Spesso, quando l’essere umano arriva ad un certo punto di questo cammino spirituale, improvvisamente, a causa di alcune tentazioni egoiche ed inerziali, inizia a considerare che il cammino, così come lo percorre, sia troppo difficile, che implichi degli sforzi troppo grandi. In situazioni del genere, constatiamo che un simile essere devia, “scende ai piedi della montagna” e riparte, cercando di ascendere di nuovo ma con un’altra variante, dicendo a se stesso: “Adesso, anche senza fare nulla, riuscirò a raggiungere, tutto ad un tratto, la cima della montagna”. E così, l’aspirante riparte nuovamente; ma, ad un certo punto, a causa dello stesso demone che si manifesta ciclicamente, a metà strada si rende conto che anche adesso è difficile proseguire. Scende di nuovo e ricomincia la scalata, cosicché, nemmeno dopo 15 – 20 anni riuscirà a superare un quarto dell’altezza della montagna.
Questo genere di persone hanno manifestato interiormente un fortissimo egoismo e la tendenza ad immaginare, in modo fantasmagorico, di poter intraprendere un sentiero spirituale percorribile con il massimo dei vantaggi (perché mirano prima di tutto ai vantaggi) e il minimo sforzo. Da questo punto di vista, possiamo affermare che queste persone si “disperano” nel tentativo di scoprire un sentiero attraverso il quale ottenere tutto senza fare niente. Evidentemente simili sentieri non esistono e, allorquando qualcuno ci presenta qualcosa del genere, dobbiamo essere coscienti del fatto che si tratta di qualcosa di falso. Accade esattamente come quando si realizzano gli effetti speciali dei film (soprattutto quelli più datati): gli attori si trovano fermi nello stesso posto, mentre dietro di loro, su un cilindro scorrono diversi paesaggi; ciò crea la sensazione del viaggio, ma è solo una sensazione. Questa sorta di illusione, che appare in coloro che ne sono vittime, arreca sofferenze e delusioni terribili.
Quando cominciamo ad intraprendere un cammino spirituale è molto importante vedere che cosa abbiamo fatto per poter arrivare più in alto, ed eventualmente paragonare i nostri risultati con quelli degli altri. Questo perché il lavoro di squadra ha l’immenso vantaggio che ci permette di percepire ciò che ancora non siamo riusciti a fare. E se notiamo che un nostro collega è 15 volte meglio di noi, nel senso che constatiamo che ottiene molti risultati in seguito alla sua pratica spirituale, in nessuno caso dobbiamo incolpare il sistema o colui che ci guida, in quanto quest’ultimo non può obbligarci, forzarci o ricattarci ad evolvere. È un problema strettamente personale che riguarda solo noi stessi.
I MAESTRI DELLA SAGGEZZA DICONO: “Andate dappertutto, apprendete tutto ciò che potete e memorizzate ciò che è buono”. Colui che è veramente dotato d’intelligenza e del potere di discernere è capace, persino quando si confronta con una particolare situazione, di assimilare ciò che veramente lo completa sul sentiero che sta percorrendo. Un essere che ha un minimo di responsabilità e che vuole davvero intraprendere un cammino spirituale, all’inizio arriva e dice: “Io sono questo, accoglimi!”, mentre quando se ne va può dire: “Sono stato questo, grazie e arrivederci!”. Così deve essere una relazione, almeno dal punto di vista umano.
Possiamo aggiungere al sentiero che stiamo percorrendo alcuni elementi supplementari, che scopriamo o vediamo in un altro sentiero, ma devono essere di buon senso. Ciò però non implica il fatto di rinunciare al cammino che abbiamo percorso e cominciarne un altro. Gli effetti speciali del cinematografo e quel modo specifico nel quale tu immagini di avanzare, rappresentano di fatto una via senza uscita, una strada chiusa; è come se il soggetto si trovasse su un tapis roulant – compie ogni genere di sforzi, addirittura corre, e nonostante ciò rimane fermo. È certo il fatto che in una simile situazione l’essere perde tempo: il bene più prezioso, che nessuno potrà mai compensare; egli perde inoltre anche molta energia. L’elemento tempo però è la cosa più valida, perché se qualcuno perderà anche una sola ora, nessuno potrà mai restituirgliela. È perduta per sempre. Neanche l’energia può essere compensata, almeno non totalmente: ciò che hai consumato stupidamente in gioventù non potrà più essere facilmente riconquistato a 80 anni. Un conto è avere il risveglio dell’energia kundalini a 17 anni, un conto a 83 anni; un cosa è riuscire a trasmutare il tuo potenziale creatore a 15 anni, un’altra a 79 anni.
Queste sono considerazioni molto utili da capire, in quanto si è potuto constatare diverse volte come certe persone che praticano da molti anni non siano state capaci di comprendere neanche la minima parte di simili aspetti spirituali, a differenza di altre che li hanno assimilati e sono state poi in grado di realizzare degli autentici salti spirituali. Ci sono ancora persone che, nonostante dicano di praticare Yoga da anni, si trascinano in questo modo con un atteggiamento amareggiato, scontento, frustrato. Esiste la possibilità che una guida spirituale sostenga maggiormente qualcuno, allorquando la devozione che l’aspirante ha verso il Divino lo rende degno di ricevere. Ci sono alcuni però che, nel loro egoismo penoso, considerano di dover ricevere tutto; e se si presentasse una situazione in cui debbano impegnarsi a loro volta in un’azione nella quale deporre un piccolo sforzo, ciò rappresenterebbe già un grande dramma, un problema, e lo eseguirebbero completamente annoiati solo per liberarsene e per “far vedere”, così però, solo per aver compiuto quel piccolo gesto, le loro richieste aumenterebbero, poiché sosterrebbero di aver fatto formalmente il loro dovere.
Tutto ciò è chiaramente indice di una mentalità penosa, tipica della persona opportunista, che vive secondo il motto: “Tutto è per me e io per nessuno”. Tale atteggiamento evidenzia uno stato interiore di egoismo feroce: tra questi esseri si trovano coloro che hanno le più aberranti pretese, che se la prendono più degli altri, che hanno i più esacerbati orgogli e si sentono molto offesi se per caso vengono ignorati. Sempre tra queste persone si trovano quelli che non leggono mai il materiale relativo ai propri corsi di Yoga, e che al più piccolo e banale problema, nonostante gli anni “di pratica” accumulati su questa via, non si pongono neanche il problema: “potrei fare qualcosa?” O dire: “Ecco, ho 15 varianti, però non so decidere, tu che ne dici? qual è la migliore?”. Lo sforzo sul cammino spirituale è importante ed indica che siete interessati, che volete evolvere coscientemente e che non vi trovate tra la categoria di persone che aspettano che cada tutto dal cielo o che pretendono che sia il Maestro a fare tutto al posto loro. “Vado dal Maestro a farmi aiutare; tanto c’è per questo; non serve che io faccia degli sforzi!”. Alcuni hanno questa mentalità infantile, che non è neanche lontanamente spiritualmente autentica!
Continuando però ad agire così, il discepolo si manterrà in uno stato di dipendenza che non è specifico di colui che aspira veramente a conoscere Dio. Dobbiamo essere coscienti del fatto che l’evoluzione spirituale è possibile solo se la persona è cosciente, ed è importante che essa deponga degli sforzi in questa direzione. Non evolveremo se è un altro a risolvere i nostri problemi. In questo modo gireremo soltanto a vuoto avendo l’impressione di evolvere, illudendo noi stessi. È come quando una persona gira di continuo con la macchina in un senso, senza mai decidersi di imboccare un’uscita e proseguire. Si troverà sempre nello stesso punto, anche se la macchina continua a girare. Mentre è importante chiedersi dove si vuole andare veramente, e analizzare poi con sincerità e lucidità se il nostro modo di agire ci porta in quella direzione. Sul cammino spirituale è molto importante la sincerità. In primo luogo dobbiamo essere sinceri con noi stessi. Solo quando non mentiremo più a noi stessi avanzeremo spiritualmente. Fino ad allora avremo solo un surrogato che noi considereremo spiritualità. Un cammino autentico implica il fatto di essere onesti con noi stessi, di porci delle domande riguardo la nostra esistenza, di prendere le giuste decisioni e di applicarle fino all’ottenimento dei risultati attesi. È importante che ci domandiamo, e che rispondiamo sinceramente dopo un’attenta analisi, quali sono i cambiamenti che abbiamo ottenuto finora. Dobbiamo cercare di analizzare questo fatto anche a distanza di pochi mesi: vedere se siamo cambiati rispetto a qualche mese fa. Vedere se il nostro vissuto spirituale è cambiato o se è lo stesso di un anno fa. Vedere come percepiamo e ci manifestiamo nei confronti del mondo da un anno all’altro. Siamo più maturi? Siamo più comprensivi? Ci arrabbiamo meno essendo più distaccati? Riusciamo a trovare alcune qualità nelle persone con le quali entriamo in conflitto? Questi sono solo alcuni aspetti, che possiamo prendere come punti di riferimento per poter fare una lucida analisi sul nostro stato spirituale attuale e futuro.