Paramahansa Yogananda

“La più meravigliosa storia d’amore che potete vivere è quella con Dio…E’ Lui l’innamorato e le nostre anime sono l’amata, e quando l’anima incontra il più grande Innamorato dell’universo, ha inizio una storia d’amore infinita”. Tutta la vita di Yogananda è incentrata sulla sua esperienza personale dell’amore per Dio e della saggezza di Dio, e su come sia possibile scoprire nella propria esistenza la presenza divina che tutto appaga. Egli costituisce un esempio di bhakti yoga, lo yoga devozionale, ed è considerato un Premavatar, l’incarnazione dell’amore.

Paramhansa Yogananda nacque a Gorakhpur, in India, il 5 gennaio 1893, con il nome di Mukunda ed ebbe un’infanzia incredibilmente straordinaria, caratterizzata da segni evidenti che preannunciavano un destino divino. Fin da bambino infatti, egli iniziò ad avere reminiscenze riguardo le sue vite precedenti, visioni spirituali e intuizioni metafisiche sulla vera essenza dell’uomo e sull’infinito potere delle parole e dei suoni.

Il grande Maestro Lahiri Mahasaya, discepolo di Babaji e Guru dei suoi genitori e di Sri Yukteswar (futuro Maestro di Yogananda), predisse a sua madre che sarebbe stato un grande yogi, “il motore spirituale che avrebbe condotto molte anime verso il regno di Dio”. Tutta la sua vita infatti sarà votata alla rinuncia delle cose del mondo e alla ricerca del divino attraverso la scienza dello Yoga, e contraddistinta da un unico desiderio: risvegliare l’uomo dal suo doloroso sogno di un’esistenza separata da Dio.

Durante il periodo che precedette l’entrata del Maestro Sri Yukteswar nella sua vita, Yogananda incontrò diversi saggi, i cui insegnamenti si fissarono in maniera indelebile sul suo animo sensibile. Egli comprese presto che solo abbandonando la presunzione intellettuale e sconfiggendo l’ego è possibile avvicinarsi alla verità e abbracciare Dio; che v’è una predominanza e un condizionamento della mente sul corpo per cui ogni fragilità ha un’origine mentale ma il corpo, schiavo delle abitudini, ostacola la mente; che i veri rinunciatari non sono coloro che abbandonano le ricchezze e i piaceri materiali per cercare Dio e la saggezza, ma coloro che cedono l’incommensurabile bene divino per una “misera manciata di balocchi terreni”; che la natura di Dio è estasi.

Quando incontrò per la prima volta Yukteswar ebbe la netta sensazione di conoscerlo da sempre e la consapevolezza che lo avrebbe condotto a Dio. Il guru pretese dal suo discepolo devozione completa e assoluta obbedienza ai severi insegnamenti. Yogananda venne iniziato al Kriya Yoga, dopo essere entrato nell’ashram ed essersi iscritto allo Scottish Church College di Calcutta, dove proseguì gli studi.

Grazie al suo Maestro, egli visse la sua prima ineffabile esperienza di coscienza cosmica, che descrisse con grande emozione nella sua celebre “Autobiografia di uno yogi”, ed è sempre grazie a lui e ai suoi poteri divini che guarì dal colera asiatico, salvandosi quindi da una morte sicura.

Dopo aver conseguito la laurea, diventò monaco dell’ordine degli Swami, dopo vari dinieghi da parte di Sri Yukteswar che intendeva mettere alla prova la serietà della sua vocazione. Gli venne assegnato appunto il nome di Yogananda, che significa letteralmente: beatitudine (ananda) attraverso la divina unione (yoga). L’ordine monastico degli Swami, onorato in India da tempi antichissimi e riorganizzato nel IX sec. da Shankaracharya, prevedeva l’iniziazione impartita da altriSwami e il rispetto dei voti di povertà, castità e obbedienza all’autorità spirituale, analogamente agli ordini monastici cattolici. L’ideale consisteva nel servire con abnegazione tutta l’umanità rinunciando ai propri bisogni o ambizioni; lo scopo era l’unione assoluta con lo Spirito.

Uno Swami però non è sempre uno yogi: lo yogi è colui che pratica una tecnica scientifica per congiungersi a Dio. Lo Yoga è considerato da Yogananda come un metodo scientifico, in quanto offre la possibilità di esperienze verificabili. E’ il sistema per contenere la naturale turbolenza dei pensieri dell’uomo che ostacolano la scoperta della propria natura spirituale, è la scienza sacra che permette di conoscere le leggi sottili che governano i piani spirituali, normalmente inaccessibili, e i domini interiori della coscienza. Yogananda afferma che lo Yoga permette di sottrarsi alle leggi naturali svincolando l’anima dal corpo, prolungando la vita ed espandendo la coscienza all’infinito. Per mezzo dello Yoga ciascun individuo può recuperare l’autentico rapporto con la natura e risvegliare in sé il riverente rispetto per ogni fenomeno; esso ridesta inoltre nell’uomo la coscienza di una beatitudine superiore e aiuta a scoprire la piena divinità di se stessi. Yogananda sostiene che l’idea che lo Yoga sia una disciplina esclusivamente orientale e “inadatta agli occidentali” è assolutamente falsa. Tra l’altro, si deve a Lahiri Mahasaya l’eliminazione dell’errata convinzione che lo Yoga sia una pratica misteriosa, per pochi eletti.

Nel 1918 Yogananda fondò una scuola di Yoga a Ranchi, la Yoga Satsanga Brahmacharya. Essa sarà la Casa-Madre da cui dipenderanno tutte le altre scuole aperte successivamente a Midnapore, a Lakshmanpur e a Puri. Quando nel 1920 venne ritenuto pronto per cominciare a diffondere nel mondo la scienza yoga, il Mahavatar Babaji gli rivelò quale sarebbe stata la sua missione divina: “Tu sei colui che ho scelto per diffondere il messaggio del Kriya Yoga in Occidente”.

D’ora in poi l’intero pensiero e l’intera attività di Yogananda saranno dominati da un ideale: la possibilità di un’evoluzione spirituale dell’intera umanità, in cui giocherà un ruolo fondamentale l’interscambio tra oriente e occidente che, riunificati dall’unico legame eterno ed universale, cioè quello spirituale, potranno assimilare le reciproche virtù e raggiungere l’armonia..

Yogananda vivrà in America per il resto della sua vita. Per più di un decennio la percorse parlando quasi ogni giorno a un folto pubblico in tutte le maggiori città. Raramente preparava le sue conferenze, molto spesso, mentre si trovava in viaggio chiedeva ai propri collaboratori: “Qual è il tema della mia conferenza di oggi?”. Dunque, si concentrava sull’argomento e, una volta giunto a destinazione, ne parlava seguendo un’interiore ispirazione divina. Altre volte, incurante dell’argomento stabilito, esprimeva le verità che in quel momento assorbivano la sua coscienza, oppure mentre parlava dimenticava l’auditorio e si rivolgeva direttamente a Dio, la sua mente si univa alla Coscienza divina e descriveva la verità che percepiva interiormente..

Con la sua naturalezza e umiltà, durante gli incontri riusciva a mettere a proprio agio tutti i presenti, e ciascuno sentiva che le sue parole erano dirette personalmente a lui. Aveva uno spiccato senso dell’umorismo e con certe frasi appropriate, gesti o particolari espressioni del viso, sapeva suscitare calorose risate al momento giusto.

Il 28 gennaio 1925 il Los Angeles Times scriveva: “Il Philarmonic Auditorium presenta l’inaudito spettacolo di migliaia di persone…rimandate indietro un’ora prima che avesse inizio la conferenza perché i 3000 posti della sala erano già stati occupati. L’attrazione è rappresentata dallo Swami Yogananda, un indù che sta invadendo gli Stati Uniti per portarvi Dio…”.

Nel 1925 Yogananda istituì a Los Angeles la Casa-Madre della Self-Realization Fellowship. Alla fine degli anni ’30 cominciò ad abbandonare gradualmente la sua attività di conferenziere. “Non mi interessano più le folle”, disse “ma le anime che vogliono conoscere Dio seriamente”.

Durante la sua vita Yogananda ebbe incontri importanti con molte personalità spirituali, tra cui il Mahatma Gandhi (che chiese di essere iniziato al Kriya Yoga), Ramana MaharishiMa AnandamoyTherese Neumann ecc. Inoltre fu testimone di un evento eccezionale: ebbe la grazia di assistere alla resurrezione del suo Maestro Sri Yukteswar, che gli fece delle rivelazioni straordinarie riguardo l’esistenza dei mondi astrale e causale e le leggi del karma, affinché le divulgasse infondendo una nuova e più forte speranza negli uomini, purtroppo “folli d’infelicità e di paura della morte”.

La resurrezione di Yukteswar costituisce la prova di come la vita e la morte non siano altro che mere relatività del pensiero. Yogananda non farà che ribadire che tutto ciò che accade nel mondo è solo una scena nella scena, ogni dramma o tragedia non ha nulla di reale, si svolge come in una pellicola cinematografica. Tutto fa parte del sogno cosmico di Dio, l’intera creazione non è altro che una condensazione di sogno dei pensieri di Dio.

Il 7 marzo 1952, alla fine di un discorso, Yogananda entrò nel mahasamadhi, l’uscita cosciente dal corpo fisico di uno yogi evoluto, così come aveva predetto: “Non morirò nel mio letto, ma in piedi, parlando di Dio e dell’India”. Abbandonò il piano fisico così come era vissuto, esortando gli uomini a conoscere Dio.

Insegnante Yoga Nelsi Zavarelli