Maria… situata all’interno di una chiesa metà ortodossa e metà armena. L’attitudine devozionale di molte diverse persone che entravano era molto diversa da quella che possiamo incontrare nelle nostre chiese… e il campo energetico in cui ci si immergeva lì dentro lo poteva confermare. Stare lì era come essere in un’altra dimensione, avvolti in una presenza di dolcezza, femminile e materna, che ti ascoltava fin dove tu non potevi nemmeno immaginare. Un attimo dopo ci trovavamo nel giardino dei Getsemani, il luogo in cui Gesù pregò il Padre Suo affinché non dovesse subire ciò a cui era stato destinato, ma sottomettendosi sempre alla volontà di Dio. “Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà e non la mia” (Mt, 42). Accanto al giardino si ergeva il santuario dell’agonia di Gesù Cristo… un luogo incredibile, mistico e pieno come le profondità dell’oceano, in cui ci siamo fermati a pregare a lungo. In seguito, per non farci mancare nulla, abbiamo raggiunto la chiesa del Santo Sepolcro di Gesù, nella quale erano presenti anche il luogo della crocifissione e la pietra su cui era stato disteso dopo essere stato tolto dalla croce. Questa chiesa era gestita da tre correnti del cristianesimo, Cattolici, Ortodossi e Armeni, con un fluire costante di pellegrini e con l’intervallarsi di processioni e canti che facevano vibrare tutte le mura. E una carica tanto forte e densa da farti sentire quasi male… Attraversando il labirintico mercato di Gerusalemme abbiamo concluso la nostra giornata mangiando chili di humus e falafel in un piccolo ristorante, con una fame gigantesca godevamo di quegli splendidi sapori, mentre i canti islamici del Muezzin riempivano quella città magica in cui, senza renderci ancora davvero conto, ci trovavamo.
Lo Spirito amorevole del Natale (IX)
Il nostro Natale era anzitutto un lungo viaggio in un’automobile carichissima di valigie e sacchi neri pieni di regali. Non si sa bene come, ma noi bambini arrivavamo sempre alla macchina che era già strapiena e senza farci troppe domande, mio fratello ed io ci agitavamo negli scomodi sedili posteriori tra una coperta e un cuscino, molti libri, le lucette per leggere, un game boy carico e qualche scorta di cibo sfizioso che gestivamo con cura. Cinque minuti dopo la partenza, che puntualmente avveniva ore dopo l’orario prestabilito, eravamo già fermi dalla panettiera a prendere pane e focacce per il viaggio. Ricordo poi che le ore di macchina trascorrevano in un clima armonioso. I litigi tra noi due fratelli si facevano sempre più lievi mano a mano che crescevamo e, benché i nostri genitori avessero senz’altro le loro difficoltà, eravamo molto contenti di partire.
Verso le cime del Redentore – Pizzo del Diavolo (10 Ottobre 2020)
Ieri c’è stata una nuova escursione con la scuola di yoga sui monti sibillini. Come al solito non sono mancate avventure, momenti difficili che sono stati superati con il sostegno del Maestro e attimi e condivisioni di esperienze tra di noi. Tra questi c’è stata una bella conversazione tra me e Adriana, mentre si saliva sul sentiero per arrivare alla prima cima, da cui poi abbiamo proseguito cresta cresta fino alla cima ultima del Redentore e Pizzo del Diavolo (l’escursione a cui Immacolata non ha partecipato perché a Bologna a cambiato treno ed è tornata a Milano).
Lo Spirito amorevole del Natale (VIII)
Premetto che la mia famiglia è sempre stata parecchio fredda se non contraria alla religione cristiana, e dunque certi aspetti delle festività natalizie venivano vissuti con meno entusiasmo rispetto probabilmente ad altre famiglie, ciò nonostante il periodo di Natale, soprattutto negli anni dell’infanzia, mi ha lasciato sentimenti profondi, misteriosi e magici, che hanno sicuramente segnato la mia anima.
Il Cammino di San Francesco
Anche quest’anno abbiamo vissuto la nostra incredibile avventura estiva: un lungo pellegrinaggio che in 22 giorni e circa 300km, da Bagni di Romagna ci ha condotto fino ad Assisi, per poi proseguire verso le nostre terre camminando lungo i Sibillini. Un pellegrinaggio non solo fatto a piedi, ma anche nelle nostre anime, un viaggio interiore che tra momenti di gioia e anche di “sbrocchi” ci ha aiutato a conoscerci sempre meglio e ad unirci. Come sempre ringraziamo il nostro amato Maestro che ogni anno, nonostante le numerose difficoltà, fa il fioretto di sostenerci e di guidarci con tanto amore e pazienza, facendoci vivere ogni volta esperienze sempre nuove e fuori dal comune. Ecco qui il nostro diario di viaggio, buona lettura.