Lo Spirito amorevole del Natale (VII)

La ricorrenza del Natale suscita di solito sentimenti quali l’amore, la bontà e la fratellanza. Ma a volte anche sentimenti contrari, come l’inadeguatezza, la nostalgia o in alcuni casi addirittura l’odio. Ogni periodo che crea una pausa dal mondo esteriore, come questo, ci spinge a guardarci meglio dentro. Il Natale è una ricorrenza che ha data il 25 Dicembre in cui si celebra la nascita del Signore Gesù Cristo, a partire dal IV secolo.

Prima di allora, quando non esisteva ancora il cristianesimo, nello stesso periodo i Romani avevano l’usanza di omaggiare alcune divinità a cui attribuivano poteri speciali. Essendo un popolo pagano queste divinità erano collegate al tempo e alle stagioni e durante l’inverno si rendeva omaggio a Saturno, il quale secondo i Romani aveva insegnato loro l’utilizzo di varie tecniche permettendo così lo sviluppo e la crescita della società romana. Queste festività terminavano poi il 25 Dicembre con il giorno del “sole vittorioso” in cui si celebrava la risalita del sole sull’equinozio. Perciò il collegamento con la nascita di Gesù come simbolo di luce e vittoria contro le tenebre apparve evidente per i cristiani che convertirono questo avvenimento con il Natale.

Personalmente ritengo che questa sia solo una convenzione che non ci aiuta molto a capire il significato del Natale. Scoprire il senso del Natale significa capire che cos’è l’amore e per farlo è indispensabile riconsiderare l’importanza della sofferenza. Molto spesso nella società attuale viene esaltato il bene e il benessere negando l’esistenza del dolore. Questo avviene ancora di più nel Natale che molto spesso è avvolto da un alone di felicità che però quando passa ci può lasciare un senso profondo di vuoto. Probabilmente ci sfugge qualcosa che invece è fondamentale per rendere completa l’esperienza del Natale. Personalmente ho iniziato ad apprezzare questa festa da adulto perché da bambino la vivevo in modo molto egoistico. Ovvero la mia felicità dipendeva molto dai regali che ricevevo. Quasi in tutte le festività provavo un senso di vuoto finché non ho iniziato a viverle in modo diverso. Ciò che ha segnato questo cambiamento è stato imparare ad abbandonarmi, accettando la mia sofferenza interiore e trovando in essa fiducia anziché paura.

Scrivendo questo articolo mi sono reso conto che in realtà anche la sofferenza che ho provato in passato era propedeutica alla nascita di un nuovo me stesso. E che la natura e l’astrologia ci offrono molti esempi per riconsiderare il significato del sacrificio, e di ciò che ci sembra non benefico, ma che in realtà è ciò che rende possibile la crescita e la rinascita. Il pianeta collegato a questo periodo dell’anno è infatti Saturno. Ci troviamo in un momento in cui prevale il buio e l’oscurità, in cui però troviamo più favorevole interiorizzarci e conoscerci. È curioso a tal proposito pensare che nella mitologia Greca Saturno (Crono) venne rinchiuso dal padre in una grotta al buio per paura che potesse essere spodestato dai propri figli. In astrologia Saturno rappresenta la creazione nel suo aspetto maschile sacrificale e paterno. In questa ottica Saturno è complementare all’altro aspetto della creazione, quello femminile e materno, rappresentato in astrologia dalla luna. Saturno quindi rappresenta sia il limite che la creazione. L’elemento del limite o sacrificio è strettamente connesso ad ogni nascita, crescita o azione volta alla creazione di qualcosa di nuovo. Per comprendere l’importanza del Natale perciò è importante dare un significato diverso a ciò che noi consideriamo buio, oscuro, limitativo e doloroso.

Un altro esempio ci viene offerto dalla natura. In questo periodo siamo nel momento di massima oscurità perché la luce è protetta all’interno della terra, per essere sprigionata in primavera attraverso la fioritura delle piante. La terra assorbe la luce al suo interno per nutrire il seme che darà vita alle piante e ai frutti. Così in realtà quando non vediamo la luce è perché essa è occupata a nutrire qualcosa che ancora non è visibile ai nostri occhi, ma che un giorno potremo vedere. Nella natura il sacrificio si trasforma nel piacere di donarsi per qualcos’altro, nello stesso modo in cui la luce si sacrifica e si fa assorbire dalla terra per offrire nutrimento al seme, poi il seme sarà a sua volta il sostentamento indispensabile alla nostra vita.

Non esiste atto di amore vero che non comporti il sacrificio di qualcos’altro. L’amore per un altro essere è sacrificio del nostro ego, se vogliamo veramente amare. A volte può succedere che nel nostro percorso spirituale ci troviamo nel punto di dover affrontare dei limiti, dei momenti bui. Dobbiamo accogliere queste prove perché questo è il modo in cui veniamo educati ad avere maggiore fede. Nell’oscurità quando la luce è altrove dobbiamo affidarci ad un sentire più profondo, perché i nostri sensi non possono guidarci nel buio. È così che in noi nasce un nuovo sentimento che rende sopportabile ogni sacrificio perché dalla fede inizieremo a sperimentare la vera esistenza di Dio in cui ritroviamo tutto ciò che pensavamo di aver lasciato. La sofferenza in questo modo si annulla, perché ora ne cogliamo il carattere trasfigurante e si sviluppa in noi la consapevolezza che la morte e il male come vengono normalmente intese non esistono. Liberati così dalla nostra paura più grande troviamo il coraggio di amare e di ricevere dal mondo tutto ciò che di buono ha da offrirci senza rinunciare alla bellezza della vita. Da ciò nasce la beatitudine e l’eliminazione di ogni dubbio sull’esistenza di Dio, perché tale bellezza è superiore ad ogni cosa materiale. Questo è per me il senso della nascita che il Natale in senso spirituale rappresenta. Quando verrà il momento e saremo pronti ad abbandonarci con semplicità, allora dal nostro buio nascerà la luce, ed illumineremo gli altri, così come la nascita del Cristo.

Che ogni Natale possa essere quindi per tutti noi un periodo di aspirazione e di amore verso Dio per avere sempre più fiducia in lui così da rendere anche l’abbandono alla sua volontà un gesto semplice. Come disse il mio parroco una volta, il Natale non è una celebrazione di qualcosa avvenuta nel passato, ma è un avvenimento che è presente ogni 25 di Dicembre. Ciò che è avvenuto quella notte a Betlemme si ripete ogni Natale, incarnandosi in noi che lo celebriamo. Quindi in ogni istante può avvenire in noi la stessa trasformazione che fa nascere in noi la vita, basta abbandonarsi così come fece la Vergine Maria. Come disse Angelo Silesio: “Mille volte potrebbe nascere il Cristo a Betlemme, ma se non nasce in te sei perduto in eterno”.

Paolo

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