Lo Yoga, vera e propria scienza dell’immortalità, ha una tradizione millenaria poiché costituisce uno dei sei sistemi ortodossi nell’antica religione induista. Essendo una disciplina complessa e articolata, che comprende un insieme di tecniche, principi, regole etico-morali ecc., si inscrive storicamente in un percorso evolutivo teoricamente suddivisibile in tappe. Tale suddivisione riguarda le varie tradizioni filosofiche e metafisiche che stanno alla base del sistema Yoga, e che nei secoli lo hanno arricchito e assurto a sistema compiuto e coerente. Distinguiamo quindi cronologicamente 5 tappe successive:
YOGA VEDICO – Lo Yoga vedico riguarda gli insegnamenti contenuti nei 4 Veda (libri sacri induisti dedicati alla conoscenza; in sanscrito, Vid = conoscenza). Il Rig-Veda è il più antico e importante (XII e VIII sec. A.C.) ed è composto da un migliaio di inni riguardanti la mitologia, la cosmologia e soprattutto sacrifici, riti e cerimonie per il rapporto con la divinità. Tali inni sacri, carichi di simbolismo, espongono anche una filosofia della vita e una psicologia molto complete e complesse. Il secondo Veda, lo Yajur Veda o “Veda delle formule sacrificali” consta di due parti, lo Yajur Veda “nero”, più antico (1000 a.C. circa) e lo Yajur Veda “bianco”, più recente. Esso è legato al ritualismo e all’attività sacerdotale: si occupa principalmente della celebrazione del rito e del sacrificio alla divinità e solo secondariamente di filosofia. Il terzo libro è il Sama Veda o “Veda dei canti sacri”, che si compone di versi, musiche e parole mantriche. Si tratta in pratica di una raccolta di canti che accompagnano la liturgia. Infine l’Atharva Veda o “Veda delle formule magiche”, da Atharvan, mistico sacerdote del fuoco. È analogo al Rig-Veda ma ha una connotazione soprattutto magica. Contiene metodi per sviluppare le facoltà e i poteri paranormali. Questo Yoga vedico, che può essere definito arcaico, era dunque legato intimamente alla vita rituale degli antichi indù. Lo scopo era il passaggio della coscienza dal mondo materiale, umano, a quello spirituale, divino, grazie al sacrificio interiore compiuto durante i rituali attraverso una focalizzazione interiore prolungata. Ed è proprio questa focalizzazione interiore, volta a trascendere ogni limitazione umana, a costituire l’origine del sistema Yoga. Tradizionalmente si ritiene che gli autori dei Veda siano i Rishi, i grandi Saggi che, in base alla loro intuizione e facoltà psichiche superiori, e attraverso la potenza del rito, riuscivano a comunicare con le divinità e trasmettere successivamente i loro insegnamenti.
YOGA POST-VEDICO O PRE-CLASSICO – Lo Yoga post-vedico (che comprende un periodo di circa 2000 anni, fino al II secolo a.C.), nelle sue prime manifestazioni è ancora legato alla cultura sacrificale vedica presente nei Brahmana e negli Aranyakas. I Brahmana sono dei commenti teologici ai Veda per quanto riguarda le cerimonie e il contenuto filosofico. Gli Aranyakas, ovvero i “Trattati della foresta”, così chiamati perché coloro che li hanno scritti dimoravano spesso nelle foreste, sono commenti prodotti da mistici e asceti. Essi sono concettualmente e filosoficamente superiori ai Brahmana e hanno una forte connotazione mistica. Attraverso i secoli, il pensiero indiano si eleva ulteriormente ed emerge attraverso le Upanishad, che rappresentano l’essenza delle dottrine esoteriche trasmesse segretamente da Maestro a discepolo, e si compongono di speculazioni filosofiche, metafisiche e teologiche. Il testo sacro degli induisti è la Bhagavad-Gita, “Il canto del beato”, sesto libro della grande epopea Mahabharata. La Bhagavad-Gita è una sorta di Vangelo e comprende 700 versi in cui vengono proposti soprattutto lo Yoga devozionale (Bhakti Yoga) e lo Yoga dell’azione distaccata (Karma Yoga), per annientare l’ego e arrivare a scoprire il proprio Sé, la scintilla divina presente in ogni essere umano. Tra le concezioni più antiche (2000 a.C.) e maggiormente strutturate del pensiero post-vedico è il sistema Samkhya. Il fondatore di questa scuola dell’induismo ortodosso è il saggio Kapila, che ha ordinato e sistematizzato dottrine molto antiche. Samkhya significa infatti “corretta enumerazione” o “perfetta classificazione”. Questa visione cerca di descrivere il processo di immersione ed emersione della coscienza nella realtà manifestata, ovvero nell’illusione delle forme, attraverso lo sviluppo della coscienza personale o cosmica, separativa o autocosciente. Il sistema Yoga rappresenta uno sviluppo naturale del sistema Samkhya.
YOGA CLASSICO – Come prassi ascetica, lo Yoga affonda le sue radici negli strati più antichi del monachesimo indiano, ma come sistema a sé stante ebbe la sua formulazione classica nello Yoga Sutra di Patanjali (II-V sec. d.C.). Il testo, che suddivide lo Yoga in otto tappe, contiene circa 200 aforismi ed è stato più volte commentato da filosofi come Vyasa, Vacaspati o Vijnanabhikshu. Come la dottrina Samkhya, il sistema Yoga di Patanjali, conosciuto come Raja Yoga, ammette la concezione dualistica nella Realtà, (contrariamente alla maggior parte dei sistemi filosofici indiani che promuovono il non dualismo), cioè l’esistenza di due principi: lo spirito (Purusha) e la materia (Prakriti). Esso va comunque oltre, postulando un Purusha del mondo, ovvero un’anima universale che è una divinità personale o Ishvara. Il Raja Yoga (lo Yoga regale, superiore, del dominio mentale, dello sviluppo psichico e delle forme latenti dell’uomo) permette di attuare la completa liberazione dei purusha dalla schiavitù della materia e ripristinare la purezza assoluta dello spirito.
YOGA POST-CLASSICO – Le scuole di Yoga successive allo Yoga Sutra di Patanjali sostengono l’unità ultima di tutte le cose. Abbiamo tra queste una grande scuola di filosofia indiana che è costituita dal sistema Vedanta, noto anche come Uttara Mimansa. I suoi pilastri vengono fatti risalire al Brahmasutra e la sua prima opera è stata commentata da Shankaracharya. In sanscrito,Vedanta significa “l’ultimo dei Veda”. Il postulato di questa dottrina è il seguente: esiste solo una Realtà, e tutto ciò che non è Quello è illusorio. L’attenzione del Vedanta è rivolta alla ricerca del Brahman o Assoluto, e delle sue manifestazioni nell’universo. L’Unico, l’Uno e i molti sono un’unica realtà; nulla esiste al di fuori di sé, non vi è dualità, l’Uno è Tutto. Alcuni secoli dopo Patanjali si è assistito ad un’interessante evoluzione del sistema Yoga, grazie ad alcuni adepti che hanno iniziato a valutare le potenzialità latenti dell’essere umano non escludendo il corpo fisico, che nelle generazioni precedenti era stato trascurato. Gli antichi yogi erano orientati soprattutto a trascendere il mondo fisico e fondersi con lo Spirito. Alcuni di essi, grazie all’influenza dell’alchimia, hanno elaborato un sistema di tecniche che garantiscono il ringiovanimento del corpo fisico e il prolungamento della vita, nonché l’immortalità. Il corpo fisico assume un valore quasi sacro: esso rappresenta un vero e proprio tempio dello spirito immortale, e come tale va custodito con estrema cura. Il sistema Hatha Yoga, molto noto in occidente e praticato, non sempre correttamente, nell’intero mondo, ha proprio queste finalità.
YOGA MODERNO – L’inizio del cosiddetto Yoga moderno ha luogo con il Parlamento delle Religioni svoltosi a Chicago nel 1893, in cui lo Swami Vivekananda, uno dei due principali discepoli di Sri Ramakrishna, suscitò viva impressione. Nel 1887 egli fondò l’Ordine di Ramakrishna, che si proponeva di diffondere nel mondo il messaggio di tolleranza e unità di tutte le religioni. Vivekananda viaggiò per molto tempo negli Stati Uniti e in Europa, promuovendo istituzioni religiose e partecipando a congressi dove le sue parole furono accolte con grande interesse. Dopo Vivekananda, il Maestro induista più celebre in occidente è stato Paramahansa Yogananda che ha diffuso il sistema del Kriya Yoga. Egli viaggiò moltissimo soprattutto negli Stati Uniti, istituendo diversi centri religiosi e fondando la Self-Realisation-Fellowship (Comunità dell’autorealizzazione), di cui sono ancora attualmente presenti numerose sedi in Europa e in America. Tra i vari libri di Yogananda, la maggior parte dei quali contengono le numerose conferenze che egli ha tenuto nel corso della sua vita, il più affascinante è decisamente il famoso “Autobiografia di uno Yogi”. Nel 1943 viene pubblicato da Paul Brunton, giornalista ed editore, un importante libro intitolato “India segreta”, che parla del grande yogi e liberato Sri Ramana Maharshi, uno dei santi indiani più famosi dell’età moderna e dei massimi esponenti dello Jnana Yoga (Yoga della conoscenza). Maharshi, dopo anni di assoluta solitudine, iniziò a radunare intorno a sé discepoli e semplici visitatori che cercavano risposte sulla natura del Sé e sulla sua unione con Brahman (l’Assoluto). L’ashram in cui morì (a Tiruvannamalai) è ancora oggi meta di intensi pellegrinaggi. Jiddu Krishnamurti ha rappresentato dagli anni ’30 agli anni ’80 un importante riferimento per molte menti filosofiche dell’Occidente. Annie Besant, presidentessa della Società Teosofica Internazionale, vedeva in lui il nuovo “Leader del mondo”, missione che egli respinse. Anche Krishnamurti intraprese numerosi viaggi in Europa e in America, e dopo aver sciolto ”l’Ordine delle Stelle in Oriente”, fondato in suo nome in Olanda nel 1911, decise di condurre una vita isolata. Anch’egli costituisce un esempio della saggezza Jnana Yoga. Tra gli anni ’70 -’80, un personaggio assai discusso e controverso è stato Bhagavan Rajneesh (Osho), ex professore di filosofia riconosciuto dai suoi adepti come “Maestro di Realtà”. Le sue provocazioni e i suoi eccessi lo hanno reso famoso in tutto il mondo, quale promotore del rifiuto, basato sul senso critico individuale, di accettare qualsiasi regola o valore sociale solo perché comunemente accettata o appartenente alla tradizione. Il metodo pratico che adottava per il risveglio delle coscienze consisteva soprattutto nella realizzazione di tecniche meditative dinamiche. Altri noti saggi dello Yoga sono stati: Sri Aurobindo (il padre del sistema Yoga Integrale), Papa Ramdas (promotore del Mantra Yoga), Swami Nityananda (maestro del Siddha Yoga) e Swami Muktananda, suo discepolo, (promotore del Siddha Yoga in Occidente).
Bibliografia: “Dizionario delle religioni orientali”, Garzanti Editore, 1993 – “Enciclopedia Garzanti di filosofia”, Garzanti Editore, 1981 – Alteriani Fulvio “Guida alle filosofie orientali”, De Vecchi Editore,1996
Il Maestro