Camminavo sul marciapiede verso il centro di Offida e mi son sentita chiamare «Ciao Maestra!» Ho risposto «Ciao Gina» ma a stento l’ho riconosciuta perché aveva i capelli brizzolati. Sono stata contenta di averla riconosciuta, mi ha detto che aveva 62 anni.
Ne è passata di strada, quasi 50 da quando ci eravamo lasciate! Poi il pensiero è andato a ritroso; nel 1957, quando avevo quattordici-quindici anni, ancora bambina (sì perché a questa età si è bambini e non adolescenti) con i calzini di cotone, corti, bianchi, che andavamo con il pullman ad Ascoli, alle “Magistrali”. Eravamo solo due femmine nei primi anni, gli altri tutti maschi; io e una mia coetanea, anche sin dalle medie. Ricordo che ci mettevamo sempre in prima fila, nei sedili davanti e non davamo confidenza ai maschi, non c’era proprio dialogo; sempre con i libri aperti per ripassare… e via, arrivate ad Ascoli, subito dirette a scuola!!
Nel Luglio del 1961 mi sono diplomata; devo dire, grazie a mio fratello che ha insistito perché continuassi; nel corso dei primi anni volevo ritirarmi, non mi trovavo bene! Poi i dopo-scuola, la scuola sussidiata, specie quella di Ribbio (Castignano). Era una casa colonica, giù, giù in fondo ai calanchi. Che corsa per i campi (non guidavo) e la collega mi lasciava sull’asfalto, in alto. La corsa con dietro, a volte, cani che mi inseguivano!!! Oggi ho sì paura dei cani, ma quanta paura ho rimesso!!! E quel montone che era salito su per le scale e batteva furioso, con le corna, contro la porta dell’aula (chiamiamola così)!
Poi l’assunzione in ruolo a Rota, nel Sant’Elpidiese, poi a Casette d’Ete, ed avevo i bambini, i miei figli, piccoli. Mamma mia quanto lavoro! Non è che abbia scelto di fare l’insegnante: a quell’epoca le magistrali erano, per noi femmine, l’unico indirizzo! Una volta entrata però a far parte di questa categoria ho detto a me stessa: gli alunni non devono “penare” a scuola come è avvenuto per me: non è possibile che la scuola sia così brutta e noiosa come era apparsa a me e il mio obiettivo principale fu quello di insegnare le nozioni ma attraverso il gioco, la logica, la riflessione; alla memorizzazione dovevo arrivarci ma insieme ai bambini, ragionando. Solo così l’apprendimento poteva dirsi positivo e gli obiettivi raggiunti da tutti, anche dall’alunno meno capace. A fine anno, in prima, non si contava con le ditina per il calcolo orale dentro il 20, si dovevano muovere con la mente!
Per questo, quando il mio nipotino, l’altra estate, mi ha fatto vedere che contava con le dita, mi sono messa veramente a piangere, ho sofferto tanto! La scuola non è fatta di schede e verifiche a iosa, la scuola è ricerca, creatività, scoperta; anche giocare a carte, a scopa, pur di arrivare allo scopo. Non abolire il calcolo orale, la ginnastica, l’analisi logica, ma cambiare il metodo per arrivare alle regole. A tal fine ricordo quando con il pullmino della scuola contavamo in dam, hm, o km per imparare il sistema metricodecimale. E quanti libri ho letto agli alunni, a scuola, pur di invogliarli alla lettura!! E quando incontro i ragazzi che mi salutano e me lo ricordano ne vado fiera. Forse ho letto più agli alunni che ai miei figli!! E il loro “grazie Maestra” beh, sì, mi inorgoglisce! E insieme intenerisce!!
Ora sono undici anni che frequento la scuola di Yoga del Maestro Roberto. Sì, la pratica dello yoga favorisce il successo in tutte le direzioni: il corpo e la psiche si mantengono sani, forti e pieni di energia. Il dominio della mente e del corpo mi avrebbe molto aiutato, secondo me, a scuola; forse avrei potuto sperimentare, insieme ai miei alunni, alcune strade che portassero a calmare i più agitati e, per me stessa, a far scivolare di più le situazioni che nel lavoro di equipe a volte sono state spigolose.
Il Maestro spesso mi dice che sono cambiata tanto da quando sono entrata nella scuola; certo non c’è un esame a fine anno; per me conta la sua parola; opera con calma e naturalezza rispettando, come fa il buon maestro, le esigenze di ciascuna di noi. A livello spirituale, a volte, sembra un po’ troppo alto l’obiettivo, ma poco per volta, qualcosa rimane e si può metterlo in pratica. Per me è l’unica porta aperta che mi induce a riflettere e valutare il cammino che ci porta verso l’alto, per raggiungere colui che è l’UNO. Grazie Maestro, mi son ritrovata ad allenare mente e corpo, così, con naturalezza, senza traumi o stati d’ansia… e vi pare poco!!
Margherita