Sincronicità e Causalità

Considerata  superficialmente come un’autentica antitesi della causalità, la Sincronicità rappresenta di fatto un modalità di apparente “assemblaggio di fenomeni” attraverso il quale si arriva a coincidenze e a corrispondenze significative. In realtà la Legge della Sincronicità non contraddice la Legge della Causa e dell’Effetto. Facendo un parallelismo tra la Legge della Causa e dell’Effetto e la Legge della Sincronicità constateremo che esse non sono in nessun caso in contraddizione ma perfettamente complementari.

La Legge del Karma è, per così dire, la legge delle cause o delle connessioni inerenti alla manifestazione, mentre la Legge della Sincronicità può essere considerata la Legge delle “cause divine” dei miracoli. La Legge della Sincronicità ci rivela l’esistenza di un mondo misterioso dei sensi che è sovrapposto a quello fisico nel quale viviamo ma che è altrettanto reale. La comprensione e l’applicazione di questa legge, a livello spirituale, è ciò che ci permette la realizzazione di salti spirituali. Jung considera che simili corrispondenze si possano produrre tra un evento psichico e un evento fisico che non sono legati in modo causale l’uno all’altro. Simili fenomeni sincronistici (non sincroni perché non è obbligatorio che si producano simultaneamente) hanno luogo per esempio nel momento in cui le manifestazioni psichiche (sogni, visioni, presentimenti) arrivano, ad un certo momento, ad avere una corrispondenza nella realtà esteriore. La teoria della Sincronicità ci suggerisce l’esistenza di un mondo misterioso che trascende la causalità, che è situato in un altro ordine della realtà: oltre le cause materiali, oltre lo spazio e il tempo. A questo livello si trovano gli engrammi (tracce mnemoniche che creano un circuito abituale di reazioni a stimoli esterni simili a situazioni già vissute: abitudini emotive che agiscono automaticamente sui comportamenti) degli archetipi, che si riflettono nell’inconscio collettivo, che può essere concepito come un “continuum onnipresente”.

La psiche dell’essere umano diventa, in certe condizioni misteriose, un vero trasformatore dell’energia del mondo archetipico, esterno, atemporale, oltre lo spazio, oltre la causalità, in frequenze di vibrazioni che diventano percettibili a livello spazio-temporale. In un lavoro autobiografico Jung scrive: “La mia preoccupazione costante riguardo la psicologia dei processi incoscienti mi ha obbligato a cercare, da affiancare alla causalità, un altro principio da spiegare, in quanto a volte il principio della causalità mi sembrava insufficiente per spiegare certi fenomeni sorprendenti della psicologia dell’inconscio. Trovavo così fenomeni psicologici paralleli che non potevano essere legati in modo causale gli uni agli altri; ma, oltre la causalità essi potevano essere legati tra di essi in modo diverso, attraverso un altro svolgimento degli eventi. Questa connessione tra gli eventi sembrava, essenzialmente, essere data dalla loro relativa simultaneità da cui il termine “sincronistico”. Sembra davvero che il tempo, lontano dall’essere un’astrazione, sia un continuum energetico concreto. Esso include determinate qualità o condizioni fondamentali che si manifestano simultaneamente in luoghi diversi con un parallelismo che non può essere spiegato dal principio della causalità”. Sottolineando una definizione del termine scelto da lui in questo caso, Jung stesso scrive: “Utilizzo quindi il concetto generale di sincronicità nel senso specifico di corrispondenza tra due o più eventi senza una relazione causale, e che hanno lo stesso contenuto significativo o un senso simile; e faccio questo attraverso un’opposizione alla nozione di sincronismo che indica soltanto il semplice fatto della simultaneità di due fenomeni”. La Sincronicità non ha niente di più misterioso rispetto, per esempio, al principio della discontinuità della fisica quantica. La fede profondamente radicata nell’onnipotenza della causalità crea essa stessa le difficoltà che si oppongono alla nostra comprensione e che fanno sembrare impensabile che gli eventi a-causali (senza causa) si possano produrre o esistere. Le coincidenze degli eventi che sono legati  da un senso sono di solito pensate come puro azzardo. Però più esse si moltiplicano e più la concordanza tra esse è grande, più il loro apparire inverosimile cresce,  paradossalmente, quello che ritorno a dire è che ad un certo momento esse non possono passare come ipotesi azzardate ma devono essere viste, grazie all’assenza causale, come degli “adattamenti” significativi. La loro inesplicabilità non proviene allora dal fatto che se ne ignora la causa ma soprattutto per il motivo che il nostro intelletto non  è abituato a pensarlo”.

I principali tipi di Sincronicità

In pratica possiamo distinguere tre tipi principali di sincronicità:

– La coincidenza profondamente significativa tra lo stato psico-mentale di una persona e uno o più eventi esteriori, obiettivi, che hanno luogo simultaneamente.
– La coincidenza profondamente significativa tra lo stato psico-mentale di una persona e uno o più eventi esteriori , obiettivi, che si trovano fuori dal campo di percezione di questa o che sono lontani nel tempo e quindi non possono essere conosciuti e verificati se non  dopo che l’evento rispettivo si sia prodotto.
– La coincidenza profondamente significativa tra uno o più avvenimenti che sono vissuti da una persona e uno o più eventi esteriori, obiettivi, che si manifestano allo stesso tempo (simultaneamente) o dopo un periodo di tempo molto breve.

Se analizzeremo con molta attenzione le nostre esperienze personali scopriremo in più anche una categoria secondaria di coincidenze profondamente significative che potrebbero esser definite come una “quadratura” tra la percezione di alcuni segni simbolici esteriori che hanno, per le persone che si confrontano con essi, un senso unico molto chiaro, che possono rappresentare dei presentimenti e l’apparizione di alcuni avvenimenti esteriori obiettivi, favorevoli o sfavorevoli.

Una delle citazioni utilizzate spesso da Jung sulla sincronicità è tratta da “Alice nel paese delle meraviglie ” di Lewis Carrol, dove la Regina dice ad Alice:

È una memoria ben misera quella che ricorda solo ciò che è già avvenuto

… solo un osservatore capace di ricordare il futuro sarebbe in grado di comprendere immediatamente e spiegare il Principio della Sincronicità.