Legge del Karma

Il funzionamento perpetuo della Legge della Causa e dell’Effetto assicura l’equità e l’equilibrio dell’intero Universo. Solo il nostro modo limitato e parziale di giudicare, in sostanza non corretto, ci induce a credere che esista l’ingiustizia, la falsità, principalmente a causa della nostra visione del tempo, che consideriamo in maniera frammentaria e non come un continuum.

Guardiamo soltanto la nostra attuale vita, non comprendendo che è soltanto un frammento della nostra intera esistenza. Al fine di comprendere più in profondità ciò che accade nella nostra vita è importante non escludere la possibilità che la nostra vita non inizi al momento della nascita in questo mondo fisico e che non si concluda con la morte fisica. Prima di questa esistenza ne abbiamo avute altre, nelle quali abbiamo messo i semi dei frutti che raccogliamo nella presente. Se i semi sono stati positivi, godremo dei loro frutti; se, invece, i semi sono stati negativi, sopporteremo le conseguenze delle nostre parole, dei nostri pensieri e delle nostre azioni. Come avviene in agricoltura, se seminiamo erba cattiva non possiamo attenderci la crescita di fiori; ugualmente, se i semi posti dai nostri pensieri, parole ed azioni sono malvagi non potremo raccogliere i frutti dell’amore, dell’armonia, della comprensione e della salute.

Ogni evento che si realizza nella nostra vita ha una causa derivante dal passato.

Attraverso i nostri pensieri e le nostre attività influenziamo in maniera permanente l’ambiente che ci circonda; se siamo permanentemente “negativi”, “nocivi” nei confronti di ciò che ci è vicino, di conseguenza anche il nostro ambiente si mostrerà ugualmente negativo verso di noi. E’ molto importante comprendere che nutrendo pensieri e sentimenti negativi non perturbiamo soltanto il nostro essere a tutti i livelli, ma infettiamo con le nostre energie negative ciò che ci è intorno. Se fossimo in grado di capire che queste conseguenze negative ricadranno presto o tardi su di noi, saremmo allora molto più attenti.

Gli errori che abbiamo commesso con i nostri pensieri e le nostre azioni, generando dolore e sofferenza al nostro prossimo, li espieremo prima o poi attraverso i nostri dolori, sofferenze, malattie. Giungendo a comprendere questo, diverremo coscienti che noi stessi siamo gli artefici delle nostre felicità o, al contrario, delle nostre sofferenze ed infelicità; che noi, insomma, siamo gli artefici del nostro destino. Nel passato abbiamo “costruito” il presente, cioè abbiamo seminato ciò che raccogliamo ora; nel presente stiamo costruendo il nostro futuro, piantando i semi dei frutti futuri. L’unica possibilità di riuscire ad evitare questo determinismo stretto consiste nel realizzare tutte le azioni con coscienza e con un totale distacco riguardo ai  loro frutti.

Vi sono semi piantati in questa esistenza i cui frutti possiamo già raccogliere, più presto o più tardi, come pure vi sono semi che piantati durante questa esistenza, non daranno frutti, negativi o positivi, che si vedranno soltanto nell’esistenza futura. In questo modo si spiegano le malattie genetiche, le malformazioni ereditarie, le patologie infantili, come anche le capacità straordinarie e la genialità precoce.

San Paolo diceva: ” …Non potete ingannare Dio, perché accade sempre che ciò che l’uomo ha seminato, più tardi raccoglierà” (Lettera ai Galatei, cap. VI).

Inoltre Gesù diceva: “Chi semina vento, raccoglie tempesta”; “all’azione segue la ricompensa”; “come prepari il letto, così dormi”, ci insegna la saggezza popolare.

Dobbiamo considerare tutte le esperienze come prove che ci mettono faccia a faccia con i nostri errori, dai quali possiamo imparare. Come già detto, i pensieri, le parole, i sentimenti e le azioni ricadono sul loro autore come un boomerang.

Non dimentichiamo che non siamo “puniti” a causa delle nostre azioni, ma dalle nostre azioni.

Per esempio: un uomo che uccide sarà a sua volta ucciso in questa esistenza o nella prossima. Diceva Gesù: “Chi di spada ferisce, di spada perisce” (Matteo, 26, 52).

A causa della sua azione l’uomo determina un debito verso sé stesso. Se non comprendiamo questo, continueremo di vita in vita a uccidere e ad essere uccisi.

Comprendendo la legge del karma realizziamo che non esistono la fortuna e la sfortuna, ma che siamo artefici delle nostre vite, del nostro stato di bene e di salute o, al contrario, dei nostri stati di sofferenza e di malattia. Ci accorgiamo che non esiste la “casualità” o l'”accidentalità”, perché ogni cosa che ci accade è strettamente collegata ad una causa preesistente, che viene dal passato e che al momento opportuno manifesta i propri effetti nel presente.

Poiché la nostra ignoranza o incoscienza ci nasconde, il più delle volte, il passato (cioè le nostre esistenze anteriori) allo stesso modo in cui ignoriamo il futuro, a noi sembra che tutto ciò che ci accade provenga dal nulla, come se tutto, senza eccezione, fosse una manifestazione puramente accidentale.

Nulla avviene per caso: esiste uno stretto rapporto tra gli eventi e le conseguenze. Tutti i pensieri provengono dalla mente, tutte le azioni sono le conseguenze dei nostri pensieri, ogni pensiero ed ogni azione è un anello della catena composta da causa ed effetto.

Il segreto contenuto nelle Leggi Universali Divine è la necessità che il pensiero si orienti verso la ricerca della realizzazione della felicità, la quale è la rappresentazione emozionale dell’evoluzione spirituale.

Il Karma (relazione tra causa ed effetto) può essere classificato in tre categorie. Questo sono chiamate sanchita,prarabdha e kriyamana.

Sanchita (“raccolto”) karma è la somma degli effetti provocati dalle nostre azioni passate, coscienti o incoscienti, e si colloca nel nostro corpo causale.

Prarabdha (“in movimento”) karma è quella parte (sic!) di sanchita karma che è sperimentata durante l’intera vita presente ed è costituita dai frutti che sono già stati raccolti e sono pronti ad essere consumati. Sanchita e prarabdha rappresentano il destino o la sorte.

Tuttavia, il destino e la sorte sono veramente inevitabili soltanto nella misura in cui non sono modificati dal kriyamana karma. Alcuni autori equiparano non correttamente il karma al destino. La condizione umana è sempre determinata dall’interazione dinamica tra il destino e il libero arbitrio. Nessuno è guidato soltanto dal destino e nessuno ha una vita interamente governabile con il libero arbitrio. Kriyamana karma rappresenta il karma del presente, prodotto dalle azioni in corso (i cui effetti si determinano nel futuro).

Kriyamana karma è il karma prodotto dall’incontro tra la volontà e la capacità di creazione. L’uomo non può distruggere il passato, ma non può permettersi di essere interamente controllato da esso dal momento che può modificare il futuro per mezzo delle azioni che compie nel presente.

Questi tre tipi di karma possono presentarsi in due modi: arabdha che significa “già iniziato”, e anarbdha (“addormentato”) che non è ancora incominciato.

Un paragone utilizzato nei trattati orientali, legato a questa classificazione del karma, si riferisce alla raccolta del riso. Secondo questa similitudine sanchita karmaParabdha karma, invece, corrisponde alla quantità di riso estratta dal granaio e portata in cucina per essere cotta e quindi mangiata in questa vita. Kriyamana karma è il riso che oggi sarà piantato per il prossimo raccolto. Riprendendo il concetto di relazione dinamica tra destino (sanchita e parabdha) e libero arbitrio possiamo adesso comprendere perché lo sforzo che compiamo verso kriyamana karma per modificare il destino dipende dalla forza del karma (parabdha karma) in questa esistenza. costituisce l’intero raccolto del riso, già depositato nel granaio.

Tradizionalmente si distingue l’intensità di parabdha karma in tre gradi:

Dridha (“stabile”) è il karma che è così intenso da non poter essere modificato;
Dridha-adridha (“stabile/flessibile”) è il karma che può essere modificato da chi utilizzi la volontà creativa;
Adridha (“flessibile”) è il karma che è facile da modificare e con il quale è possibile fare, più o meno, ciò che si vuole.

La vita può essere paragonata ad una nuotata per attraversare un fiume, che rappresenta il parabdha karma di ciascuno. Se la velocità della corrente è di intensità stabile (dridha), è quasi sicuro che la corrente sarà più forte del nuotatore e lo porterà verso valle, anche se si tratta di un nuotatore esperto. Se la forza del nuotatore è pari alla forza della corrente, si determinerà una situazione di tipo dridha-adridha e, probabilmente, riuscirà ad attraversare il fiume con l’uso di tutte le sue energie. Quando la corrente del fiume è debole, l’intensità del karma è adridha, è quindi poco probabile che un nuotatore, anche non particolarmente esperto, possa avere delle difficoltà.

Il libero arbitrio opera qui, come in tutte le altre situazioni simili: quando e dove dobbiamo entrare nel fiume, quanto rapidamente e quanto forte dobbiamo nuotare, etc. Ogni applicazione del libero arbitrio influenza il nostro destino. Per esempio, se si nuota velocemente o con molta energia le forze si esauriscono prima e ci si può trovare in un momento cruciale in cui non si hanno più risorse per poter influenzare positivamente il destino.

Questi differenti gradi di intensità del karma si applicano in ogni contesto della nostra esistenza.

Probabilmente l’aspetto più importante collegato al karma è la presa di coscienza: quanto più si è coscienti, tanto più si è efficienti come esseri umani. Più un essere umano è cosciente, più il grado di armonizzazione della sua vita è maggiore.

Non dovremmo dimenticare che l’uomo genera il proprio karma, creando per mezzo dei suoi pensieri e delle sue aspirazioni predominanti le sue capacità o i suoi limiti. Per mezzo dei suoi pensieri, delle sue azioni, delle sue intenzioni e dei suoi orientamenti, l’uomo è capace di espandere all’infinito i propri limiti o, al contrario, può restringerli al massimo.

Attraverso i pensieri e le azioni l’uomo ha creato le catene che lo legano ma, grazie ad un modo corretto di pensare e di agire, scegliendo il bene e ciò che lo eleva, l’uomo è in grado di spezzarle.

Come dicono i saggi, siamo i beneficiari delle nostre stesse scelte, le quali ci definiscono.

In funzione del nostro modo di pensare, di parlare e di agire provochiamo nel nostro organismo reazioni, collegate al nostro stato di salute, che prima o dopo dovremo sopportare.

Non siamo puniti a causa delle nostre azioni, ma dalle nostre azioni.

Ogni causa ha il suo effetto ed ogni effetto che compare ha una propria causa che lo determina. Tutto accade in conformità alle Leggi Universali stabilite

dal Divino. La “sorte”, il “caso”, sono soltanto i nomi che per ignoranza vengono attribuiti alla Legge della Necessità. Nessuno può sottrarsi alle Leggi Divine.Ogni pensiero, ogni parola, ogni azione positiva o, al contrario, negativa che noi realizziamo nel presente costituisce una causa che determinerà nel futuro, più prossimo o più lontano, effetti e conseguenze positivi o negativi. Questa è la Legge della Causa e dell’Effetto, nota in Oriente come la legge del Karma. In sanscrito la parola karma significa azione.

Qualsiasi pensiero, parola, sentimento, azione tornano come un boomerang presso colui che li ha determinati. La terza legge di Newton, la “legge dell’azione e della reazione”, afferma che ogni forza esercitata sopra un oggetto provoca una reazione di forza uguale e di senso contrario; questa è la trasposizione nel mondo fisico della Legge del Karma.

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