Ombra & Presenza (I)

 

Con questo articolo voglio descrivere alcuni meccanismi che chi decide di fare un lavoro approfondito su di sé potrà riscontrare, con sfumature diverse, durante il proprio cammino. La presenza dell’ombra, come la intendeva Jung, è un ostacolo immenso per chi desidera elevare la propria coscienza, ma che nel suo mistero si potrebbe rivelare allo stesso tempo il più grande trampolino di lancio. Le nostre tendenze più infime e nascoste, i nostri pensieri più vili, talvolta perversi, sono in realtà una tappa obbligata che dobbiamo attraversare e sciogliere per poter andare veramente oltre… chi ha la grazia di realizzare questa verità non solo mentalmente, ma in senso profondo, si ritroverà in una posizione molto difficile, ma quanto mai propizia per la propria evoluzione animica.

Proviamo ad analizzare la nostra condizione andando per step. In uno stato di “normalità”, ovvero quello stato di coscienza passivo e privo di sforzo spirituale, ciò che solitamente accade è che non vediamo proprio la nostra ombra, ma inconsapevolmente fuggiamo il più possibile da essa. E in che modo fuggiamo? Paradossalmente attraverso l’identificazione, che ci porta a creare mille ragioni che giustifichino i nostri pensieri negativi sugli altri o sui noi stessi. Di fatto, a livello inconscio, noi vediamo bene la nostra ombra, e talmente non la sopportiamo, talmente non la accettiamo che la vorremmo rimuovere. Creiamo quindi una personalità ad hoc, una maschera fatta su misura da mostrare sia verso gli altri che verso noi stessi. In certi casi, talmente riteniamo inaccettabili alcuni aspetti di noi, da convincerci profondamente di essere rappresentanti della “forma più pura ed estrema” dell’esatto opposto, raggiungendo livelli di alienazione e scissione interiore immensi… Questa condizione è il dramma di tutti, perché genera tantissima sofferenza, e il dispiacere nel rendersene conto è grande.

Ciò che neghi, ti sottomette. Ciò che accetti, ti trasforma” (C.G. Jung). Secondo Jung, l’unico modo per tornare ad uno stato di integrità e liberarsi dalla dittatura inconsapevole delle proprie parti inferiori, è realizzare un processo di grande trasformazione che deriva dall’accettazione dell’ombra stessa, un lavoro che richiede tutta la nostra attenzione e che potrebbe diventare l’opera di un’intera vita. Essere disposti a compiere questo lavoro significa allo stesso tempo essere disposti a rinunciare a se stessi, in senso egoico, a quell’identità illusoria che ci siamo creati in gran parte per non affrontare l’ombra stessa. Nel pratico come possiamo agire? Il lavoro si raffina nel tempo, e anche i livelli di difficoltà cambiano via via che si scende più in profondità, ma l’elemento essenziale è sempre la presenza, la capacità di osservare con distacco. La presenza è qualcosa di magico, attraverso cui effettivamente avvengono miracoli, o potremmo dire, attraverso cui permettiamo ai miracoli di avvenire. Essere presenti significa essere capaci di fare tutto con attenzione, cosa difficilissima, perché la mente, se non fa nulla, si distrae e non appena si distrae inizia subito a subire passivamente ogni impulso. Se non siamo presenti ad ogni emozione, essa ci vive, ci costringe ad interpretare la realtà in modi non veri, e anche se ce ne rendiamo conto (e già sarebbe tanto) non siamo comunque liberi di pensarla diversamente, siamo succubi dei nostri stati interiori. Potremmo dire che la presenza è “cumulativa”, ovvero più la pratichiamo più essa aumenta. Ogni pensiero ed emozione che viviamo in modo inconsapevole ci toglie energia e toglie energia alla presenza, al contrario, ogni volta che riusciamo ad osservare ciò che ci accade con distacco, quell’energia rimane in noi e amplifica il nostro campo di presenza. Più è forte lo stato interiore che stiamo vivendo e più grande sarà l’energia che accumuleremo se saremo in grado di viverlo in presenza e più si espanderà la nostra coscienza. Eckhart Tolle dice che “l’ego e la consapevolezza non possono coesistere”, perché l’ego sopravvive attraverso l’identificazione inconsapevole con lui, ma dove c’è presenza e quindi consapevolezza esso muore.

Ma cosa c’entra questo con l’ombra? Accettare e portare alla luce la propria ombra va di pari passi con ciò che abbiamo appena descritto, in quanto questa accettazione avviene proprio dal momento in cui siamo in grado di “stare in compagnia” delle nostre parti più oscure senza fare nulla, ma con uno stato di coscienza molto vigile. Se, anziché identificarci con la reazione di rifiuto che meccanicamente parte verso l’ombra, riusciamo a rallentare il flusso di pensieri, e poi ad entrare semplicemente in uno stato di osservazione, è possibile che la sofferenza possa diventare molto grande e la tentazione a cedere in atteggiamenti scompensati verso gli altri o verso noi stessi in questa fase diventi quasi irresistibile. Ma se, nonostante ciò, rimarremo solo vigili, senza giudizio, arriveremo a vivere la sofferenza pura che sta dietro l’ombra ed osservando senza interferire, attraverso un processo di espansione, infine essa si dissolverà. Non interferire, non giudicare, non abbattersi, resistere, rimanere presenti e aspettare… queste sono qualità interiori preziose mille volte più dell’oro.

Dicevo prima che la presenza è come qualcosa di magico, che permette a miracoli di avvenire… perché quando siamo presenti noi semplicemente ci impegniamo a non interferire, ma cos’è che scioglie quelle ombre così grandi? Da dove viene quell’immensa luce che ci inonda e ci riempie di grazia e di stati sublimi quando usciamo vincitori da queste battaglie? Come dicevamo all’inizio l’ombra è un ostacolo immenso nel progresso spirituale, ma per chi capisce i meccanismi misteriosi che vi sono al suo interno, essa diventa un tesoro inestimabile, un bacino di energie che se liberate attraverso la grazia ci portano ad una trasformazione senza ritorno e ad elevare la nostra coscienza molto oltre quello che potremmo immaginare. La presenza è semplicemente un guardiano che si cura di mantenere aperti i canali, che non permette all’ombra di tornare nella sua ombra, quindi di nascondersi, semplicemente donandole il suo sguardo. Se nonostante le difficoltà questo canale rimane aperto, esso permetterà alla luce, alla grazia, di raggiungere l’ombra e di illuminarla… sciogliendola. Non c’è speculazione, non c’è una strategia intelligente… quello è l’ego, che pensa di dover fare grandi cose… l’unica grande realizzazione è invece riuscire a stare in osservazione presente, con armonia e fede, nonostante tutto.

Adriana