Immaginiamo di poter fare un viaggio, un viaggio incredibile dentro noi stessi, in cui ogni vissuto, ogni esperienza, ogni risonanza all’interno del nostro essere sia improvvisamente visibile davanti ai nostri occhi. Entriamo sempre più in profondità attraversando alcune esperienze passate, sentiamo quanto queste possano essere inspiegabilmente intense, profonde, fino a scuoterci dalla testa ai piedi. Percepiamo la delicatezza e la sensibilità estrema del nostro animo più profondo, allo stesso tempo la meraviglia e l’unicità del nostro cuore misterioso nel suo semplice essere, ma anche le grandi sofferenze, i dubbi, la confusione, la paura a cui siamo soggetti o che abbiamo attraversato.
Per come percepisco il Karma Yoga, esso è molto legato a questo tipo di vissuto. Per la nostra mente è molto più facile rendere la realtà piatta e matematica, semplice, fatta di “problemi da risolvere, giusto e sbagliato”, dove vengono rese “oggetti” anche le persone, in modo da poterle capire e gestire. Ma innanzi alle realtà interiori che si rivelano attraverso l’osservazione e la conoscenza di sé, tutto questo perde il suo dominio assoluto, e il nostro ego tronfio e convinto non può che spezzarsi.
Ritorniamo al viaggio che stavamo descrivendo e immaginiamoci di imbatterci ora in un campo meraviglioso, forse pieno di fiori, sacro, dove il tempo è sospeso e la commozione permea l’aria, tutto è incantato. Sentiamo quanto questo luogo sia unico e prezioso, molto più dell’oro, o di qualsiasi opinione rispettabile, molto più di ogni cosa che abbiamo mai incontrato. L’abbiamo trovato nel fondo di noi stessi, ma non è nostro… è un dono. Entrando nel linguaggio dell’anima iniziamo ad intuire che il cuore di ognuno è benedetto come quel campo, e che questa esperienza è un dono di Dio. Sentiamo come attraverso questo dono ci ha completamente avvolti nel suo amore, nella sua totale compassione, nel suo fuoco sconvolgente… e la vita per come la mente dell’ego ci ha fatto conoscere è soltanto un grande equivoco. Quando in noi questa consapevolezza diventa quasi allarmante, e ci incendia il cuore, vorremmo che tutti si rendessero conto di questo equivoco.
Karma Yoga non significa soddisfare i desideri degli altri in modo cieco, ma è l’attitudine di chi vuole a tutti costi vivere nel mondo e attraverso gli altri quella dimensione benedetta. Ogni persona risuona con quel campo incantato, ne è parte, ne è inconsapevolmente figlio. Il karma yogi desidera dare tutto agli altri per amore di Dio e, attraverso orecchie trasfiguranti, ne sente l’anima e vorrebbe glorificarla, anche e soprattutto nei momenti in cui chi gli è di fronte sta manifestando le sue parti più infime. Infatti, tanto è più profondo il viaggio che il karma yogi ha intrapreso nella conoscenza di sé e tanto più aspre sono le battaglie che affronta, altrettanto profonde e grandi saranno la compassione e la comprensione verso le sofferenze altrui.
Il Karma Yoga è lo Yoga dell’azione disinteressata, e questa è la definizione che noi esseri umani abbiamo bisogno di dargli, per avere più o meno un’idea di quello che può significare. Ma il Karma Yoga è solo la luce nell’azione che è un tutt’uno con l’armonia di Dio, ed è disinteressata perché è aderente a Dio e a nient’altro, è semplicemente una costante celebrazione attraverso il nostro agire, verso tutto e tutti.
Nella nostra vita mantenere questa attitudine e soprattutto questo contatto è estremamente difficile. Molte volte ci ritroviamo in preda ad istinti molto bassi, anche per periodi che sembrano non finire mai, dove il contatto con quella dimensione di luce è ai nostri sensi completamente spezzato, brancoliamo nel buio. Questi sono i momenti più difficili, ma per certi aspetti forse i più importanti, perché ci mettono alla prova… una sorta di prova di fedeltà attraverso la quale ci stiamo purificando da tutte quelle parti di noi che si oppongono all’abbandono, all’apertura, si oppongono a tutto, perché sono fatte di contrazioni e di sofferenza in sé. Le luci e le ombre si susseguono in un turbinio nel quale è difficile mantenere la lucidità, e le emozioni forti possono gradualmente oscurare sempre di più il ricordo di quella dimensione sacra. Non saprei cosa consigliare in queste situazioni, poiché ognuno deve confrontarsi con il vento del proprio karma, se non avere tanta fede e pazienza, e con la speranza che un giorno, dopo tante tempeste, ci ritroveremo su una spiaggia ai confini della vita, nudi come bambini e pronti ad offrire, con tutta la gioia del mondo, una piccola conchiglia trovata tra la sabbia ad un nostro fratello o ad una nostra sorella. “Ben oltre le idee di giusto e di sbagliato c’è un campo…. ti aspetterò laggiù…” Rumi.
Adriana