La donna spirituale oggi

Oggi, più che in ogni altro periodo storico, si rende necessaria una nuova definizione del concetto di femminilità. Sebbene il termine “definizione” sia poco appropriato ad introdurre l’argomento che intendiamo approfondire oggi è quello che suggerisce meglio l’idea di un’esigenza che nasce dal profondo dell’essere dalla maggior parte delle donne. Ogni contesto storico è stato lo scenario di un processo evolutivo continuo che ha visto protagoniste le donne, sempre in prima linea, anche e soprattutto quando l’obiettivo primario di coloro che, direttamente o indirettamente, governavano i popoli era quello di sopprimere il loro slancio creativo e produttivo. Da un periodo fiorente, in cui le donne garantivano alle società matriarcali armonia e floridezza, in cui le arti e il contatto con la natura erano foriere di luce culturale e spirituale, si è passati ad un periodo di ottenebrante oppressione. I roghi hanno inghiottito voci e danze generando paura e negazione, ma non esiste potere distruttivo tanto grande da poter sopprimere l’eterno spirito degli esseri che hanno lottato e lottano per la loro libertà.

Ma cos’è la libertà, cosa realmente permette ad un essere umano di sentirsi libero, cosa rende un essere umano… libero. Il concetto di libertà, come pure il concetto di felicità o di amore, acquisisce un significato in riferimento all’ambito al quale esso viene applicato. Quando la libertà viene limitata? E che tipo di libertà può realmente essere negata? Senza dubbio la libertà fisica viene negata quando lo stato di diritto alla libertà viene compromesso dal mancato rispetto della Legge. Ma quand’anche un essere sia limitato fisicamente niente e nessuno possono limitare la sua mente e i suoi pensieri e sebbene la limitazione della libertà appartenga al dominio della Giustiza che determina il lecito e l’illecito, ovvero al rispetto delle regole che ordinano un modello di vita civilizzato, esiste una negazione della libertà che è molto più devastante e svilente… la negazione della libertà di opinione e di espressione. Il pregiudizio è il nemico più acerrimo della libertà di espressione e di opinione. Chiunque sia incline ad una dinamica di pensiero inquinata dal pregiudizio viola il diritto umano più essenziale… il diritto alla libertà. Ma torniamo al concetto di libertà che non va strumentalizzato per legittimare atteggiamenti innaturali e bizzarri perché se è vero che ognuno ha il diritto di dare una direzione al proprio destino nessuno ha il diritto di imporre le proprie scelte a scapito del rispetto di un ordine sociale che va rispettato e tutelato.

Se ogni individuo fosse pienamente cosciente non ci sarebbe bisogno di regole, di leggi e di restrizioni. Essere coscienti vuol dire aver raggiunto uno stato di assoluta consapevolezza che permetta di fare sempre la scelta giusta al momento giusto nel completo rispetto di se stessi, del prossimo e dell’ambiente. Fin quando non si raggiunge questo stato sono necessarie le leggi, coloro che le fanno rispettare, e coloro che proponendo soluzioni intendono rendere migliore la vita di ogni individuo dando rilevanza ai valori specifici che ne definiscono la tendenza. Sono in tanti a dire la loro, pochi ad avere l’ultima parola pochissimi quelli che danno voce a chi non ne ha. E se è vero che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, la voce delle donne fino ad ora si è dovuta tingere di toni molto forti per non essere sovrastata, ma ora è arrivato il momento affinché essa possa esprimersi senza dover rinunciare alla propria natura che sebbene sia aggraziata e tendente all’armonia è dotata di una straordinaria forza e capacità di visione prospettiva che la rende senza dubbio capace di avere una visione di insieme che la induce, per sua stessa natura, a compiere delle scelte ponderate e profondamente giuste. Se una donna prima di schierarsi in un fronte o nell’altro, fosse ben radicata al senso di appartenenza che la colloca in una dimensione fatta di irriducibile forza e di saggezza, ovvero se fosse totalmente consapevole di se stessa e della propria responsabilità, qualunque posizione o schieramento ella sceglisse come ambito per agire, garantirebbe giustizia e salvaguardia dei diritti umani.

Molte donne hanno sacrificato il loro senso di appartenenza, e se per essere presenti e far sentire la propria voce, in passato è stata necessaria la negazione di uno o più aspetti di sé, questo non può mai essere considerato una totale vittoria bensì un passaggio necessario che doveva condurre all’individuazione di uno stato di diritto che riconosca alle donne il valore di una capacità di valutazione analitica, che garantisca una visione più ampia senza la quale ogni scelta risulterebbe falsata e incompleta. Ma c’è chi intende andare oltre, agendo in un ambito più ampio, che allarghi gli orizzonti umani fino alla visione di una prospettiva spirituale gloriosa particolarmente congeniale alla donna, sempre alla ricerca di un equilibrio che conduca alla perfetta armonia che ella conosce nel profondo del proprio essere e alla quale tende per sua natura. La donna è sognatrice e sebbene questo possa a volte determinare una percezione della realtà anche illusoria è ciò che crea in lei un indefinibile senso di insolita nostalgia che la fa tendere verso una realtà elevata della quale spesso non conosce l’origine ma ne percepisce la grandezza.