Lo sforzo spirituale (VIII)

Cerchiamo di approfondire quanto finora detto. L’universo è un’espressione dello spazio, ma fondamentalmente è una struttura costituita da energia e l’energia è di fatto una dinamizzazione continua, uno sforzo perpetuo, un cambiamento permanente, un’interazione senza fine. Tutte le sue componenti si articolano, si combinano, reagiscono le une sulle altre facendo cosi apparire stati di accordo, di equilibrio, armonia e complementarietà. Lo sforzo è pertanto naturale, permanente, inesorabile. In Natura tutto è lavoro e movimento e chi rifiuta lo sforzo non fa altro che autoescludersi! Chi per inerzia rifiuta di entrare nel gioco della Natura inibisce le sue possibilità di riuscita nella propria esistenza, precludendosi il cammino verso i mondi spirituali che a causa della sua attitudine inerziale ignora. Per qualunque essere umano non iniziato, anche il solo fatto di restare in un mondo sempre in movimento richiede un notevole e costante sforzo. Ogni essere di questo mondo e dell’intera creazione è stimolato ed obbligato, in un modo o nell’altro, a seguire la Legge Fondamentale dell’Evoluzione Universale. Possiamo fare una netta distinzione tra quelli che si lasciano trascinare dal proprio destino (karma) e quelli che, servendosi con tenacia del libero arbitrio, agiscono per accettarlo consapevolmente ed eventualmente per trasformarlo. In questo senso Osho afferma: “Ciò che deve accadere…. accadrà…. e tu hai un’unica scelta…. andarci insieme…. o andarci contro….”.

Lo sforzo personale è un azione che segna sempre la nostra esistenza e in ogni ambito, da quello spirituale a quello materiale, in questo processo il caso non esiste, tutti gli eventi della vita di un uomo sono determinati dalle proprie azioni precedenti. L’anima umana evolve nel corso di innumerevoli incarnazioni, generate dalle vasana, i clichè mentali derivanti da desideri e paure, che ci incatenano sul piano materiale. Liberarsi da questo ciclo di rinascite è però possibile attraverso il risveglio della coscienza alla vera Realtà. Questa liberazione si ottiene sradicando l’io falso ed illusorio “l’ego”, con adeguati e perseveranti sforzi sulla via spirituale. La maggioranza degli esseri umani sono come “ipnotizzati” dalle apparenze effimere di questo mondo fenomenico. Questi esseri non sono interessati all’evoluzione della coscienza e al superamento di questa condizione limitata ed inferiore, di conseguenza non sono attualmente disposti a fare gli sforzi necessari per raggiungere l’obiettivo supremo di ogni essere vivente. La rivelazione della propria natura divina, il Sé immortale Atman. Il centro prevalente d’interesse per questi esseri è costituito il più delle volte da una serie di elementi prosaici: come il conto in banca, il sesso, la casa, l’auto, l’abbigliamento, e i pseudo divertimenti di ogni genere. Altri, nonostante varie esperienze dolorose con cui si sono confrontati, si limitano solo alla semplice comprensione fredda ed esclusivamente razionale della spiritualità. Essi non sono per nulla disposti a fare lo sforzo minimo per sperimentare le verità spirituali e così trasformarsi radicalmente, non sono disposti a fare il sacrificio necessario e rinunciare a quegli appetiti e passioni, caratteristici delle masse gregarie.

Questa evidente desacralizzazione del mondo, caratterizzata da un’esistenza disordinata e discordante, basata sul guadagno materiale, produce diverse tensioni interiori, porta ad una esteriorizzazione dei vissuti e priva gli esseri umani della possibilità di progredire spiritualmente. La vita comune è in fondo una specie di battaglia, viviamo permanentemente una variabile ma costante opposizione con gli altri esseri e con le nostre pulsioni interiori. Diventa così difficile superare le contraddizioni che nascono dai nostri desideri, dalle nostre passioni e soprattutto dalle nostre paure. Quando invece iniziamo a vivere ricercando la spiritualizzazione dell’essere iniziamo a comprendere che questa non è un rifugio per i deboli e gli ipocriti, ma la via maestra dei forti e che non possiamo più ingannare gli altri con le nostre maschere, e ancor meno noi stessi. Iniziato un cammino spirituale, un’altra delle cose che possiamo notare è l’ostracismo di coloro, in genere persone a noi molto vicine, che non volendo farsi carico della loro evoluzione spirituale, hanno la tendenza esacerbata a respingere le nuove idee e a criminalizzare o deridere i nostri cambiamenti. I genitori, gli amici, i parenti, quasi senza eccezione, ci criticano, con ottusità e scherno, rinfacciandoci con veemenza o sarcasmo strisciante le meravigliose trasformazioni apparse nella nostra vita. Di fondo essi stanno manifestando un mal celato e mai confessato sentimento di invidia collegato al senso di colpa per la loro inerzia e chiusura spirituale, che il nostro slancio evolutivamente orientato porta alla luce, è come se li stessimo ferendo, questo perché la nostra nuova attitudine evidenzia l’assurdo e il vuoto della loro esistenza. Ma in fondo non stanno reagendo verso di noi, ma alla loro stessa anima, perché vogliono negarsi alle sua grida di dolore, alle sue richieste di evoluzione e purificazione, e tutto questo perché scelgono di continuare a sostenere la natura effimera ed illusoria di un ego obbrobrioso e maleodorante.

Più progrediamo spiritualmente, più il nostro essere si eleva, meno verremo compresi; più ci purifichiamo e ci distacchiamo, più susciteremo intenzioni malevoli nella maggior parte degli altri esseri umani. Non è casuale che nella maggior parte dei casi tutti i santi nella storia di questo pianeta, ma anche coloro che nel proprio piccolo hanno scelto di progredire spiritualmente, abbiano dovuto sopportare le oppressioni fisiche, le pressioni e i tentativi di ricatto psichico da parte di coloro che sono ancora sottoposti alle illusioni di Maya. Sul nostro cammino spirituale troveremo molti ostacoli, ma questi sono solo delle ulteriori occasioni per testare la nostra tenacia e progredire ulteriormente. Dobbiamo essere preparati al meglio per lottare con successo contro questi ostacoli risvegliando e amplificando in noi le tendenze elevate, mantenendo costante lo sforzo beneficamente orientato, in modo da poter sostenere al meglio la lotta, contro la nostra personalità limitata. Dobbiamo inoltre ricordare che anche nelle più terribili sofferenze, non siamo mai soli, perché Dio Padre è sempre con noi, come poeticamente esprime questo breve ma intenso racconto: “Sognai di camminare su una spiaggia, i miei passi si imprimevano nella sabbia, lasciando una doppia serie di impronte, le mie e quelle del Signore. Capii che ciascuno di quei passi rappresentava un giorno della mia vita. Allora mi voltai ad osservare tutte quelle tracce che si perdevano lontano. Notai che in certi tratti, vi era una sola serie di impronte, corrispondenti ai giorni più tristi della mia vita. Giorni di angoscia e di impazienza, giorni di egoismo e cattivo umore, giorni di prove e di dubbi, giorni incomprensibili e giorni di sofferenza. Allora mi rivolsi al Signore con un tono di rimprovero: “Padre Tu hai promesso di restare con noi tutti i giorni. Perché mi hai lasciato solo nei momenti peggiori della mia vita, nei giorni in cui avevo più bisogno della tua presenza?” Il Signore rispose: “Figlio mio, non ho cessato di amarti un solo momento. Le sole orme che vedi nei giorni più duri della tua vita sono le mie…. in quei giorni ti stavo portando in braccio….”.

In genere gli uomini sono dei severi accusatori con il prossimo, ma molto indulgenti con loro stessi. Altrettanto numerosi sono gli idealisti che urlano in piazza sperando di creare un mondo migliore, senza pensare neanche un momento alla necessaria precedente propria trasformazione. Tranne rare eccezioni, nessuno accusa se stesso prima di gettare la responsabilità sugli altri, siamo tutti presi a salvaguardare il nostro piccolo ego, tanto da non scorgere l’immensità di Dio. Nell’antichità il saggio Pitagora affermò: “Nella maggioranza dei casi, gli uomini fanno qualunque altra cosa al di fuori di cercare di scoprire e conoscere Dio…. essi sono come quelli che, vivendo in un bellissimo regno, salutano solamente un suo abitante, dimenticando completamente di porgere gli omaggi al re in persona”.  Tutti gli sforzi sostenuti, deposti sul cammino della spiritualità autentica ci aiutano a percepire nuovamente la nostra vera natura. Chi lotta con abnegazione e coraggio, sostenuto da Dio, contro le suggestioni malefiche, contro le false credenze e i pregiudizi insensati, trionferà sicuramente sul cammino spirituale scelto.

Swami Shivananda per eliminare queste influenze consiglia: “Pensate fervidamente e con grande intensità che voi siete già completamente riuniti con Dio Padre fino all’ultima cellula del vostro essere, e in breve tempo constaterete con gioia che le false credenze si dilegueranno come per magia, grazie ai vostri sforzi energici”. Agendo cosi sempre più spesso, allontaneremo facilmente le catene della schiavitù che ci legano a questo mondo illusorio, e potremo sentire sempre più profondamente, in tutto in nostro essere, la vera libertà . Il cammino spirituale di ogni aspirante alla divinità è costellato da diverse tentazioni. Miguel de Molinos ha affermato: “Dio si serve delle tentazioni e delle prove come di una misteriosa grattugia, per allontanare, quando ne usciamo vincenti, le asperità e i veleni dell’orgoglio”.  Anche nei momenti davvero difficili della vita, che possono ad esempio sopraggiungere in seguito ad una grave perdita, dobbiamo restare calmi, distaccati e adottare un’attitudine trascendente e piena di saggezza. Quando ci confrontiamo con una simile situazione dobbiamo capire che questa esperienza in realtà non rappresenta altro che una prova, che superata con successo ci permetterà di continuare poi l’ascensione spirituale con ancora più forza. Questa è un idea-forza fondamentale, di cui dobbiamo essere coscienti: “quello che non ci distrugge…. ci rende più forti….”.

I saggi yogi hanno mostrato sin dai tempi antichi che l’aspirante sincero e colmo di devozione, può bruciare completamente molto karma in solo qualche ora di meditazione profonda o di preghiera sincera e fervente rivolta a Dio. Se veramente vogliamo raccogliere i meravigliosi frutti maturi dei nostri sforzi spirituali dobbiamo essere perseveranti nella pratica dell’introspezione, della continenza sessuale, della meditazione profonda, della preghiera, e di tutti gli altri procedimenti spirituali che ci avvicinano a Dio. Solo tramite la pratica perseverante e la costante devozione a Dio possiamo raggiungere lo stato di fusione con Dio stesso. Il grande saggio Sri Ramakrishna dice: “Lo scopo finale non viene raggiunto se il mentale non è abbastanza forte e focalizzato sul cammino scelto, ma soprattutto sul momento presente. Cercate di avere una fede incrollabile e sappiate che alla fine realizzerete in breve tempo Dio…. e questa è l’unica modalità per riuscirci”. È chiaro che solo attraverso degli sforzi instancabili possiamo arrivare alla rivelazione del Sé supremo Atman. La grazia divina si manifesta nella vita dell’aspirante in maniera molte volte miracolosa, anche se celata alla comprensione delle persone comuni. Chi si considera un servitore di Dio, colmo di abnegazione capisce molto in fretta che deve sottomettersi sempre alla Volontà dell’Onnipotente Padre Celeste. L’aspirante deve rimanere sempre lucido e vigile, seguendo senza alcuna eccezione i consigli dei saggi che l’hanno preceduto.

Il Buddha ad un certo momento affermò: “La massima lucidità, continua e vigile, rappresenta la via sicura verso l’immortalità…. la negligenza invece conduce alla morte…. chi è molto vigile non muore mai….”. Chi aspira sinceramente a Dio allontana con decisione la paura, perché la paura conduce al ristagno, neutralizzando parzialmente l’effetto degli sforzi compiuti. Qualunque siano gli ostacoli, le tentazioni o le lotte che dobbiamo sostenere, dobbiamo dar sempre dimostrazione di coraggio e mantenerci saldo sul cammino spirituale, assicurandoci cosi il trionfo finale. Ecco cosa afferma Sri Ramana Maharshi, uno dei più grandi realizzati della spiritualità contemporanea, sulla necessità dello sforzo spirituale: “Finché non si raggiunge lo stadio di illuminazione, di liberazione, lo sforzo è necessario. Anche se il Sé, (l’anima), dovrebbe manifestarsi spontaneamente, per essere nell’amore e nella totale felicità, questo non può accadere se prima non vi è lo sforzo, in una direzione o nell’altra. La Grazia Divina è essenziale alla realizzazione, ma la grazia viene accordata soltanto al vero devoto e al vero yogi. Essa viene elargita solo a coloro che si sforzano incessantemente sul sentiero della vera libertà. Alcuni non appena arrivano qui da me, vogliono essere degli jnani, dei realizzati, ma volutamente ignorano lo sforzo necessario. Tutti i maestri e tutti i libri chiedono ai discepoli di sviluppare la calma interiore, ma non è così facile. Se incontri qualcuno che ha raggiunto lo stato di liberazione, puoi essere certo che lo sforzo necessario è stato fatto o ora o in una vita precedente. Scopri che cosa ti aiuta a tenere lontano i pensieri, e adottalo nella meditazione. Usa lo sforzo per impedirti di essere distratto dai pensieri secondari. L’assenza di sforzo e la consapevolezza priva di scelta sono la nostra vera natura, se raggiungiamo questo stato e vi dimoriamo tutto va bene, ma questo stato non può essere raggiunto senza uno sforzo preliminare, lo sforzo della meditazione intenzionale. È la perseveranza nello sforzo che conta, più si medita, più facile diventa meditare, così, infine, lo stato meditativo diventa uno stato naturale. Ma lo sforzo è necessario, perché è in esso, che c’è la Grazia”.

In virtù di quanto esposto in questa conferenza e basandomi sulla mia esperienza spirituale, mi sento di affermare, che niente di duraturo può essere conquistato se alle spalle non vi è il dovuto sforzo per conquistarlo. Il Mahatma Gandhi dice: “Non vale la pena di godere dei frutti…. che non derivino dall’aver compiuto il proprio dovere….”. Spiritualmente parlando può capitare che in determinati contesti, si arrivino a vivere degli stati elevati di coscienza, ma questi sono solo dei doni, delle esemplificazioni di quello che è possibile vivere. Affinché questi doni si trasformino in stati di coscienza elevati costanti, ognuno deve realizzare uno sforzo spirituale perseverante. Le uniche cose che veramente rimangono, quelle che realmente fanno evolvere la nostra anima, sono quelle che abbiamo ottenuto attraverso il sudore della nostra fronte, sperimentando, ricercando, agendo, sforzandoci di migliorare e andando sempre oltre i nostri limiti. In ogni caso niente va perso, tanto meno lo sforzo spirituale perseverante, realizzato nella ricerca di Dio. Chiudo questo articolo con una frase ironica dello stesso Ramana Maharshi: “Se però esiste una scorciatoia senza sforzo per arrivare allo stato di liberazione, un negozio in cui questa realizzazione può essere comprata…. fatemelo sapere….”.

Maestro

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