Lo sforzo spirituale nella cultura sciamanica tolteca
Questo si compie attraverso un ampio spettro di azioni, che possiamo raccogliere in quelli che vengono chiamati i quattro accordi.
Primo accordo: “Sii impeccabile con la parola. Parla con integrità. Dì solo quello che intendi dire. Evita di usare la parola per parlare contro te stesso e per sparlare degli altri. Usa il potere della parola in direzione della verità e dell’amore.” Per esempio, parlare con misura mentre coloro che ci sono intorno si agitano e parlano inutilmente ha molto più valore che tacere quando si è soli. Il controllo della parola è uno degli sforzi spirituali più importanti, perché è la base di ogni altra forma di autodisciplina e di elevazione della coscienza.
La parola ha una grande forza, usata con oculatezza ed amore eleva chi parla e chi ascolta, usata invece per colpire, i toltechi la considerano la forma più potente di magia nera, perché attraverso essa si può maledire, demonizzare, uccidere. C’è una citazione che esemplifica bene questo concetto: “attraverso il pettegolezzo e la calunnia si uccide tre volte…. chi dice…. chi ascolta…. chi li subisce.” Quindi collegato al concetto di controllo della parola va sempre, di pari passo, quello di evitare ogni forma di giudizio, anche perché non è mai possibile giudicare con equanimità. Gli Indiani d’America dicono in questo senso: “non giudicare mai qualcun’altro, se prima, non hai percorso almeno quattro miglia, nei suoi mocassini….”
Secondo accordo: “Non prendere nulla in modo personale. Niente di ciò che fanno gli altri è a causa tua. Ciò che gli altri dicono e fanno è una protezione della loro realtà, del loro sogno. Se sei immune alle opinioni e alle azioni degli altri, non sarai più vittima di un’infinita sofferenza.” Anche qui lo sforzo spirituale è interiore, e si va a ledere uno degli aspetti più manifesti dell’ego. Tutti amiamo in un modo o nell’altro essere apprezzati, lodati, temuti o amati, riveriti o adulati, essere considerati belli ed intelligenti, insomma, degli esseri speciali…. Ma chi vuole questo? Alla nostra anima, alla nostra essenza, importa minimamente essere elogiata? Questa è solo vanagloria…. è il nostro l’ego che vuole questo…. E a cosa siamo capaci di rinunciare per questo? A veramente tanto, perché rinunciamo a noi stessi. Rinunciamo a noi stessi per un attimo di euforia in cambio di tanta sofferenza. Questo perché nel momento in cui ci riteniamo e in cui vogliamo essere ritenuti così importanti e meravigliosi, apriamo contemporaneamente la porta della sofferenza che segue a braccetto la vanagloria, quando questa non viene più alimentata. Diventiamo i prigionieri del sogno e delle proiezioni altrui. Quindi togliamoci di dosso questo velo d’illusoria importanza, e non potremo più essere feriti da nessun mancato riconoscimento, visto che non lo desideriamo più. Come dice Gesù: “gli ultimi…. saranno i primi….”
Terzo accordo: “Non supporre nulla. Trova il coraggio di fare domande e di esprimere ciò che vuoi realmente, anche se in molte situazioni questo può essere difficile. Comunica con gli altri con la maggiore chiarezza possibile, per evitare fraintendimenti, amarezze e drammi.” La mente di superficie, funziona per associazione e ha bisogno di chiarimenti e giustificazioni per sentirsi sicura. Questa mente vuole sempre una risposta, se non ha risposte suppone, ascolta qualcosa e suppone, vede qualcosa suppone e alla fine supponiamo su ogni sorta di cose. Le supposizioni sono oramai così rapide ed inconsce che ne siamo completamente succubi, nella quasi totalità dei casi sono irreali, ma producono estrema sofferenza. Iniziamo a chiedere su tutto, ascoltando le risposte senza dubitare, senza giudicare, senza aspettarci niente, cercando di essere schietti e limpidi. È sufficiente questo accordo per trasformare completamente la nostra vita.
Quarto accordo: “Fai sempre del tuo meglio. Il tuo meglio cambia di momento in momento, è diverso se sei malato o se sei in salute. In qualunque circostanza, fai semplicemente del tuo meglio ed eviterai il rimpianto e il giudizio su te stesso.” Questo accordo permette di radicare nel tempo gli altri tre; deve diventare un abitudine, per esempio, qualsiasi sia il nostro lavoro non facciamolo solo per i soldi, facciamolo sempre al meglio e tutto diventerà divertente e soddisfacente. Don Miguel Ruiz, dice: “Uno sciamano Tolteco è un Maestro dell’amore, un artista dello spirito, una persona che in ogni momento, in ogni secondo, crea l’arte più bella: l’arte del Sognare. La vita non è che un sogno. Se siamo artisti, possiamo creare la nostra vita con Amore, e il nostro sogno diventa un’opera d’arte.”
Carlos Castaneda parla invece di impeccabilità e di intento: “Un guerriero non può lasciare nulla al caso…. egli influisce in maniera determinante sugli eventi…. grazie alla forza della sua consapevolezza e del suo inflessibile intento….”
“Considerando tutto ciò che Don Juan mi insegnò del suo universo conoscitivo (dice Castaneda), arrivai alla conclusione, che l’elemento più importante del mondo sciamanico era il concetto di Intento. Per gli Sciamani dell’antico Messico, l’Intento è una forza che potevano visualizzare, quando vedevano l’energia, così come fluisce nell’universo. Lo definivano una forza pervasiva che interveniva in ogni aspetto del tempo e dello spazio, la spinta che sta alla base di tutto. Ma la cosa fondamentale per gli Sciamani era che l’Intento, invece che un’astrazione pura, era intimamente legato all’uomo. L’uomo è sempre in grado di manipolarlo. Compresero che il solo modo per influenzare tale forza risiedeva in un comportamento impeccabile, un’impresa in cui solo gli Sciamani maggiormente disciplinati potevano riuscire.”
Anche Don Juan nella sua apologia sullo spirito del guerriero, inteso globalmente, in tutte le sue molteplici accezioni e manifestazioni pratiche, puntava fondamentalmente all’autodisciplina, intesa non nel senso ordinario del termine, ma nel senso di impeccabilità interiore. Serve quindi uno sforzo disciplinato e perseverante per raggiungere l’impeccabilità. L’impeccabilità porta energia, forza, una forza che può essere usata per acquisire altra forza, dall’energia universale, chiamata intento. L’impeccabilità comincia con un piccolo gesto che deve essere mantenuto nel tempo, mantenendo quest’atto sufficientemente a lungo si acquista un intento inflessibile. Solo un guerriero impeccabile, capace di padroneggiare l’intento, può quindi avere una possibilità di affrontare l’Aquila. L’Aquila per gli sciamani toltechi è la fonte di tutto. Questa fonte viene chiamata Aquila, dagli sciamani, perché a volte è percepita come un’entità titanica, con un punto molto luminoso, in cui viene “consumata” la coscienza di un essere umano durante la morte. A loro ricorda il becco di un aquila, e solo un guerriero completo può sperare di affrontarla ed eluderla, raggiungendo così lo stato supremo di liberazione che è oltre la morte, uso il termine eluderla poiché l’Aquila non può essere sconfitta. Per questi sciamani la morte non viene però considerata come morte fisica, ma come la prosecuzione volontaria di un viaggio “astrale”, da affrontare con piena e profonda consapevolezza. Il dono della libertà da parte dell’Aquila non è una possibilità, ma la possibilità di avere una possibilità…. potremmo dire, una Grazia.
Don Juan fa parte di un lignaggio tolteco diverso da quello di Don Miguel Ruiz, per lui “l’unica libertà possibile per il guerriero consiste nel comportarsi in modo impeccabile, l’impeccabilità è l’unica via per raddrizzare la forma umana, perché…. impeccabilità è consapevolezza.” Ecco cosa dice Don Juan: “Mi sono già abbandonato al potere che governa il mio destino…. e non mi aggrappo ad alcunché…. per non avere alcunché da difendere…. poiché non ho pensieri…. vedrò…. poiché non temo nulla…. ricorderò me stesso…. distaccato e a mio agio…. sfreccerò oltre l’Aquila…. per essere finalmente libero….”
Maestro