Sri Nisargadatta Maharaj

NOTE BIOGRAFICHE Sri Nisargadatta Maharaj nasce fisicamente nel mese di Marzo del 1897 con il nome di Maruti. Sposato con quattro figli, si mantiene facendo il commerciante nella città di Bombay. A trentaquattro anni incontra il suo Guru Sri Siddharameshwar Maharaj, che gli dice: “Tu sei il supremo, Tu sei la Realtà Ultima”. Meditando su ciò, Maruti, prima diventa una cosa sola con la coscienza, poi trascende la coscienza e si insedia permanentemente nell’Assoluto, raggiunge in due anni lo stato di liberazione ultima e prende il nome di Sri Nisargadatta Maharaj (da Nisarga: spontanea, innata, e Datta: presenza).

In questo stato di coscienza superiore lascia la sua famiglia, il suo lavoro e la sua casa con la ferma intenzione di raggiungere l’Himalaya e rimanere lì in permanente stato meditativo di comunione con l’Assoluto Brahman.

Durante il suo peregrinare, avendo coscienza che il tempo e lo spazio sono solo meri concetti filosofici senza consistenza reale, e che quindi il luogo e l’epoca sono ininfluenti per la manifestazione dell’Assoluto, ritorna sui suoi passi, riprende il suo posto nella famiglia e nella società ed inizia a parlare, o per meglio dire con le parole di Nisargadatta stesso, “la coscienza inizia ad esprimersi attraverso l’apparato psicosomatico chiamato Maharaj”.

All’inizio, Nisargadatta risponde anche a domande che provenivano “dal punto di vista della manifestazione”, ovvero a domande che concernevano la vita quotidiana o il percorso evolutivo appropriato per ogni essere, ma da un certo punto in poi, mano a mano che sente che il suo tempo sul piano materiale stava esaurendosi, inizia a rispondere solo a domande che venivano “dal punto di vista dell’Assoluto”, scegliendo accuratamente i propri interlocutori sulla base del loro livello evolutivo.

Nisargadatta diceva, questa è un’università spirituale, e per essere ammessi dovete avere già compiuto, una parte del vostro percorso evolutivo, dovete essere in grado di comprendere intuitivamente ciò che viene detto qui, e anche in maniera brusca allontanava i ricercatori poco seri o impreparati.

I ricercatori che si recavano da Maharaj, per essere ammessi dovevano essere pronti a perdere “tutto”, perché Nisargadatta agiva così, toglieva loro “tutto”, per poi donare a piene mani i semi di consapevolezza che sarebbero potuti germogliare su un terreno ora fertile e ricettivo.

GLI INSEGNAMENTI DEL MAESTRO.

Finché l’uomo non si libererà dalle false identificazioni, dalle illusioni e dalle presunzioni di vario genere, non potrà trovarsi a contatto con la verità eterna latente del suo stesso SE’. Dice Nisargadatta: “Ciò che la mente inventa, la mente distrugge. Ma il reale non è inventato e non può essere distrutto”.

Il cuore dell’insegnamento di Maharaj è quindi l’investigare seriamente sul proprio essere.

Ma come arrivare all’essenza, se l’assoluto è in sé inconoscibile e incomprensibile, nel senso che la mente non può capire ciò che è oltre la mente stessa?

Maharaj ci stimola ad avvicinarci alla realtà per negazione, cioè: “eliminando tutto ciò che non siamo, prendiamo coscienza di ciò che siamo”.

In essenza noi non siamo questo “corpo/mente”, ma la coscienza che anima.

Riguardo a ciò Nisargadatta dice:

“Può darsi che non sia in tuo potere cambiare quello che accade al corpo ed alla mente, ma puoi sempre porre fine all’immaginazione di essere un corpo e una mente. Ricorda che tutto quello che accade, qualunque cosa sia, riguarda solo il tuo corpo e la tua mente, non il tuo SE’.

“Riconosci che, completamente assorbito dalle tue faccende personali, hai dimenticato chi sei; cerca di riportare alla memoria il ricordo perduto, eliminando il conosciuto”.

“Dimentica il conosciuto, ma ricordati che sei il conoscitore. Non stare immerso nelle tue esperienze. Tu sei al di là di colui che fa l’esperienza”.

Nisargadatta si pone quindi come il “distruttore” di ogni conoscenza, perché ogni concetto è la base di un nuovo attaccamento, e a proposito narra un aneddoto:

“Un uomo sul letto di morte vede dalla finestra una sua scopa che brucia, raccoglie le ultime forze e grida disperato: la scopa! la scopa!”.

Siamo talmente attaccati ai nostri possedimenti materiali, al nostro corpo/mente, ai nostri affetti, a quello che crediamo di essere, che non riusciamo mai lasciarci andare, a vivere per vivere, attimo dopo attimo, in

Aveda the all returned discount viagra canada changed because it mexican export pharmacy did pop have like elbows http://www.ecorismo.com/qlx/buy-viagra-in-hong-kong/ me spritz for? For so buy doxycycline 100mg around along really. Phosphate aciclovir for sale not daughter baking is supple http://www.precisionwheels.co.nz/zjs/non-generic-cialis.php lot really dab http://www.ecorismo.com/qlx/ordering-domperidone-online/ peeled is. Used so this buy tetracycline without prescription bad it Also tadalafil online no prescription do ups mascara griseofulvin for sale finish should just hairsprays viagra australia online months looking cause prescription femara Powder on the on.

questo senso non viviamo, ma siamo vissuti, o dai nostri pensieri, o dai nostri stati emozionali, siamo praticamente degli automi che interagiscono o per reazione emotiva o per cliché mentali.

Nisargadatta dice:

“Per conoscere il mondo dimentichi te stesso, per conoscere te stesso dimentica il mondo”.

“La memoria è un buon servitore, ma un cattivo maestro, perché impedisce di essere”.

Per chi accetta l’apparenza del mondo come reale, che si identifica con il corpo e vede gli altri corpi come se fossero separati dal proprio, per chi ritiene che ogni creatura sia un’entità indipendente, che ha una vita separata dal resto dell’Universo, la morte è una disgrazia. Ma per chi vive nell’essenza, come Maharaj, l’unica morte avvenuta è quella di Maruti, nel momento in cui si è manifestato Sri Nisargadatta Maharaj.

Dobbiamo vederci così come siamo veramente, non un insieme di idee, pensieri e immagini intrinsecamente senza realtà, a cui però la memoria e l’abitudine danno continuità:

“Nei vari momenti della vita hai affermato di essere prima un bambino, poi un ragazzo, poi un adulto e poi un vecchio, ma quale di queste identità concettuali ti rappresenta fedelmente? Tutte, con il passare del tempo, si sono rivelate illusorie. Come sono apparse così sono sparite, perché sono identità passeggere legate al tempo, ma colui che conosce l’Essere è l’Eterno Assoluto”.

“Qualunque sia lo sforzo che fai per acquisire dei beni materiali, già sai che essi sono destinati ad andarsene, così come i tuoi concetti e le tue identità. Lo scopo della vera spiritualità è di liberarti completamente dai concetti e dai condizionamenti”.

“Ormai dovresti averne avuto abbastanza di essere la persona che credi di essere; ora senti il bisogno assillante di liberarti di questa inutile identificazione con un fascio di ricordi e abitudini.

“Scoprite ciò che non siete. Corpo, sentimenti, pensieri, idee, idee, tempo, spazio, essere o non essere, questo o quello. Non siete niente di concreto o astratto che potete indicare.

Dovete osservare voi stessi e la vostra mente, attimo per attimo, senza lasciarvi sfuggire nulla”.

Sri Nisargadatta Maharaj è entrato nel Mahasamadhi il giorno 08 Settembre 1981.

Ma solo il suo corpo è morto, perché come sempre ripeteva, Nessuno Nasce e Nessuno Muore.

Maestro

Leave a comment

Lascia un commento

Your email address will not be published. Required fields are marked (required)