Tutto ciò che percepisco è il frutto di una proiezione del mio ego sul mondo esterno, vivendo di conseguenza sempre le stesse emozioni (delusione, insicurezza, spensieratezza, allegria, rabbia ecc.), e che sfociano inevitabilmente sempre nella stessa sofferenza. Anche la mia felicità è condizionata da questo, alla fine si tramuta sempre in sofferenza. Tutto questo è il condizionamento fondamentale che non mi è più possibile portare avanti. Mi priva della vera gioia e del vero amore, che è ciò che mi appartiene veramente. Con questo non voglio annullare il mio dolore, bensì il contrario, sentirlo e trasformarlo, capire da dove arriva, entrare dentro di me e fidarmi della guarigione attraverso l’auto-osservazione, senza scuse o compensazioni esterne, accompagnato dal sentimento profondo che da questa fiducia fiorirà la vera pace di Dio e l’amore incondizionato. Questa è la fine della sofferenza, a partire dal rapporto con gli altri, perché il condizionamento più grande è proprio quello.
Personalmente ho sempre vissuto le relazioni (di qualsiasi genere) in uno stato di co-dipendenza senza accorgermi del condizionamento che subivo e che indirettamente imponevo all’altro. Soltanto però accettando il dolore della separazione e lavorando su me stesso, ho potuto comprendere le mie debolezze e quanta fiducia in me stesso avevo perso. Quando la vita mi ha messo davanti alla scelta inevitabile di accettare la separazione, non ho potuto fare altro che abbandonarmi. Dentro di me sapevo che era la cosa giusta, ma la paura mi impediva di accettarlo. Perciò la mia mente ha cominciato a farsi delle idee per modificare la situazione e convincermi a reagire con la sofferenza e la rabbia. Ma tutto ciò per una persona che è consapevole è vano e pericoloso, perché non fa altro che generare conflitti. In conclusione, mi faceva soltanto sentire peggio. È a quel punto che dal dolore ha cominciato a farsi spazio la comprensione e l’abbandono. La forza e la pace che scaturisce da questa scelta è indescrivibile. Ci vuole del tempo, ma gradualmente nasce in noi una nuova forza, una fiducia mai provata prima e una liberazione grandissima; non dagli altri, ma dal nostro attaccamento.
Così la vita comincia a fluire. Finalmente posso esprimere l’amore e la gioia per gli altri, vivermi i rapporti senza percepire il sottofondo di quel lieve ma costante senso di amarezza e delusione, che ci priva della leggerezza del nostro essere. Quello che la maggior parte delle persone chiama amore è sempre un compromesso che racchiude diverse emozioni, a volte molto lontane da ciò che è il vero amore. Quello che intendo è che il nostro sentimento è sempre condizionato da qualcos’altro, non è mai radioso e totale, ma è sempre dipendente dal nostro umore, che cambia a secondo delle circostanze esterne e da come si comportano gli altri.
Normalmente la nostra felicità dipende soltanto dal modo in cui essa ci viene ricambiata, se qualcun altro è felice esclusivamente grazie a noi, ciò ci rende molto contenti e ci fa sentire molto importanti, se invece questo qualcun altro è felice a prescindere da noi, in alcuni casi possiamo provare emozioni diverse lontane dall’amore. Questo vuol dire che ci aspettiamo che l’altro ci sollevi dalle nostre tribolazioni. È un’aspettativa che rende il nostro rapporto limitato e cosa ancora più importante ci impedisce di andare in profondità dentro noi stessi, perché così le nostre relazioni hanno la sola funzione di farci stare bene. Quando invece non ci fanno più stare bene, generalmente incolpiamo il nostro compagno per il dolore che proviamo. Siamo talmente attaccati alla nostra relazione di co-dipendanza da non renderci conto che questo dolore è il nostro stesso comportamento a manifestarlo. Quindi non bisogna reprimerlo, al contrario, dobbiamo imparare a sentirlo, perché solo attraverso questo dolore entriamo in intimità con noi stessi, risvegliando le nostre paure in modo consapevole, senza subirle in maniera emotiva e incontrollata.
Da questo nasce la comprensione dell’amore totale, senza limitarlo ai nostri interessi, libero dalle nostre paure e dai nostri attaccamenti. Senza invidia, gelosia o rabbia, e tutte quelle emozioni che non hanno niente a che fare con l’amore. Come possiamo dire di amare e allo stesso tempo provare rancore? Il vero amore non può essere mischiato alla gelosia o all’invidia, perché è qualcosa che va oltre il nostro senso di io, di identità a cui siamo attaccati, di cui invece fa parte la rabbia, per esempio.
Quando in noi c’è veramente amore, siamo come dei testimoni di questo amore che ci circonda. È in ogni cosa, non in una persona sola. Non è più un amore identificato con qualcos’altro, quindi mutabile, ma risiede nella nostra profondità e ciò lo rende immutabile. È una percezione totale che ci fa sentire collegati al tutto e non separati come accade normalmente. Quando ciò avviene si sprigiona in noi un senso di fiducia e di amore enorme, che proviene dal contatto sottile e profondo con la nostra anima.
Tutto ciò è difficile da comprendere a meno che non si realizza che tutto, ma proprio tutto, (sopratutto se ci fa sentire bene!!!!), prima o poi si tramuta in sofferenza se non siamo liberi dai nostri attaccamenti. Se non abbiamo superato la gelosia, l’invidia e siamo rimasti abbastanza a lungo di fronte alla nostra paura senza scappare. Questa è la più profonda verità, che ha il potere di trasformarci per sempre, scegliendo di essere persone libere e vere, irradiati solo di pace e amore, senza i compromessi del nostro ego.
Paolo