Eszter

Il mio percorso nella Scuola. Vi siete mai sentiti così lontani da un’immagine di voi stessi nel passato da pensare di aver vissuto tante altre vite nel corso di quest’esistenza? Oppure di guardarvi con gli occhi del passato e di pensare: “Ma questo sono io?”. O ancora di vedere la vostra immagine in un sogno e di non riconoscervi, solo per capire, al risveglio, che avete sognato una vostra forma di diversi anni fa con cui non vi identificate più?

A me capita di continuo, talmente è grande il divario tra ciò che ero prima di conoscere il Maestro e di entrare nella Scuola. Quando ripenso alla giovane donna che ero quando ho timidamente iniziato il corso di yoga tre anni fa, mi si riempie il cuore di tenerezza. Rivedo quella creatura fragile e sofferente che non faceva altro che fuggire e vorrei solo dirle: “Tra poco sarai a casa”. A casa nel mio corpo, che avevo ridotto uno straccio, a casa tra le persone della scuola che ho imparato a conoscere e ad amare, a casa nel mondo in cui la mia anima non ha più paura di esistere.

Ricordo all’inizio del mio percorso il terrore che avevo di cambiare, di affidarmi gradualmente alle mani amorevoli del Maestro, come un animale impaurito di fronte a colui che lo vuole nutrire, ma che ancora non riesce a fidarsi. Sapevo, infatti, che per stare meglio dovevo rinunciare ad una serie di abitudini con cui continuavo, ormai da anni, a farmi del male, abitudini che erano entrate nelle profondità del mio essere. Sapevo anche che da sola non ce l’avrei fatta, anzi, non ce la stavo facendo: avrei avuto bisogno di una determinazione, di un’autodisciplina che nemmeno mi sognavo. Cambiare se stessi, vedersi con lucidità, tirarsi fuori dalle cattive abitudini accompagnate quasi sempre da cattive compagnie è un’impresa titanica per la quale non avevo abbastanza forze, lo sapevo, ma avevo tantissime resistenze ad arrendermi a questa verità. Quel che non immaginavo era quanto amore, quanta pazienza e quante energie era disposto a donarmi il Maestro per aiutarmi; solo così, a poco a poco, sono riuscita ad iniziare a sciogliere la maschera della vecchia Eszter che stava soffocando. Gradualmente, strato dopo strato, veniva scalfita la patina grossolana e rozza del mio essere, col sostegno del Maestro da una parte e dall’altra attraverso il supporto di questo gruppo di autentiche persone di cuore.

Piano piano, andando avanti in questo cammino, ho smantellato una buona parte di quello che credevo di essere, e con essa anche un assunto che credevo verità, che mi portavo da tanto nel cuore. Cera dentro di me questa convinzione che l’uomo, per sua natura, dovesse soffrire. Inconsciamente, basavo su questo tutte le mie scelte, cercavo in ogni modo di scappare da questa sofferenza che sentivo essere più grande di me, che pensavo si generasse nel cuore di ogni uomo nel momento della nascita. Pensavo non ci fosse via d’uscita, solo piaceri che tamponavano in modo temporaneo questo dolore, che puntualmente riaffiorava con più ferocia di prima.

Invece lentamente, con cautela, ho iniziato a sentire dentro di me una verità che spesso il Maestro ci ricorda: “L’unica via di uscita è dentro se stessi”. La sofferenza che portavo dentro e che vedevo nello sguardo degli altri era reale; ma altrettanto reale è la possibilità di lasciarsi andare, di entrare nel fondo della propria anima, in un luogo che è oltre la sofferenza, oltre le voci di dolore e di aggressione, oltre le contorsioni puerili dell’ego. La strada che porta in quel luogo è tortuosa, ma è anche piena di gioia, meraviglia, pienezza d’essere, felicità pura e incondizionata. “Quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!” (Matteo 7,14)

Così, consapevole di questa verità, ogni giorno cerco di fare del mio meglio per avvicinarmi a questa realtà che è Dio. Vedo i miei errori, le mie mancanze, il male che faccio agli altri non volendo. Mi vedo tutte le volte che scelgo di ripetere errori che credevo passati. Vedo quanto è ancora lunga la strada che devo percorrere. Eppure, so di avere la grazia di trovarmi nel posto giusto.

Eszter