Mentre inizio a scrivere questo articolo, sento un’aria nostalgica che mi avvolge il cuore e lo riempie di dolcezza e calore. I ricordi che ho del Natale da bambina sono con la mia famiglia e nella scuola. Era ed è ancora il mio periodo preferito dell’anno. Mi viene tanta gioia vedere tutto addobato con luci e colori. Tutto iniziava a scuola, quando nel mese di novembre si cominciava a preparare lo spettacolo di Natale. Era il grande evento dell’anno! Ogni professore di classe organizzava una rappresentazione. Di solito si trattava di una piccola rappresentazione teatrale, in cui ogni bambino doveva imparare a memoria alcune frasi per interpretare il proprio personaggio. Oppure poteva essere una canzone in cui si cantava e si ballava. Creavamo sempre storie il cui tema principale era il Natale. Ricordo che un anno abbiamo fatto un presepe vivente e io ho interpretato il ruolo di un pastorello, e un altro anno mi sono vestita da Babbo Natale e ho cantato insieme ai miei compagni di classe la canzone di Rudolf la renna. Facevamo queste rappresentazioni in un piccolo cinema in un paese vicino alla scuola, poco prima dell’inizio delle vacanze di Natale. Per prepararci a questi spettacoli facevamo le prove per un mese e mezzo. Ricordo la gioia e l’eccitazione quando era il nostro turno di fare le prove… anche perché durante le prove l’atmosfera era molto rilassata e le lezioni venivano fermate. Era un momento di convivialità ed allegria con il resto dei bambini, sempre con l’accompagnamento di musiche natalizie. C’era un calore nell’atmosfera che creava una dolce armonia tra di noi.
A casa, ricordo che qualche settimana prima di Natale, i miei nonni materni venivano a casa nostra. Durante quelle settimane, mia nonna aiutava mia madre con i costumi che cuciva a mano per la recita scolastica di Natale che io e mia sorella dovevamo indossare. Ricordo anche che i miei nonni ci portavano nei campi a raccogliere il muschio che poi usavamo per fare il presepe. Erano momenti magici e in quelle settimane potevamo trascorrere più tempo con i nostri nonni, perché vivevano in un piccolo paese nella parte meridionale di Castilla-La Mancha, un po’ lontano da dove vivevamo noi. Un altro momento magico era quando facevamo il presepe. Io e mia sorella potevamo passare diversi giorni a farlo, lei aveva sempre nuove idee ed io… facevo tutto quello che mi chiedeva, anche se a volte mi intrattenevo cantando le canzoni che mio padre suonava di sottofondo. Il presepe comprendeva le figure degli animali della fattoria, il fiume fatto con carta di alluminio e la neve fatta con palline di polistirolo bianco. Mio padre era l’incaricato di gestire e allestire le decorazioni natalizie in salotto e di montare l’albero di Natale. Gli è sempre piaciuto mettere canzoni natalizie in sottofondo, e lo fa ancora oggi. Questo era anche un bel momento in cui ci riunivamo per contribuire a creare l’atmosfera natalizia in casa.
Una delle grandi tradizioni natalizie in Spagna si svolge il 22 Dicembre, quando si tiene la lotteria di Natale. Quel giorno un gruppo di bambini di un paese si riunisce in un gran teatro di Madrid. Sul palcoscenico ci sono due enormi palline dorate della tombola che ruotano e da cui vengono estratti i numeri. Su una delle palline ci sono i numeri che corrispondono alla serie dei “décimos” (biglietti della lotteria), mentre sull’altra c’è una cifra in euro che corrisponde al premio del numero che è stato estratto prima. I bambini hanno il compito di prendere questi numeri e cantarli uno per uno… in ogni angolo della Spagna, si possono sentire questi bambini cantare i numeri, alla radio o alla televisione. Durante questa mattinata si avverte l’illusione e l’eccitazione nell’atmosfera, ed un brivido sale lungo la schiena… perché ora il Natale è ufficialmente iniziato.
Ricordo la notte del 24 Dicembre, che aspettavo con grande agitazione, perché quasi ogni anno i miei zii e mia cugina tornavano a casa per festeggiare la vigilia di Natale con i miei nonni, i miei genitori e mia sorella. Prima della cena, partecipavamo tutti insieme all’organizzazione ed alla preparazione della tavola, del cibo… e c’era una sensazione di unione e di gioia tra di noi. Alla fine della cena, mio zio incoraggiava tutti a cantare e a suonare gli “strumenti” tipici dei canti natalizi. Portava sempre da casa un paio di zambombe (uno strumento musicale di frizione, che consiste in un cilindro cavo con un’estremità chiusa con una pezza, la quale è attraversata al centro da un’asta di legno o altro materiale… sfregando l’asta con la mano, la vibrazione prodotta viene trasmessa al cuoio, producendo un suono grave e peculiare) e improvvisava un altro strumento con una bottiglia di anice e un coltello (questa bottiglia ha un disegno speciale che produce un suono caratteristico quando si passa un coltello lungo il lato). Quando arrivava la mezzanotte, ci si recava sempre alla chiesa del paese per la messa del gallo. Quella notte tutti dormivano a casa e il giorno dopo ci svegliavamo insieme per festeggiare il giorno di Natale. Durante quel giorno mia nonna ci leggeva un libro e dopo pranzo guardavamo un film insieme. E quando arrivava una certa ora, i miei zii e mia cugina ci salutavano fino ai prossimi giorni di festa.
Queste date e l’aria natalizia si concludevano il 6 gennaio. La notte tra il 5 e il 6 gennaio era molto speciale perché si festeggiava l’arrivo dei Re Magi. Per la tradizione spagnola, la sera del 5 gennaio mio padre portava me e mia sorella a vedere la sfilata dei Re Magi per le strade del paese. La “cabalgata” consiste in una sfilata per le strade, in cui diverse persone si vestono in rappresentazione dei Re Magi che andavano a incontrare Gesù Bambino. Durante la sfilata, i re, accompagnati dai loro paggi e, nel nostro caso, sui loro cavalli anziché sui cammelli, lanciano caramelle alle persone che vengono a trovarli. Il corteo si concludeva in chiesa, dove i “re” si sedevano su tre troni davanti all’altare e chiamavano uno a uno i bambini del paese. Ricordo quel momento con agitazione, aspettando che il mio “re” preferito… Baldassarre. Quando dicevano il tuo nome, andavi da loro che con un sorriso pieno di gentilezza ti davano un piccolo dono. Quella sensazione di magia e l’innocenza dei bambini che credono in queste tradizioni riempivano di gioia le case e il resto delle persone che accompagnavano ed organizzavano questo evento.
Il momento finale del Natale arrivava il 6 gennaio, quando, sempre secondo la tradizione spagnola, si mangiava il “roscón de reyes”, un dolce natalizio che nasconde una sorpresa (una statuetta di ceramica) e un fagiolo crudo. Mio padre si occupava di questa tradizione, perché gli ricordava quando era bambino, che aiutava mio nonno in pasticceria a inserire questi oggetti all’interno dei “roscones”. Anche il momento di tagliare e mangiare questo dolce era un momento di grande emozione, perché se si prendeva la statuetta si diventava “re” mettendosi una corona di cartone in testa, ma se si prendeva il fagiolo… si doveva pagare il “roscón”. Per questi e tanti altri motivi, il Natale è sempre stato e continua ad essere il mio periodo preferito dell’anno. Forse il modo di celebrarlo è cambiato da quando ero bambina, ma è ancora un momento di amore, di unione familiare, di magia e di gioia.
Anita