Sri Ramana Maharshi

Sri Ramana Maharshi nacque il 30 Dicembre 1879. In quel giorno ricorreva la festività in onore di Shiva Nataraja (Shiva danzante), il suo nome natale era Venkataraman.. All’età di 17 anni, con un’esperienza eccezionale, conseguì l’illuminazione; fece l’esperienza della morte fisica rimanendo pienamente consapevole e cosciente. Ecco come lui stesso descrive tale esperienza: “È stato improvviso, sedevo solo in una stanza al primo piano della casa di mio zio. Raramente avevo avuto qualche malattia e quel giorno non vi era nulla di strano nella mia salute, ma di colpo sono stato colto da una violenta paura della morte.

Niente poteva motivare questa paura, ho sentito solo “sto per morire” e ho pensato cosa posso fare? Non ho chiesto aiuto, era un problema che dovevo risolvere da solo, lì e subito. Lo shock della paura della morte fece rivolgere la mia mente all’interno, mi dissi: È giunta la morte, che significa? Che cosa sta morendo? Questo corpo muore! Rappresentai la mia morte come in una recita, lì steso, immobile, con le membra come fossero già irrigidite dal rigor mortis, imitai un cadavere. Bene, mi dissi, questo corpo è morto, sarà portato al campo crematorio e bruciato, ma con la morte di questo corpo sarò io morto? Il corpo è me? Esso è silenzioso e immobile, ma io sento tutta la forza della mia personalità e dell’io dentro di me separata da esso. Dunque, io sono lo Spirito che trascende il corpo. Il corpo muore, ma lo Spirito che lo trascende non può essere toccato dalla morte. Questo significa che io sono lo Spirito immortale. Questo non era un pensiero scialbo, ma balenò intensamente in me come una verità viva, ineluttabile che percepivo direttamente e costantemente”.

In seguito a questa trasformazione, lasciò tutto, famiglia, amici, ricchezze e fu irresistibilmente attratto verso la montagna sacra di Arunachala, nell’India del Sud, considerata la dimora di Shiva.

Non si mosse più da lì e, nel corso degli anni alcuni discepoli formarono un ashram intorno a lui.

 GLI INSEGNAMENTI DEL MAESTRO.

Ramana Maharshi fece dapprima l’esperienza della Realtà Suprema e poi la espose, in genere con il silenzio e solo qualche volta con le parole. Insegnava la forma più pura di Advaita Vedanta (la via della non dualità) attraverso la semplice disciplina della ricerca del “Sé”.

Ramana Maharshi dice: “Il primo e il più importante di tutti i pensieri, il pensiero originario nella mente di ogni uomo è il pensiero “Io”. Solo dopo che nella mente è sorto il primo pronome personale, “Io” può sorgere il secondo pronome personale, “tu”. Seguite mentalmente il filo dell”Io” fino a raggiungere la sua sorgente, scoprirete che così come l”Io” è il primo pensiero a sorgere, l”Io” è anche l’ultimo pensiero a scomparire. Quando svanisce l’ultimo pensiero “Io”, apparirà la coscienza immortale e si desterà il vero “Sé”. Il senso dell”Io” riguarda la persona, il corpo, la mente. Quando un uomo conosce il suo vero “Sé”, per la prima volta, dalle profondità del suo essere, sorge un qualcos’altro che si impossessa di lui. Quel qualcosa che sta dietro la mente è divino, eterno, infinito. Alcuni lo chiamano Regno dei Cieli, altri anima, Nirvana, Liberazione, potete dargli il nome che volete. Quando accade, in realtà l’uomo non ha perso se stesso, ma ha trovato se stesso. Fino a quando l’uomo non intraprenderà la ricerca del vero “Sé” il dubbio e l’incertezza seguiranno i suoi passi nella vita. A che serve sapere ogni altra cosa quando ancora non sai chi sei? Gli uomini evitano la ricerca del vero “Sé”, ma cos’altro è mai degno di essere vissuto?

Relativamente a questa ricerca, Ramana Maharshi consiglia una sadhana; è della massima importanza realizzare una sadhana, uno sforzo verso la luce, perché la realizzazione si ottiene solo dopo un lungo sforzo. Questa sadana, questo sforzo, è l’unico mezzo infallibile, il solo diretto per realizzare l’essere incondizionato e assoluto che in realtà già siamo; perché nel momento in cui l’ego-sé cerca di conoscere se stesso, inizia un processo di trasmutazione, ossia comincia ad identificarsi sempre meno con il corpo in cui è immerso, e sempre più con la coscienza del “Sé”. La sadhana che Ramana Maharshi ci consiglia è quella di adoperarci per il controllo della mente. Gli indiani dicono che la mente è come una scimmia che salta in ogni dove, ma la mente di un saggio è focalizzata, dobbiamo essere noi i padroni della nostra mente e non viceversa, la mente che vaga a briglia sciolta è di fatto una patologia. Un metodo che Ramana Maharshi ritiene indicato per raggiungere questo stato di mente focalizzata consiste nel controllo della respirazione. Dopo avere conseguito il controllo della mente, non ci si deve accontentare delle esperienze che potrebbero derivarne, ma occorre guidare la mente controllata a porsi la domanda fondamentale: “CHI SONO IO?”, finché la mente non si fonde nel “Sé” infinito, assoluto, immortale, Atman.

Proclamerò in verità, la quintessenza della comprovata conclusione di tutti i testi vedantici: quando l’ego muore e l’ ”Io” diviene Quello (Brahman), rimane soltanto l’ “Io” che ha la natura della Coscienza Assoluta. Questo devi conoscere.” (Ulladu Narpadu, sutra 40, di Bhagavan Sri Ramana Maharshi).

Sri Ramana Maharshi è entrato nel Mahasamadhi il giorno 14 Aprile 1950.

Maestro