Nel percorso spirituale la capacità di essere positivi è un aspetto di grandissima importanza. La positività è come un sole che porta un raggio di speranza, di gioia, di pace e tranquillità anche durante aspre battaglie e momenti a volte molto difficili. Essere positivi è una caratteristica spirituale, in quanto, attraverso la risonanza molto elevata che si manifesta, toglie forza a quelle tendenze demoniache di bassa frequenza che vorrebbero farci arenare, nutrendosi dei nostri pensieri negativi, dell’energia rilasciata da quelle pesanti, martellanti e spesso irreali supposizioni che ingombrano la nostra mente.
Ci sono persone che sono più inclini ad avere un’attitudine positiva, che per loro natura hanno un carattere più predisposto alla leggerezza, magari con molta energia soprattutto di polarità yang. Queste persone, sebbene abbiano la grande qualità di avere una positività innata, devono però fare molta attenzione ad altri aspetti, quali l’inconsapevolezza, la tendenza a “farsi bastare” lo stato in cui vivono, a rimanere in superficie ignorando i lati più bui e profondi del proprio essere e dell’esistenza.
Agli occhi di chi ha assaporato cosa significa entrare in contatto con il proprio essere e la dolcezza sublime di tale esperienza, parrebbe un inferno rimanere in quello stato di distratta positività e di quieto vivere in cui per l’anima non c’è più godimento, poiché soffocata da una mente rumorosa, tutta presa da sensazioni fugaci. Una positività trasfigurante è invece come un raggio che è passato attraverso i luoghi più nascosti della nostra intimità e porta con sé il ricordo di un’oscurità divenuta luce, divenuta gioia, leggerezza e bellezza, e che quindi per sua natura riempie di forza e di speranza. Questo tipo di positività così spirituale trasmette un senso misterioso di integrità, una promessa nascosta che sa di Dio. Per risonanza, attorno a questo tipo di energia manifestata, è come se le anime gioissero e saltassero come bambini, proprio perché, attraverso un linguaggio sottile, esse capiscono cosa sta succedendo ed è come se riprendessero a respirare.
Come si può diventare noi stessi largitori di tale vissuto? Penso che ci sia un’alchimia di fattori che porta a ciò. Tra questi ritengo che siano fondamentali la fede e la capacità di mantenere una buona energia yang. Avere fede, ci porta a vivere ogni situazione, ogni condizione che stiamo vivendo come se fosse quella veramente più giusta per noi, anche se il come e il perché sono un mistero. Atteverso le fede noi ci abbandoniamo, senza voler comprendere prima, ma solo affidandoci come bambini. Se da un lato questa attitudine può essere molto difficile, perché non controllare può amplificare la sofferenza personale, dall’altro ci libera infinitamente dalla gabbia dell’ego che è il primo sabotatore di ogni forma di gioia sincera e di positività. Tanto più la nostra volontà aderisce a quella di Dio, che si manifesta in ogni situazione della nostra vita, tanto più perderanno forza i pensieri pesanti e negativi, e la positività sorgerà spontanea, perché come bambini diveniamo puri e pieni di fiducia, anche e soprattutto dinnanzi all’incomprensibile.
Un eccesso di energia yin si oppone all’attitudine appena descritta, in quanto ci porta facilmente a chiuderci in noi stessi, a svilirci, a rimanere impantanati in speculazioni mentali. Non vogliamo qui affermare che l’energia yang sia meglio di quella yin, tutt’altro: vogliamo dire che entrambe risplendono al massimo quando tra di esse si crea il giusto equilibrio e una complementarietà armoniosa. La presenza dell’una permette all’altra di risplendere e viceversa. Una buona energia yin ci riempie di dolcezza, di comprensione, della capacità di sentire gli altri e di notare dettagli e sfumature profonde. L’energia yang può invece renderci più semplici, dandoci un senso di grande forza direzionata, di stabilità, focalizzazione, infondendoci coraggio e solarità. L’energia yang, se pensa di bastare a se stessa, diventa arida, sola, e la sua grande energia attiva sarà spesa senza scopo. Dall’altra parte l’energia yin, chiusa in se stessa, perderebbe il filo di luce che unisce e tiene insieme l’infinità delle sue percezioni, sprofondando in un caos depressivo oscuro. Possiamo dire che l’energia yang sorge per far risplendere la yin: per essere positivi, quindi, dobbiamo far sorgere l’energia yang che è in noi, la quale farà risplendere le vere qualità dell’energia yin, che abbandonata a se stessa ci stava conducendo verso convinzioni errate. Con una buona energia yang torneremo quindi a manifestare in modo molto più libero, sincero e raffinato, le qualità uniche e meravigliose della nostra parte più sensibile e femminile. Nel cuore di chi elargisce positività, per quanto sia una caratteristica che tende verso la polarità solare-maschile, troveremo sicuramente questa intensa ed espansa sinergia.
Penso che ci sia anche un terzo tipo di situazione che ci porta a manifestare positività in senso elevato, ma forse questa è comprensibile da pochi. Si potrebbe spiegare con la frase “la gioia di manifestare positività agli altri quando si è in uno stato di sofferenza e di difficoltà personale”. Credo che questa frase sia comprensibile da pochi, perché presuppone di aver scoperto in se stessi la dolcezza del sacrificio, cioè quella grazia che si riversa su di noi quando stiamo facendo qualcosa veramente non per noi stessi, non per un fine personale, ma davvero per gli altri. Quando questa attitudine è veramente sentita crea come uno spacco sul cuore attraverso cui entra la grazia, perché proprio il fatto di aver lasciato andare la brama di salvaguardare noi stessi fa perdere tantissima presa all’ego e il suo ascendente su noi improvvisamente si minimizza, lasciando spazio alla Grazia. Questa condizione è da distinguersi però dalla “maschera” della positività, ovvero dall’atto di simulare un modo di fare positivo per non mostrare i propri stati interiori negativi. Infatti, in quest’ultimo caso, la spinta è sempre egoica e dettata dal desiderio di mostrarsi in un certo modo, di voler apparire agli altri in una certa maniera, per ottenere qualcosa di personale, come ad esempio degli apprezzamenti oppure proteggersi da intromissioni. Questi sono tutti comportamenti molto comprensibili e comuni a tutti noi, ma non elevanti come nel senso sopraddetto. In ogni caso, ciò che fa davvero la differenza e che dà vera nobiltà all’atto è l’attitudine con cui ci poniamo. Anche se siamo pieni di insicurezze, di difficoltà, di tendenze egoiche che ci dominano, non importa. Tutto questo è secondario, perché non siamo noi il punto, ma il desiderio di offrirci, di fare del nostro meglio… e perseverando nel tempo ci vedremo cambiati e naturalmente sempre più adatti a farci canali di quella setssa Grazia. La nostra positività passerà da essere una nobile attitudine fino a diventare una fonte di luce e amore per tutti. E più è forte il desiderio di darsi davvero agli altri, più questo divorerà spontaneamente ogni impurità del nostro ego, portandoci rapidamente ad un cambiamento meraviglioso e straordinario.
Ognuno nella propria vita ha tante difficoltà a vari livelli e il mondo in cui viviamo ci mette altamente alla prova, sopraffacendoci facilmente. Chi ha una coscienza spirituale si può rendere conto che essere positivi non è solo “una bella qualità”, ma è una grande responsabilità, un servizio che facciamo verso tutti e verso noi stessi che richiede tutto il nostro impegno… e un cuore mantenuto sincero e puro. La positività è una qualità anche collettiva, in quanto si crea insieme, aiutandosi e sostenendosi nei momenti di difficoltà che ognuno di noi attraversa, ricordandoci a vicenda quanto è dolce e impareggiabile l’amore che di fondo ci sostiene in ogni momento.
Adriana