Amare la mia parte femminile, YIN (II)

Amare la nostra parte femminile (yin) significa imparare ad amarci intimamente, nelle profondità di noi stessi. La nostra parte femminile è energia, emozione, è una forza intuitiva che ci riempie da dentro, ed entrarci in contatto ci permette di avere esperienze che, nella vita normale che si conduce nella nostra società, apparirebbero come incredibili, impensabili, difficilmente immaginabili.

Essa può quindi darci l’accesso a un mondo sottile nel quale non siamo abituati a stare. Amare questa parte di noi non è cosa facile, perché essa ci chiama a percepire la realtà in modo diverso, e ci conduce a vivere e a relazionarci col tutto in modi che ad una mente normale farebbero paura. Uno degli aspetti più paurosi potrebbe paradossalmente derivare dalla dolcezza, dalla compassione verso tutti gli esseri e dall’empatia, che scaturiscono naturalmente da questa parte di noi, e che ci renderebbero molto difficile, se non impossibile, anteporre noi stessi agli altri, anche a costo di subire grandi sofferenze. Molto legato a questo subentra un altro aspetto che facilmente rifiutiamo, ovvero il fatto che la nostra parte yin, senza filtro o menzogna, porta alla luce anche la fragilità emotiva del nostro essere, ci mostra quello che siamo, rivela le nostre vulnerabilità e debolezze, ci lascia nudi… e come tutti possiamo sperimentare, riuscire ad accettarci a questi livelli di profondità è davvero un’impresa difficile.

Quindi riuscire a non negare la nostra parte femminile ci porterebbe ad affrontare tutti questi aspetti appena detti, che tanto intimoriscono il nostro ego. D’altra parte, un lato yin compresso, castrato e negato, non può che portare in noi grande dolore e malessere, un senso di solitudine, angoscia, separazione da tutto e di paura. Ciò si può manifestare in atteggiamenti arroganti e di chiusura, di aggressività, di accondiscendenza manipolatoria o di indifferenza, in atteggiamenti duri, mascolini, severi, in atteggiamenti superficiali, infantili e nell’uso di una mentalità schematica e rigida. Queste sono tutte manifestazioni di un atteggiamento di difesa, un tentativo di non entrare in contatto con il dolore causato dalla negazione di questa parte di noi. Quando invece torniamo in armonia con la nostra parte femminile, entriamo in contatto profondo con la vita, con la manifestazione misteriosa e libera che siamo. Essa ci permette di percepire quanto capillarmente siamo connessi a tutto, quanto siamo al contempo piccoli e vulnerabili, e quanto sostegno di amore abbiamo in ogni momento.

Nella vita concreta di ognuno è davvero tanto difficile riuscire ad avere esperienza di questa armonia profonda e ancora di più a mantenerla… Personalmente riguardo alla mia parte yin ho tante difficoltà e nodi da sciogliere, che vengono da molto lontano.. Fin da piccola ho sempre avuto una forte sensibilità emotiva, percependo intensamente gli stati interiori soprattutto dei miei famigliari; questo mi ha sempre molto confusa, perché non sapevo che significato e valore avessero certi vissuti, né sapevo come rapportarmici. Con l’ingenuità e l’inesperienza di una bambina ascoltavo e sentivo che stavano male, e mi sentivo colpevole di questo, ero triste per loro e non sapevo come aiutarli. Le maschere che ognuno portava in famiglia erano spesse e pesanti e non le comprendevo. Col passare degli anni alle elementari ero diventata una bambina spenta, che viveva in un mondo suo, ma ricordo che ero convinta che dall’esterno non si vedesse niente, e mi impegnavo al massimo affinché fosse così. Ricordo che più ci riuscivo più mi dicevo che ero brava, perché nella mia testa riuscivo ad essere come mi volevano e a non essere inopportuna, strana. Periodicamente poi invece mi venivano forti crisi che chiamavo “la rabbia”, e piangevo intere giornate senza poterne spiegare il motivo. Mi sentivo diventare pazza.. ma negli anni ho scoperto diverti modi per compensare e reprimere certi stati. La musica, i disegni, il rapporto con gli animali e la natura erano mondi bellissimi in cui riuscivo a vivere emozioni e relazioni più vere, e nei quali sentivo di avere un senso, e che potevo fare qualcosa di bello. Mi convinsi che avrei potuto vivere solo lì, e che il resto avrei dovuto solo sopportarlo, in attesa di ritornare al mondo che sentivo appartenermi. In natura vivevo stati di amore e comunione molto forte, mi arrivavano messaggi potenti e incredibili, e a volte mi capitava anche di entrare in contatto con entità malvage che mi dicevano cose, ma che ovviamente i miei genitori non riuscivano a sentire. Ho un ricordo nitido di queste esperienze sebbene fossi molto piccola.

Sono cresciuta con la convinzione di appartenere in un certo senso ad un altro mondo, e questo mi rendeva sopportabile il sentirmi separata dalla vita “normale”. Nelle relazioni cercavo di portare gli altri nel mondo che percepivo, alcune persone rimanevano attratte come un magnete, ma poi non riuscivo ad esserci col cuore, che non aveva mai imparato a relazionarsi in modo diretto, ma solo ad amare da lontano. Questo ovviamente ha portato a grandi sofferenze in diverse relazioni, e a più o meno piccole sofferenze.. in tutte. Ho davvero tanta tanta paura, forse potrei dire il terrore, nel rapporto intimo reale con gli altri, e per reale intendo un rapporto in cui vengono incluse tutte le parti di me.. molte delle quali sono rimaste al buio e col tempo sono diventate come dei mostri, ritorse, disarmoniche, rudi, incapaci, corpi pieni di sofferenza e ignoranza. Per la vergogna di avere al mio interno delle parti così, spesso mi chiudo e giudico l’esterno, mi irrigidisco, reprimo per la paura che quel tipo di energia possa manifestarsi compiendo bruttissimi danni, rinunciando così al mio cuore. Ma riuscire ad attraversare queste parti di me, senza repressione, senza giudizio, ma con fiducia e compassione è davvero un’impresa ardua ma anche bellissima.. poiché quando accade la sofferenza diventa acuta su ogni piano dell’essere, ma al contempo la grazia scalda il cuore e ci si sente come rinascere. Per me il lavoro sarà lunghissimo, e sono solo all’inizio, però è l’unico lavoro che sento avere un senso se si vuole provare ad uscire da queste dinamiche, e credo che per me sarebbe impossibile farlo senza la figura del Maestro.

Tempo fa, osservando le piante e la natura, ebbi un’intuizione che mi colpì nel profondo riguardo la vita che riempie le piante e le fa crescere, sviluppare ed essere. Le piante accolgono senza resistenza la vita e si fanno riempire assumendo le forme più straordinarie, e interagendo l’una con l’altra nei modi più incredibili. L’intuizione è che, come questa energia riempie le piante, allora la stessa energia deve attraversare anche noi, e se riuscissimo sempre di più a lasciare andare le resistenze nei confronti di questa essenza che ci riempie, questa ci accompagnerebbe verso le forme che dovremmo, momento per momento, prendere. Amare la nostra parte femminile credo che potrebbe essere simile, perché significherebbe accoglierla senza giudizio e resistenze, con coraggio, per poterla accettare anche nelle sue forme più oscure e controverse, con fiducia e meraviglia per essere davanti a qualcosa di così sacro, vivo e misterioso. Penso che ci voglia tanta forza e coraggio per viverlo.. e per accettare di farsi cambiare, guidare e cullare anche nei luoghi più profondi di noi stessi.

Adriana

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