Lo Spirito amorevole del Natale (V)

ASPETTANDO NATALE…. Si avvicina Natale e la mia mente incomincia a vagare tra i ricordi, ne sono già passati ben 73…. è indimenticabile quello a casa della nonna, avevo 4 o 5 anni ed eravamo tutti seduti in cerchio, in mezzo a noi la “conca”, una grossa bacinella con dentro del carbone che ardeva e ci riscaldava (vivevamo ancora in Sicilia e nelle case non c’era il riscaldamento).

Alle nostre spalle la credenza dove troneggiavano le statuine della Madonna, di San Giuseppe, in mezzo a loro il Bambinello Gesù e infine il bue e l’asinello, null’altro. Aspettavamo che arrivasse la mezzanotte…. la nonna però aveva già posizionato da tempo il Bambinello e raccontava ai più piccoli le sofferenze vissute in quella serata dalla Madonna e da San Giuseppe, di quanto avessero penato per trovare un luogo dove riposare, specialmente per la Madonna che aspettava un bambino. Ci diceva che quel Bambino sarebbe venuto al mondo per aiutare tutti noi e che quindi dovevamo volergli bene come a un fratellino e promettere di essere buoni come Lui. Io e i cuginetti seguivamo attenti la storia e probabilmente non ci rendevamo conto dell’importanza di quella nascita, ma quando arrivava la mezzanotte e la nonna diceva che era nato, accoglievamo la notizia battendo le mani felici. Non sapevamo dell’esistenza di Babbo Natale, non avevamo l’abete addobbato e i regali che ricevevamo erano soprattutto dei dolci che venivano fatti in casa, ma eravamo contenti di poter giocare tutti insieme, ricordo che lo facevamo con delle nocciole che si mettevano per terra e vinceva chi riusciva a spingerle oltre una riga facendo schioccare le dita.… decisamente altri tempi…. come quando il giorno di Natale si metteva sotto il piatto della mamma la letterina dove promettevamo che saremmo stati sempre buoni.

Poi un’altra Vigilia, (erano passati parecchi anni e oramai vivevo a Milano); mi trovavo con una mia sorella e alcune amiche e percorrevamo un vialone alberato pedonale, che conduceva ad un’Abbazia appena fuori Milano.… nevicava copiosamente, i rami degli alberi cominciavano a ricoprirsi di neve. Avevamo deciso di recarci là per la Messa di mezzanotte, ma era ancora presto e per strada c’eravamo solo noi, gli alberi e un silenzio assoluto. Ancora adesso, a distanza di molti anni, porto dentro tutte le emozioni provate quella notte: la nascita di Gesù, l’abbondante nevicata, l’organo che suonava alla fine della S.Messa e noi che non riuscivamo a parlare sulla strada del ritorno, immerse in quella magica atmosfera che si era creata.

Il primo Natale da mamma quando Stefania aveva meno di due anni e non riusciva a dire Gesù, lo chiamava Giugiù. Mi facevo aiutare da lei a fare il presepe e quando vedeva la culla vuota voleva mettere dentro una pecorella. Le spiegavo allora che avremmo messo dopo Giugiù, perchè ancora doveva arrivare e le raccontavo, come aveva fatto mia nonna, che doveva ancora nascere e che la sua mamma e il suo papà stavano arrivando su un asinello.… e tante, tante altre Vigilie, però, ripensandoci bene, mi accorgo solo ora che mi è sempre mancata la percezione interiore della solennità di questa nascita, l’ho sempre vissuta in modo superficiale, pensando, ahimè, più ai regali da acquistare e al pranzo del giorno successivo…. ora mi sto accorgendo che il percorso che ho iniziato frequentando la Scuola di Yoga Satyasvara, mi sta facendo maturare anche in questo senso.… ed era ora che lo facessi!

Immacolata

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