Il Cammino di San Francesco

Anche quest’anno abbiamo vissuto la nostra incredibile avventura estiva: un lungo pellegrinaggio che in 22 giorni e circa 300 km, da Bagni di Romagna ci ha condotto fino ad Assisi, per poi proseguire verso le nostre terre camminando lungo i Sibillini. Un pellegrinaggio non solo fatto a piedi, ma anche nelle nostre anime, un viaggio interiore che tra momenti di gioia e anche di “sbrocchi” ci ha aiutato a conoscerci sempre meglio e ad unirci. Come sempre ringraziamo il nostro amato Maestro che ogni anno, nonostante le numerose difficoltà, fa il fioretto di sostenerci e di guidarci con tanto amore e pazienza, facendoci vivere ogni volta esperienze sempre nuove e fuori dal comune. Ecco qui il nostro diario di viaggio, buona lettura.

Giorno 1. partenza in treno, destinazione Cesena. Siamo partiti da SBT, in treno subito dopo il corso Yoga della Domenica, il 31 Luglio 2022. Ci siamo radunati tutti a Cesena con Adriana e Clara che venivano da Bologna e da qui, con un autobus, abbiamo raggiunto la tappa di partenza del nostro viaggio: Bagni di Romagna, un posto molto carino e pieno di natura. Qui abbiamo pernottato in un albergo molto particolare pieno di oggetti misteriosi e carichi di significato. A gestirlo, una signora altrettanto interessante con cui era piacevole parlare di spiritualità, astrologia e crescita interiorenulla avviene per caso. Si vedeva che eravamo tutti felici ed emozionati, carichi di aspettative su quello che avremmo vissuto, e per l’occasione abbiamo festeggiato il compleanno della nostra new entry Clara!

Giorno 2. Arrivo a Balze di Verghereto: Adriana si asfalta i piedi. Dopo una super colazione che non abbiamo più visto per tutto il resto del viaggio (poveri ingenui averla data così per scontata) ci incamminiamo verso quella che doveva essere una semplice passeggiata di 3 ore “giusto per scaldarci e preparare il corpo al cammino”. Anche quiquanta ingenuità. Dopo circa un’ora sono apparse le prime vesciche ai piedi, c’è chi ha messo subito il Compeed e chi invece ha preferito camminare scalza sull’asfalto bollente: Adriana. “Ma non mi sono proprio accorta, cioè non ci ho pensato… sentivo del dolore ma pensavo fossero sassetti. Poi guardando i piedi ho visto che avevo delle vesciche enormi sotto la pianta”. E questo era solo l’inizio. Arriviamo dopo circa 12 ore e 25 kmstremati, al primo alloggio. Un posto bellissimo con una signora dell’Ariete super gentile e disponibile. Una cena veramente deliziosa, una doccia e poi dritti a letto, pronti per il giorno successivoo quasi pronti.

Giorno 3. I nostri eroi cercano di raggiungere La Vernae ci riescono al pelo! La mattina si parte (approfittiamo di un passaggio risparmiando i primi 10km), restano solo 17 km per arrivare a La Verna. Tutto sembrava filare liscioquando a un certo punto tra una strada tracciata e una completamente chiusa e mal messa, noi scegliamo ovviamente la seconda, ritrovandoci a prendere un fuori pista. “Adriana… ci hai fatto fare il percorso avventura?” Le prime parole uscite dal Maestro per sdrammatizzare una situazione imbarazzante che sarebbe stata la prima di una lunga serie. A questo punto ci perdiamo sul serio alla ricerca di un sentiero fantasmae tra la pioggia e i rovi, dopo tanto camminare ne usciamo vivi ritrovando la strada asfaltata… e viadritti verso La Verna, usufruendo di un Minibus.

Giorno 4. Il Santuario di San Francesco a La Verna e il richiamo intenso delle nostre anime. Dopo esserci riposati e rifocillati, la mattina successiva ci rechiamo al Santuario di La Verna percorrendo il sentiero delle fate attraverso un bosco bellissimo e ascoltando i Fioretti di San Francescouna vera magia. Si iniziava a sentire fortemente il campo spirituale del posto che ci ha poi avvolti per tutta la nostra permanenza. All’arrivo di Mattia che ci ha raggiunti quel giorno, abbiamo passato l’intera giornata al Santuario pregando, meditando e partecipando alle messe. È stata un’esperienza ricca di vissuti intensi per tutti, a volte anche difficili da sostenere, ma che ci hanno riempito completamente il cuore e che hanno dato un’impronta fortemente spirituale all’inizio di questo pellegrinaggio. È stato lì che il Maestro ha deciso di farci comprare un grande Tao da appendere ognuno al proprio zaino come protezione e simbolo per il nostro viaggio. La giornata si è conclusa con una bellissima Via Crucis accompagnata dai canti gregoriani intonati dai Monaci francescani.

Giorno 5. I primi sbroccoli e i capelli rasati di Roby. La mattina con un po’ di dispiacere lasciamo quel posto magnifico per continuare il nostro pellegrinaggio. È stato un percorso fisicamente abbastanza facile, essendo tutto in discesa, ma che ha lasciato spazio alle prime manifestazioni di stanchezza. La cosa veramente bella di vivere all’interno di un gruppo spirituale è che anche le esperienze meno positive vengono vissute con amore e sono accolte come un motivo di crescita e di riflessione per tutti, soprattutto grazie alla comprensione del Maestro. Anche per Roby è stato un momento molto delicato in cui ha iniziato a lasciarsi andare su aspetti molto importanti, coronando la giornata con un gesto simbolico molto forte: sì è rasata i capelli. Una nuova bellissima Roby era pronta ad affrontare il resto del viaggio e le prime prove.

Giorno 6. Cerbaiolo e Passo di Viamaggio, i satanassi di Roby. Come sempre la mattina prepariamo lo zaino e si riparte. Il bollettino di guerra è il seguente: Roby con la testa nuova, Immacolata in modalità Mahatma Gandhi, Adriana avvelenata dal glutine ed Eszterina psicologicamente un po’ scossa. Ma non ci ferma nessuno e proseguiamo per una strada questa volta tutta in salita, sotto il sole cocente. Non eravamo soli: con noi c’erano anche i satanassi di Roby che volevano a tutti i costi farla tornare a casa, ma anche qui grazie al forte amore di tutti e all’ostinazione di Roby riusciamo a proseguire tutti arrivando all’Eremo di Cerbaiolo. Presi dal caldo e dalla fatica non ci saremmo mai aspettati di incorrere in un luogo così carico spiritualmente, dove siamo stati accolti da Padre Claudio. Affascinato dalla particolarità del nostro gruppo e del nostro percorso spirituale ci ha fatto da cicerone invitandoci a tornare. Da lì facciamo il pieno alle borracce e proseguiamo verso la tappa finale della giornata: un posto immerso nel verde pieno di mucche che ci hanno fatto compagnia mentre facevamo il tapas in mezzo al prato. Qui abbiamo acquistato la nostra credenziale, ossia il passaporto del pellegrino in cui ad ogni tappa abbiamo fatto mettere i timbri.

Giorno 7. In viaggio per San Sepolcro: Non mandate mai Kevin in esplorazione. Dopo una notte poco riposante ci prepariamo per affrontare 20 km verso San Sepolcro. Stesso estremo sole, stesso caldo e stessa sete, sognando dell’acqua rinfrescante ci mettiamo alla ricerca di una sorgente dove fare un piccolo bagno. L’intuizione del Maestro ci conduce verso il letto di un fiume che si rivela completamente secco: ma la speranza è l’ultima a morire e tra spini e rami seguiamo il percorso del fiume convinti che prima o poi l’acqua sarebbe arrivata. Ma così non è stato, quindi abbiamo deciso di proseguire per ricongiungerci alla strada principale. A poca distanza dall’incrocio il Maestro invia Kevin in avanscoperta per capire se eravamo sulla strada giusta, il quale dopo qualche minuto ritorna intimandoci di prendere un’altra strada molto più lunga e faticosa. Fu così che un’ora e due litri di sudore dopo, al limite dello svenimento abbiamo raggiunto il fatidico incrocio: che bello scoprire che in realtà dal punto in cui Kevin ci aveva detto di cambiare strada mancavano solo 150 metri. A quel punto a testa bassa tiriamo dritti fino alla meta, ed eravamo talmente bisognosi di rinfrescarci che una fontana di acqua stagnante ci è sembrata un miraggio, e ci abbiamo subito immersa la testaCon quella acconciatura improvvisata siamo arrivati a San Sepolcro, dove ci aspettava l’ultimo elemento mancante del gruppo: Giuseppe.

Giorno 8. San Sepolcro e il picciotto Jonathan. A San Sepolcro siamo stati accolti da Rodolfo, un ragazzo gentile e pieno di premure che ci ha fatto trovare delle stanze da Re. Inutile dire che abbiamo dormito come sassi. Anche la giornata in questo luogo è stata un’esperienza molto importante in cui alcuni di noi hanno avuto dei vissuti molto intensi, soprattutto legati al campo spirituale presente nella chiesa di San Francesco. Abbiamo anche partecipato a quella che possiamo definire la messa più bella del viaggio, celebrata da un prete semplice che trasmetteva la pace del cuore. Abbiamo visitato il bellissimo Museo Municipale, poi tutti insieme nel pomeriggio abbiamo svagato un po’ girando per il paese e assaggiando le prelibatezze locali. E mentre stavamo rincasando abbiamo incontrato un piccolo picciotto ferito: Johnathan, quello che è diventato il nostro picciotto viaggiatore, accolto dalle cure premurose di Mattia.

Giorno 9. Le Burgne: “l’ospitalità è di casa”. Piccola tappa intermedia, giusto per dividere i km e goderci con calma il viaggio, arriviamo alla località le Burgne ospitati da MariaNon si può proprio dire che l’accoglienza sia stata calorosa, a parte la signora anziana che ci ha portato una crostata, però ci siamo saputi accontentare, anche perché il posto era veramente bello, e in più Kevin e Mattia si sono “riportati” un pallone.

Giorno 10. Verso Città di Castello: iniziano spossatezze sospette. Al mattino ci svegliamo diretti a Città di Castello, ma notiamo che sia Immacolata che il Maestro non hanno proprio una bella cera. Decidiamo comunque di proseguire dando “la colpa” all’umidità e ai letti decisamente poco comodi. Anche quel giorno il percorso è stato molto impegnativo e faticoso e ci dispiaceva vedere il Maestro così affaticato. Finalmente dopo circa 20 km siamo arrivati, sempre sotto il sole, a destinazione.

Giorno 11. Città di Castello: Pinacoteca e sbroccoli parte II. Iniziamo una ridente giornata a Città di Castello, in cui il Maestro approfittando di un po’ di riposo ci lascia liberi di gestirci da soli. Ci è dispiaciuto veramente tanto non passare del tempo con il Maestro, il quale tra l’altro cercava comunque di stare un po’ con noi, per quanto potesse, facendo veramente grandi sforzi. Quel giorno poi vedevamo Mary chiusa senza capire il perché… però anche qui il grande amore del gruppo e del nostro Maestro hanno aiutato ad armonizzare una situazione di sofferenza e di contrasto che si era creata. Sono momenti che in apparenza potrebbero sembrare brutti, ma che in realtà sia per chi li vive in prima persona che per chi li vede dall’esterno sono sempre motivo di crescita insieme. Quel giorno abbiamo poi visitato la pinacoteca comunale, in cui abbiamo avuto la fortuna di vedere quadri di tantissimi artisti importanti tra cui Rafaello, De Chirico e Pico de La Mirandola: un sogno!

Giorno 12. Pietralunga: 35 km, 1.000 mt di dislivello e giornata covid +. Quel giorno sapevamo che il percorso sarebbe stato molto impegnativo, infatti dall’inizio del viaggio scherzavamo tra noi chiamandolo “la morte nera”, come il momento fisicamente più difficile del viaggio. Siccome il Maestro e Immacolata ancora non si sentivano bene, decidono di raggiungere la meta in macchina, accompagnati dal titolare del residence dove avevamo alloggiatoun uomo davvero tanto gentile! Come ogni mattina, facciamo il pieno di energie con una bella colazione, prepariamo gli zaini e con un misto tra entusiasmo e timore andiamo in contro al nostro destino guidato dal navigatore di Adriana. Subito pensiamo: dai però non è così difficile è quasi tutto in pianura e discesa, ah ah! Ce la faremo ragazzi che vuoi che sia! Il pentimento di quella sicurezza arrivò dopo circa un’ora, in cui il sole sempre poco gentile picchiava sulle nostre teste e la strada cambiava di pendenza diventando subito salita. Camminavamo molto spediti contando i km e il tempo che ci separava dall’arrivo, l’entusiasmo era sempre alto, l’energia un po’ meno, però quel giorno è stata la prima volta in cui facevamo veramente gruppo, un gruppo di amore, sostegno reciproco e voglia da parte di tutti che le cose funzionassero. Ognuno di noi dava il meglio di sé affinché potesse sostenere l’altro con affetto e forza, c’era un rispetto del benessere e una tutela dell’altro che finora non si erano mai manifestati in modo così palese. Cantavamo insieme, aiutavamo chi avesse dei cedimenti fisici e psichici, pregavamo e seppure molto stanchi avevamo sempre il sorriso in volto. Raramente in situazioni così faticose e stressanti è possibile vedere l’amore fraterno che si manifesta in modo così dolce, e noi abbiamo avuto la fortuna di poter vivere tutto questo, grazie al continuo sostegno del nostro Santo Francesco che ci ha accompagnati ad ogni passo. Dopo tanta tanta stanchezza, fame, e mancanza di acqua, arriviamo finalmente a Pietralunga… un posto molto carino in cui in quei giorni c’era una bella rievocazione storica legata al Volto Santo, chiamata “Il Palio della Mannaja”. Subito ci rifocilliamo, beviamo, ci riposiamo un po’, ma dulcis in fundoImmacolata e il Maestro fanno il tampone e risulta che avevano il covid da circa 3 giorni! Un’avventura nell’avventura stava per iniziare e in cuor nostro speravamo tanto che entrambi si rimettessero per continuare il cammino.

Giorno 13: viaggio verso Agobbio. Il Maestro e Immacolata non mollano. A Pietralunga restiamo solo quella notte, con il corpo dolorante della spedizione precedente ricomincia la nostra routine mattutina di preghiera tutti insieme, colazione, doccia, zaini e via! Il percorso doveva essere semplice, tutti a dirci..ah quello per Pietralunga è il peggiore, da qui sarà tutto più facile. Beh…30 km non erano comunque pochi, ma ormai avevamo superato la prova più dura e con ancora quella sensazione di amore fraterno nel cuore ci rimettiamo in marcia. Il Maestro è Immacolata decidono di camminare, e nel caso di concludere con un autobus qualora non ce l’avessero fatta. Che diredue rocce! Il Maestro ha manifestato una sua forza incrollabile essendo di esempio per tutti, Immacolata energia pura e positività come semprec’è davvero molto da imparare da lei. E quindi camminiamo, di nuovo nel caldo, cibandoci di more, fichi e mele trovate lungo il cammino. Scaldavamo il cuore pregando, felici della presenza del Maestro e del suo sorriso. E così di nuovo un altro cammino per scoprire la meta che ci stava aspettando: la bellissima Agobbio.

Giorno 14: ad Agobbio, conosciamo Suor Simpathy. Ad Agobbio avevamo alloggio presso un convento gestito da 3 suore, la cui coordinatrice era Suor Teresa, presto rinominata Suor Simpathy. Una donna all’apparenza molto dura e poco cordiale che celava invece un cuore molto generoso, buona ma che non badava troppo ai modi. Una di quelle poche persone che sono come le vedi, senza troppi convenevoli e che con le sue uscite faceva proprio ridere. A colazione Mattia aveva chiesto dell’acqua calda per una tisana, pronta la sua risposta: “l’acqua calda te la prendi in bagno!”. Agobbio si è rivelata subito una bellissima città medioevale rovinata però purtroppo dall’eccesso di commercialità che si respirava un po’ ovunque: tanti negozi, ristoranti, caosera un vero peccato. Decidiamo quindi di visitare subito delle basiliche e dei monasteri che trovavamo nella mappa della città per immergerci nell’aspetto più spirituale del posto, abbandonandoci alla preghiera e alla meditazionedel resto non dimentichiamo che Agobbio è la città in cui ha avuto luogo l’incontro tra San Francesco e il lupo! Il Maestro ci guidava nei posti più spirituali cercando sempre di mantenere elevato il nostro stato interiore e l’intero viaggio, e di questo ne siamo profondamente grati perché senza il suo occhio vigile, è veramente facile cadere in dinamiche egoiche e dispersive perdendo il senso di tutto quello che stavamo facendo. Quel giorno abbiamo anche avuto la fortuna di prendere una funivia a cestino che ci portava nella parte più alta del paese, un’esperienza bellissima durante la quale abbiamo avuto modo di ammirare la bellezza dei paesaggi che ci circondavano. Per Clara poi è stata una grande prova soffrendo di vertigini, ma lei ha saputo affrontarla con stabilità e coraggio senza titubare nonostante la paura e mostrando sempre di più la sua personalità forte e profonda. Non dimentichiamo poi la parte golosa di quel soggiornoAgobbio offre veramente tanti posti dove poter gustare i piatti tipici umbri, tra cui il tartufoe noi non potevamo certo farcelo scappare.

Giorno 15: Eremo di San Pietro in Vigneto, la lavanda dei piedi. Purtroppo la sosta a Agobbio è durata solo un paio di giorni, salutiamo Suor Simpathy e il suo sarcasmo e ci avviamo senza troppe difficoltà alla tappa successiva: l’eremo di San Pietro. Durante la strada facciamo una rilassante partita a calcio, con il pallone trafugato, giusto per non caricare troppo i muscoli, anche qui notiamo e apprezziamo il feeling di squadra tra Mattia e Mary. La strada è abbastanza semplice, solo 16 km quasi tutti con poca pendenza in discesa. Facciamo una breve sosta all’agriturismo Beccafico, e scopriamo che è un santuario di Alpaca dolcissimi e affettuosi, soprattutto Carmelo! Qui ci rifocilliamo un po’, ci rilassiamo, beviamo acqua fresca e approfittiamo del tavolo da ping pong per fare qualche partita tra noi. Approfittiamo anche per far mangiare e bere Johnny il nostro picciotto pellegrino,e farlo svolazzare qua e là per testare lo stato di salute della sua aletta. Ci rimettiamo in viaggio, pochi chilometri ancora a piedi in un sentiero brecciato immerso nei prati verdi pieni di mucche, e finalmente arriviamo! Ci accolgono subito calorosamente i gestori dell’eremo, illustrandoci le regole e le stanze in cui avremmo dormito. Il posto è incantevole, un bellissimo Eremo restaurato interamente da un Monaco che da solo aveva voluto ridare vita a quel luogo secondo La Regola di San Francesco, un lavoro grandioso! Ci sistemiamo, ci laviamoe il nostro chef Mattia riapre le porte di Anahata Kitchen, la sua cucina fatta con il cuore, in cui anche il più semplice ingrediente assume un sapore particolare che sa di casa e di amore. Alcuni di noi quindi si mettono ai fornelli per aiutarlo e Roby sforna uno strudel fatto in casa con le mele raccolte da Immacoletta durante il cammino. Mattia invece prepara un super riso e lenticchie, e delle zucchine in padella con cipolle. Alcuni di noi invece si recano nella cappella dell’eremo per pregare e per ricevere la lavanda dei piedi da parte dei gestori. È un gesto di umiltà che apre veramente il cuore e che lascia storditi in positivo. In un’epoca in cui tutti vogliono essere leader, c’è chi invece preferisce essere ultimo, mettendosi al servizio con un gesto davvero forte: lavare i nostri piedi rovinati dal cammino e baciandoli. Solo a pensarci è difficile trattenere la commozione e l’apertura di cuore. Subito dopo, cena sotto le stelle, nel chiostro. Tutti contenti di mangiare quel buon piatto di riso, sentiamo proprio che lenergia torna nel nostro corpo e non soloi nostri visi si fanno subito sorridenti, parliamo e scherziamo tra noi come una grande famiglia. Con noi c’è anche unaltra tavolata di pellegrini che, come noi, il giorno dopo si rimetteranno in cammino. Persone gentili che ogni tanto venivano a portarci degli assaggi del loro cibo, e che noi ricambiamo con il buonissimo strudel di Robydavvero molto apprezzato. La sera ci corichiamo, abbastanza stanchi ma sereni, allietati dal cielo trapuntato di stelle, in assenza di luce artificiale, si poteva apprezzare la vista della Via Lattea e nello stesso tempo il sorgere della luna che da rossa si faceva sempre più chiaradi fronte a uno spettacolo simile come si fa a non piangere damore per Dio!

Giorno 16. Dall’Eremo di San Pietro in Vigneto a Valfabbrica: la grande prova del guado. Ripartiti la mattina dall’Eremo, imbocchiamo una strada molto tranquilla, larga e spaziosa dove a un certo punto incontriamo un cartello con scritto “attenzione, pericolo di esondazione”. Alcuni di noi ci scherzano su ironicamente, pensando al fatto che con la siccità che c’è era ben difficile che un fiume esondasse… Proseguiamo tranquillamente fino a che allimprovviso notiamo che la vegetazione attorno a noi era segnata da una linea sotto la quale era tutto grigio e privo di vita… Una cosa molto particolare. Continuando a camminare, dopo poco tempo la strada viene interrotta da un lago di acqua stagnante e maleodorante. Che fare? Il Maestro vuole provarci e inizia con entrare nell’acqua mettendosi lo zaino sulla testa, lo seguono Mary, Immacolata e successivamente Adriana, gli altri impavidi attendono a riva”. Cerchiamo di vedere fino a che punto si tocchi per valutare se lo si possa attraversare tutto camminando fino a riprendere la strada, ma dopo una trentina di metri l’acqua ci arriva oramai alla gola: siamo quindi costretti a inventarci altri metodi per arrivare dall’altra parte. Iniziamo a ragionare su come fare e ci vengono in mente due possibilità: 1) via terra cercando di attraversare il bosco che costeggia il lago o 2) per vie acquatiche, costruendo una zattera che ci permetta di trasportare gli zaini e le persone che non possono nuotare. Mentre Kevin e Mattia costruiscono la zattera, il Maestro manda Adriana in avanscoperta per vedere se via terra ci sia una strada percorribile, così con lo zaino in spalla parte all’avventura nel bosco. Nei 45 minuti successivi sentiamo gridare strane esclamazioni incomprensibili… capiamo poi che stava esprimendo vocalmente le gradevoli sensazioni che le lasciavano i rovi sulla pelle… Ma dopo quasi un’ora eccola tornare a nuoto dopo essere riuscita a lasciare lo zaino sull’altra sponda, con qualche graffio, ma con molto entusiasmo e pronta a rifarlo di nuovo. Così, con Roberta e Clara, si caricano di tutti i borselli con gli oggetti che non si sarebbero dovuti bagnare e ripartono verso i rovi, con Adriana alla guida che ora sapeva dove passare. La parte più difficile del percorso era proprio all’inizio, perché c’era una parete di terra molto ripida e scivolosa… ma dopo un paio di momenti critici le tre avventuriere riescono ad andare oltre. Attraversano il bosco con determinazione e con grande coraggio, soprattutto per Clara e Roberta che nella natura fitta si sentivano più in difficoltà. L’ultimo pezzo complicato nel bosco consisteva in una parete di rovi alla fine della quale si doveva entrare in acqua; lì a causa del terreno molto instabile non era semplice rimanere in equilibrio e si rischiava di far cadere lo zaino e i borselli. Ma, aiutandosi a vicenda continuamente, riescono a superare anche l’ultimo ostacolo raggiungendo finalmente la riva. Una vera e propria prova di forza interiore e di collaborazione fraterna. Nel mentre i due ingegneri continuano a costruire la zattera, utilizzando un tronco bello grande a cui attraverso delle corde di fortuna hanno aggiunto dei rami più piccoli utili a bilanciare il peso e rendere il tuttpiù stabile. Finita lopera di architettura navale, carichiamo i primi due zaini utilizzando delle cinte dei nostri pantaloni e un gancio da traino che Mary aveva nello zaino. Si parte! il Maestro a poppa fa da motore principale, Davide, Paolo e Kevin fanno da pinne lateralie la prima spedizione va a buon fine. Il Maestro resta a riva con Paolo che era al suo secondo viaggio, mentre Davide e Kevin tornano indietro per recuperare altri naufraghi e altri zaini, è la volta di Mary ed Eszter e da questa volta in poi, per abbreviare i tempi verranno caricati 3 zaini. La zattera si rimette in moto con la propulsione del nostro pesce per eccellenza Kevin, gli altri 3 invece faranno da equilibristi a nuoto per evitare che tutto cada in acqua. E torni presto a viaggiare con noi!” è stata la simpaticissima frase che Kevin ha detto a Mary dopo il secondo viaggio, con quei suoi occhioni blu e il suo viso sorridente, la sua positività in quel frangente è stata davvero un bel sostegno e rendeva questavventura ancora più amorevole. Le ragazze restano a riva, e da lì verranno fatti altri due viaggi portati a termine dai nostri eroi: Kevin, Davide, Giuseppe, Eszter, Roberta e Paolo. E dulcis in fundoIMMACOLATA! Trainata dai nostri marinai, mentre la si vedeva a cavalcioni sul tronco avanzare tutta sorridente e soddisfatta. Ragazzi che avventura e quanta complicità tra noiqueste sono cose che restano dentro per sempre e uniscono sempre di più le persone. Ma lepicità del momento non poteva finire lì… Mattia accende un fuoco per scaldarsi e il Maestro decide di farci bruciare un indumento a testa, che sia troppo vecchio e che ci leghi a una risonanza passata che ci ha fatto soffrire. Un momento catartico che per alcuni di noi ha significato veramente molto, soprattutto perché c’è chi ha bruciato diverse cose, molte delle quali rappresentavano un peso per lanima e un attaccamento che da soli non avremmo saputo sciogliere. Ancora grazie Maestroogni volta ci porti sempre a una dimensione nuova di noi stessi. Ci rimettiamo così in marcia, uniti e felicie anche abbastanza maleodorantiper cui il forte desiderio di una bella doccia si faceva sempre più intenso.

Giorno 17. Road to Assisi. Finalmente! La mattina ripartiamo con un misto di gioia e tristezzala prima perché finalmente sappiamo che Assisi è alle porte, la seconda perché alcuni di noi cominciano a realizzare che il viaggio sta finendo e inevitabilmente il magone un po’ sta salendo. Ci incamminiamo fiduciosi che il viaggio sarebbe stato una passeggiata, la mappa segnava poco più di 13 kmcosa vuoi che siano. E anche qui ci siamo resi conto che non bisogna mai cantare vittoria troppo presto, perché è vero che i chilometri erano pochi, ma ci era sfuggito il particolare che fossero quasi tutti in salita… sennò non poteva esserci Perfetta Letizia! E di nuovo testa bassa, acqua, pause, soste, e di nuovo acqua, alla fineci siamoAssisi! Saliamo per il bosco, svoltiamo dietro una siepe e allimprovviso senza preavviso unimmensa e bianchissima Basilica di San Francesco si palesa di fronte ai nostri occhi. Quanta meraviglia, quanta gioia, quante emozioni tutti insieme! Le lacrime scendono inevitabilmente, ci guardiamo tra noi senza dire nulla a parole, ma con gli occhi era un: Ce labbiamo fatta!”. La foto di gruppo al suono di Arunachala era di rito: è possibile vedere dalla testimonianza fotografica i nostri volti sconvolti, stanchi ma veramente tanto contenti! Scendiamo subito alla Basilica Inferiore, alla tomba del nostro amato Santo Francesco e lì con solennità e gratitudine ci mettiamo a pregare e a ringraziare per tutto quello che avevamo vissuto. Poi ci dirigiamo al convento in cui avremmo sostato per 3 notti, che era proprio di fronte alla Basilica, e li conosciamo Suor Rosa e Suor Cecilia la prima dei Pesci, la seconda del Capricornocombinazione perfetta per far si che con i loro siparietti di finti scherni e litigi, sembrassero Gianni e Pinotto. Veramente erano gentili e buffe e con quei modi davano proprio unaria di casa a tutto. Nei giorni ad Assisi il Maestro da libera gestione delle giornate, per cui durante la prima giornata molti di noi hanno approfittato per riposare, fare compere, mangiare etccosì finisce il nostro primo giorno in questa città meravigliosa.

Giorni 18 e 19. Nostra amata Assisi. San Francesco in ogni respiro. Nei 2 giorni successivi ci siamo lasciati un po’ più andare, sapevamo che la fatica era ormai finita (o quasi) e quindi volevamo goderci Assisi respirando limmenso campo spirituale percepibile nel profondo del cuore, e nello stesso tempo svagare tra un negozietto e laltro a fare un podi shopping spiritualecompreso il tavolo della pace che i Vira riporteranno fino al centro Yoga. Siamo stati molto tempo in Basilica a pregare e ad ascoltare le messe, e poi presso lo Statio Peregrinum abbiamo consegnato la nostra credenziale tutta timbrata e ci hanno rilasciato una pergamena bellissima che attestava che la nostra scuola di Yoga aveva portato a termine tutto il pellegrinaggio di San Francesco. E nello stesso giorno, alla messa delle 18, il Sacerdote ci ha nominato insieme ad altri pellegrini e ci ha dato la sua benedizione. Beh… è stato belloeravamo noi, tutti insieme, lo avevamo fatto davvero! E in quel momento ci è sembrato che lintero pellegrinaggio scorresse veloce di fronte ai nostri occhi, proprio come la scena di un film.

Giorno 20. Da Assisi a Spoleto: chiese, ristorante cinesee piccoli superamenti personali. Dopo i tre giorni trascorsi ad Assisi, la mattina prendiamo un autobus per raggiungere la chiesa di Santa Maria degli Angeli, all’interno della quale si trova la Porziuncola, la prima chiesa si San Francescoun luogo incantato dove è bellissimo ritornare ogni anno. Successivamente, sotto l’acquazzone, raggiungiamo la stazione del treno e, comprati i biglietti, partiamo per Spoleto. Arrivati alle porte del paese ci incamminiamo per raggiungere la cima del colle dove sorge Spoleto e raggiungiamo un monastero di suore del Bambin Gesù. Subito veniamo stupiti dal cortile del monastero, ricchissimo di piante e di rigogliosa vegetazione, da cui si vedeva la parete della collina di fronte, completamente ricoperta di bosco. Dopo esserci lavati e riposati, la sera usciamo per andare a rifocillarci in un ristorante cinese, dove abbiamo riempito ben bene le nostre pance. Quella sera Davide era particolarmente divertente e ci ha fatto morire dalle risateSi sentiva in generale nel gruppo quanto affetto sincero e apprezzamento reciproco si fosse creato durante il viaggio. Una parentesi da ricordare della tappa a Spoleto è stato un incontro imprevisto tra Adriana e una persona con cui aveva un conto in sospesoe che il “caso” ha voluto che si rincontrassero, permettendole di affrontare una situazione che da tempo fuggiva e aiutandola a fare un importante superamento personale, soprattutto grazie al forte sostegno e sprono del Maestro.

Giorno 21. Castelluccio, Palazzo Borghese, Foce di Montemonaco. Pensavate che fosse finita? Il giorno successivo ci incamminiamo a prendere un autobus, molti di noi erano ignari della meta, per cui saliamo e ci facciamo rapire dai bellissimi paesaggi che accoglievano il nostro passaggio. Dopo circa 40 minuti, leggiamo Norcia e pensiamo: Ah che bello ci fermiamo qui! Errore! Via di corsa sulla coincidenzae lì scopriamo che la destinazione finale è Castelluccio e qualcosa ci dice che presto saremmo tornati a camminare, ma sta volta con lo zaino pesante del post shopping francescano. Saliamo sempre più in alto attraversando una nuvola che aveva scelto di riposare nella vallata, e più saliamo, più il cielo si fa terso e dietro di noi lasciamo stupiti un tappeto soffice e bianco che avvolgeva tutto il paesaggio sottostante, diventato ormai invisibile. Arrivati a Castelluccio ricomincia unaltra escursione…l’ultima finalmente (o forse no), camminiamo verso Palazzo Borghese, una bellissima montagna che si staglia sopra Pizzo Borghese e ne fa da guardiana. Da lì avremmo preso il sentiero del Fosso Zappacenere che ci avrebbe condotti facilmentea Foce di Montemonaco dove avremmo riposato per una notte. Ovviamente non è stato così, iniziata la discesa, poco dopo, il gruppo si divise tra le persone che camminavano più spedite avanti, e i residui di guerra dietro con i loro acciacchi: schiena, gambe e ginocchia… E dal quel momento c’è chi è ruzzolato a terra, chi doveva sempre scapparein bagno, chi era rimasto indietro perdendo il sentiero e facendo su e giù per trovarloinsomma a noi le cose troppo semplici non piacciono e quindi per dare una piega ancora più sofferente al tutto, qualcuno ha preso lultima traccia di sentiero molto molto ripida, che chi conosce la strada, sa che va fatta solo in salita, perché in discesa è praticamente morte certaper le gambe. Ma abbiamo superato anche quella! Giunti finalmente tutti a Foce, abbiamo riposato e mangiato alla Taverna di Montagna, un posto incantevole circondato da tutti i Sibillini e gestito da persone veramente squisite, sempre disponibili, umili e gentilipeccato essere rimasti solo Unaa notte.

Giorno 22. Il 21 Agosto riprendiamo il viaggio verso San Benedetto, purtroppo si torna già” a casa. La mattina dobbiamo lasciare presto quel posto meraviglioso esorpresa! Il Maestro ci fa mettere zaino in spalla e via a piedi fino al Lago di Gerosa. Mentre camminiamo vediamo da lontano arrivare una macchina bianca molto familiare: è Lory! Che bello vederla, ci è mancata veramente tanto e abbiamo pensato sia a lei che ad Alice molto spesso, visto che quest’anno non erano partite con noi. Il Maestro aveva programmato tutto: Lory avrebbe caricato 3 di noi, portati a SBT e da lì queste 3 persone avrebbero preso a loro volta 3 auto e sarebbero venuti a prenderci per portarci a casa, visto che la Domenica non c’erano bus. Arrivati a Gerosa, nellattesa, non abbiamo perso tempo a mangiare delle buonissime tagliatelle ai porcini che abbiamo condiviso tra noi sotto lombra di una bella pineta. Poco dopo sono arrivati gli autisti e addio ai Monti. Destinazione: mare! Un bel bagno ci voleva, e siamo rimasti a Cupramarittima a rilassarci un po’ sia in acqua che sotto al sole. Era dura immaginare che di lì a poco, dopo 22 giorni di bellissima convivenza, ognuno avrebbe ripreso le proprie strade, e il Maestro per alleggerire il distacco ha organizzato una bella cena alla Mattra per un saluto finale prima di tornare alle nostre vite. Che viaggione e che super esperienza, stiamo diventando sempre di più una famiglia unita, la gioia di stare insieme era sempre tangibile anche nei momenti difficili, ognuno poi faceva del proprio meglio per riprendersi e non essere troppo di peso all’altro, Questanno cera come la sensazione che ognuno di noi ci tenesse davvero tirando fuori, per quanto possibile, sempre il meglio di sé. Alla prossima avventura!

INTERVISTE

Davide: Sono molto contento di aver intrapreso insieme questo pellegrinaggio… a volte è stato davvero stancante, non lo nego, tra salitone, sole, piedi che fanno male, pozze dacqua fetida da guadare… ma mi sono divertito molto e mi ha fatto molto bene. Camminare tanto e stare in mezzo alla natura ha aiutato tanto a scaricare le tensioni. Agosto in genere per me è il periodo peggiore dellanno, tra picchi dira e Swadhisthana, ma questanno sono stato graziato, per fortuna, e camminare ha sicuramente aiutato… Sono tanti i posti che mi hanno colpito, tra santuari e boschi… in generale durante tutto il viaggio si sentiva linfluenza francescana. Oltre ai bellissimi paesaggi naturali abbiamo incontrato anche tanti amici animali, tra mucche, caprette, cani e gatti, cavalli, uccelli… Sicuramente il posto che mi ha più colpito è stato leremo di Cerbaiolo, sia come struttura, sia per la posizione, incastonato tra i monti, ma soprattutto per il campo spirituale. Emozione grandissima è stata arrivare ad Assisi, con lultima salita finale che sbocca davanti la basilica di San Francesco. Anche questo è un posto che porto nel cuore, soprattutto il sotterraneo dove si trova la tomba del santo, dove c’è un’energia davvero molto forte ed elevata. Difficoltà ce ne sono state diverse… Allinizio del viaggio mi sentivo molto bene, ma presto sono arrivate le prime mazzate, che un pomi hanno provato emotivamente… sono state però tutte occasioni che mi hanno permesso di osservarmi e di riflettere su alcuni comportamenti da migliorare, e ne sono grato. Per la prima metà del viaggio ho vissuto una certa difficoltà nellaprirmi e relazionarmi col gruppo, non so bene come mai, ma con il passare dei giorni si è sciolta, e ne sono stato molto felice.

Clara: È difficile a breve distanza parlare dell’esperienza di questo viaggio… pensandoci ora la visuale non è chiara, ci vorrà tanto tempo per digerirlo e capirlo in tutta la sua portata e profondità… in un certo senso per me è stato davvero qualcosa di mai vissuto prima, un salto nel buio in una dimensione nuova in cui muovo i primi passi cercando di orientarmi. C’è stata tanta densità in questi giorni e non posso negare che mi sento a tratti spaesata e sopraffatta ma ringrazio dentro di me per questo spaesamento e per il mistero che porta con sé. Ci sono state tante emozioni, di tanti generi e tipi, più belle e meno belle. Ma se devo pensare a ciò che più mi ha colpito ritorno all’intensità di alcuni momenti vissuti in chiesa, durante le messe… e soprattutto il mio pensiero va a San Francesco, al filo che ha intessuto su di noi lungo il cammino. La sua presenza è stata tanto forte, e vicina, quasi a sentirne con noi il carattere e la vitalità. È un mistero grandissimo di incontro con Dio e ho percepito l’aiuto e il ponte che attraverso Francesco si creava, grazie alla sua forza immensa fatta di gioia e amore che il maestro riusciva a mediare. A sentirle certe cose sono tanto grandi e abissali che il mio cuore piccolo si spaventa, è stordito, inciampa, perché non è abituato a certe sensazioni. Prova anche un dolore particolare che ha qualcosa di simile alla gestazione, all’uovo che si schiude, a dolore e paura uniti a gioia. Questo viaggio per me risuona con qualcosa del genere, qualcosa che nasce nel buio… e so già che sarà difficile mantenerne lo spirito e affidarsi a questo paradosso che è credere, ma spero che seppur in piccola forma possa fare seme dentro di me.

Kevin: Durante il viaggio, a parte il senso di nostalgia che a ripensarci mi emerge, e la densità dei ricordi dei bei momenti, mi è piaciuta molto la positività di Davide, e anche Clara che essendo la prima volta mi ha colpito in positivo. Per quanto riguarda me, ho avuto momenti difficili e momenti belli in cui ero ispirato: per esempio nel museo di San Sepolcro, quei filosofi e scienziati del loro tempo mi hanno passato un’energia che oggi difficilmente riesco a trovare se non nei libri… un’energia che porta a muoverti in senso positivo come promotore di novità e innovazioni nel mondo, a livello del pensiero e della coscienza mi ha stimolato ad andare a studiare anch’io ciò che mi interessa e che mi farebbe bene. In conclusione sono contento che tutti, chi più chi meno, abbiamo passato un buon periodo e li ringrazio, a voi e al Maestro, che mi avete permesso di vivere un’avventura grande. Grazie.

Roberta: Prima di iniziare questo viaggio c’era una parte di me che già si stava preparando a lasciare andare tante cose, per esempio mi ero tagliata i capelli molto corti, col pensiero di volermi liberare di certe zavorre per alleggerirmi l’anima. Un’altra parte di me invece aveva tante resistenze e paure, e voglia di rimanere nella zona comfort. Il mio combattimento è ancora molto forte e faccio fatica ad abbandonarmi, e anche durante il viaggio queste resistenze sono uscite tutteanche se in realtà la mia anima mi parla molto e sente quanto sia importante questo percorso. Dopo pochi giorni dalla partenza ho avuto ho sbrocco molto forte, dopo il quale ho vissuto un senso forte di vuoto, e ricordo che chiedevo a Clara: “Clara, ma che cos’è questo vuoto che sento?” e lei mi aveva risposto: “Roby, stai tranquilla, è una cosa che vivo anche io e secondo me dobbiamo solo attraversarlo e aspettare”. Così ho seguito il suo consiglioSuccessivamente nelle varie fasi che ci sono state c’è stato sempre un combattimento e ho avuto altre crisi, ma è andata molto meglio. Il momento che mi è rimasto più impresso del viaggio è stato quando abbiamo attraversato il lago, perché dopo averlo fatto, camminando da sola quando siamo ripartiti, ho avuto un momento in cui mi vedevo in modo molto distaccato, e in cui riuscivo a riconoscere le varie parti di meera come se sentissi distintamente di essere distaccata dal corpo fisico e riconoscevo il corpo e la mente osservando dal di fuori, mi sentivo come se la mia anima stesse respirando, come un senso di liberazione. Da quel momento è come se qualcosa avesse iniziato a risvegliarsi, perché ripensandoci quel vuoto che sentivo all’inizio del viaggio non era solo un vuoto, ma era come se percepissi che delle parti di me fossero morte, come se portassi un cadaverema con una voglia di risvegliarlo! E al contempo però purtroppo avevo anche tante opposizioni a farlo. In ogni caso dopo l’esperienza del lago il cuore si è un po’ alleggerito e ho iniziato a stare meglio con gli altri. Un altro momento importante è stato l’arrivo ad Assisi, che ho notato aver cambiato un po’ tutti, anche perché avere alloggio proprio davanti alla basilica era come se aprendo la finestra si fosse lì davanti a Diomi sentivo veramente messa tanto a nudo. In realtà ho avuto difficoltà di questa cosa perché mi ha messa molto davanti a me stessaIn generale comunque durante il viaggio ci sono state tante cose belle, abbiamo riso tanto, stavo beneQuello che mi piace tanto è lo sforzo che tutti fanno per maturare e per crescere. È stato il primo viaggio con il gruppo della scuola e si sentono i sacrifici che ognuno ha fatto per raggiungere un’armonia e per accogliere l’altro, si sente che c’è tanto lavoro in questa direzioneSono entrata in un gruppo dove ho sentito che mi potevo sentire amata e accolta.

Adriana: Alla conclusione di questo pellegrinaggio, ora come ora, non mi è facile spiegare cosa sia stato per me questo viaggio. Oggi che è l’ultimo giorno sento però che mi ha dato tantissime lezioni, a volte più gentili, altre con davvero tanta sofferenza, ma sento proprio come se lo amassi… questo viaggio. I luoghi da cui siamo passati, col grande valore aggiunto di arrivarci a piedi, sono stati ognuno una tappa magica e densa, in cui l’energia specifica del posto si andava a fondere con quella del gruppo arricchendoci di qualcosa di nuovo e misterioso. C’era qualcosa di gentile e molto più grande di noi che lavorava in profondità e che sempre ci ha accompagnati, dando ad ogni momento un significato commovente. Per questo mi viene da ringraziare Dio col cuore traboccante e il nostro Maestro, che veramente ci ha aiutati a portare a compimento questo viaggio, continuamente sostenendoci e gestendo una situazione che era davvero tanto delicata, avendo ognuno di noi vissuti particolari e le proprie necessità. Come luoghi e situazioni che mi sono rimasti tanto impressi ce ne sono molticome per esempio l’Eremo di Cerbaiolo, un luogo incantevole con una carica spirituale da far sciogliere i cuori più duri… come lo era anche il mio quella mattina prima che arrivassimo. Oppure la chiesa di San Francesco a San Sepolcro, dove sembrava di essere in uno spazio che all’improvviso era diventato così tanto immenso da non esserci più. Un grande incontro che ho tanto nel cuore è quello con Jonathan, un picciotto con l’ala spezzata che con Mary e Mattia abbiamo trovato sempre a San Sepolcro e che ci ha poi accompagnati per tutto il viaggio. L’arrivo ad Assisi, quando ci siamo ritrovati di fronte alla basilica all’improvviso… è stato talmente spiazzante che non capivo niente. Da un certo punto di vista, però, l’esperienza più incredibile è stata il guado del fiume seguito da un falò in cui abbiamo bruciato tutto ciò che di vecchio e pesante ci portavamo dietroQuello è stato un momento fortissimo, pieno di vita e che non dimenticherò mai, in cui ognuno ha dato tanto di sé e che ci ha avvicinati ad una condizione più essenziale di noi stessi. Poi i tanti chilometri, i percorsi avventura, i rovi, le salite, le partenze e gli arrivi ad ogni tappa… È stato bellissimo condividere queste esperienze così coinvolgenti e intense con gli altri compagni di viaggio, con cui si è creato un legame veramente particolare, più reale e forte, affrontando insieme momenti anche molto difficili. Ognuno ha dato tantoe ci siamo sentiti come una famiglia. Vi ringrazio tutti di cuore e ringrazio di nuovo il Maestro con tanto tanto amore e tanta gratitudine per tutto.

Mattia: È stato un bel viaggio sulle orme di San Francesco… Paesaggi rurali tendenti al montano si alternavano a borghi di case in pietra, che conservavano ancora tratti medievali. Posti che non si visitano usualmente se non compiendo un percorso del genere. Un viaggio bello anche se non privo di difficoltà, a partire da un inaspettata infiammazione al piede che ha reso il cammino più faticoso del previsto e un distacco dal gruppo, a volte anche di ore. Inizialmente una condizione di disagio che però ho accettato ed ha iniziato ad avere i suoi lati positivi, come il godersi i paesaggi senza la fretta di arrivare e il concedermi qualche carezza e un saluto ai cani che incontravo durante il tragitto, aiuti dall’alto che mi donavano gioia, il sorriso e la carica per continuare. Un altro grande aiuto è stata la presenza di Davide, anche lui costretto a rallentare per problemi ai piedi e quella di Eszter che era rimasta ad assisterci e a condurci nella giusta direzione con il navigatore. Ho apprezzato tanto la loro compagnia ed il tempo trascorso insieme. Un viaggio in stile Hobbit della Contea… e se non fosse stato per loro il tragitto sarebbe stato decisamente più pesante. Erano belle anche le cene in cui avevamo la possibilità di cucinare, c’era atmosfera di famiglia e sono stato contento di preparare i pasti e servire a tavola i compagni di viaggio. Meritava anche il guado del pantano, l’improvvisazione della zattera per traghettare gli zaini e soprattutto la collaborazione che ci avevamo messo per portare a termine la missione… Veramente una piccola avventura in stile amazzonico. Altro episodio che non posso non menzionare è stato l’incontro di colui che poi si è rivelato il tredicesimo pellegrino. E forse era scontato gli dedicassi la descrizione più lunga del racconto… Mentre passeggiavamo per le vie di San Sepolcro, avevamo notato un picciotto che se ne stava fermo su di un gradino senza volare, era giovane e a prima vista con una probabile ala rotta. Il primo pensiero era stato quello di non intervenire, perché sapevo sarebbe stato un impegno accudirlo, tanto più perché eravamo in viaggio e a piedi… pochi secondi dopo invece, mi sono lasciato convincere dalla buona fede degli altri, l’ho raccolto ed effettivamente aveva un ala rotta. Da lì un piccolo primo soccorso poi l’attesa per il verdetto del maestro su cosa farne… Il giorno successivo il picciotto era in marcia con noi, ed iniziava il cammino con il nome di Jonathan. Su una barella improvvisata con un calzino e un laccio di scarpe, accompagnava in ogni posto il gruppo nel tragitto, in strada, nelle chiese e nei dormitori… Fortunatamente per lui l’alimentazione non era un problema, la provvidenza aveva previsto campi di mais a portata di mano lungo il sentieri. Nel giro di qualche giorno era completamente abituato alla nuova situazione ed era passato dalla barella ad essere libero di stare in mano, in spalla o comodamente appollaiato sullo zaino di chi lo trasportava. Persino ad essere traghettato su un tronco galleggiante insieme alle cose da trasportare. Un piccolo compagno di viaggio inaspettato che ha dato valore aggiuntivo al cammino, ed integrato con la bellezza e il fare di San Francesco, che espandeva l’amore di Dio a qualsiasi creatura a prescindere dalla specie… e quindi da ringraziare, per avermi messo nella condizione di servirlo e sentire dentro, un po’ di quella integrazione Francescana. L’arrivo ad Assisi è stato come tornare in luogo familiare dopo tanto cammino e trovandomi la basilica davanti agli occhi appena uscito dal sentiero mi sono commosso.

Eszter: Questo viaggio, tra alti e bassi, è stato molto bello e significativo. Intanto sono stata molto contenta di aver camminato. Nonostante le difficoltà, infatti, fare del movimento in mezzo alla natura è una cosa che mi piace molto; il fatto poi che sia stato un pellegrinaggio, in cui abbiamo avuto la possibilità di visitare dei luoghi spirituali ed immergerci in campi molto forti e densi, lo ha reso un perfetto viaggio Satyasvara. Per quanto riguarda i vissuti più belli e quelli più impegnativi, devo dire che per me molto spesso hanno coinciso, o per meglio dire, spesso dai momenti di maggiore difficoltà sono scaturiti quelli più belli. Ad esempio, verso l’inizio del viaggio, quando ho avuto dei forti momenti di rabbia e di conflitto, ne ho molto sofferto. Ma ho anche tanto gioito nell’essere accolta da parte degli altri, in particolare da Mary che è stata davvero dolce ed amorevole, nonostante i miei sbroccoli. Allora non solo mi sono sentita molto più vicina a lei, ma quello che è successo mi ha dato modo di ripensare e rielaborare quel vissuto, capendo che tanti attacchi verso l’esterno scaturiscono da dei dolori irrisolti che mi porto dentro. Prenderne coscienza, con una ferma compassione, mi ha aiutata a sciogliere parte di quel dolore, portandomi stati di grande espansione. Un’altra esperienza che ho trovato molto significativa è stato il soccorso di Jonathan il picciotto. Avendo sempre avuto una certa difficoltà a relazionarmi con gli uccelli, è stato davvero bello poter socializzare con lui. Seguire la guarigione dell’ala, il buffo movimento che fa quando vuole mangiare, la dolcezza dei pigolii mi hanno molto aperto il cuore verso tutti i volatili. O ancora è stato molto bello vedere come durante le salite più difficili ci si aiutasse a vicenda, di come nessuno fosse lasciato da solo, della complessiva energia di tolleranza e di aiuto vicendevole all’interno del gruppo. Volevo quindi ringraziare tutti e in particolare il Maestro per questo bel viaggio, con la speranza di iniziare insieme in armonia il nuovo anno scolastico.

Immacolata: Il nostro viaggione sta finendo con un bagno ristoratore sulla spiaggia di Cupramarittima. Ancora stento a credere di essere riuscita ad arrivare in fondo, tutti i timori dell’inizio svaniti, resta la soddisfazione per essere riuscita a percorrere l’intero Cammino. È stato un viaggio positivo sotto molti aspetti: la bellezza dei paesaggi collinari che ci accompagnava sempre, faceva accettare la stanchezza che specialmente verso sera si faceva sentire. Quante emozioni provate entrando nei vari eremi o basiliche, pensando che proprio lì c’era stato S. Francesco oppure incontrando personaggi come un Padre che si è isolato in un Monastero, dopo averlo ristrutturato e ora vive lì, ospitando solo pochi pellegrini… chissà, magari una volta potremmo andarci per fare qualche Ritiro. Oppure l’incontro con un parroco che con le sue prediche ci trasmetteva la pace interiore che aveva trovato. Sono state tante le avventure che si sono susseguite ma quello che più mi rimarrà dentro è la consapevolezza che ciò che mi è sempre mancato è la ricerca di Dio, provata durante la visita alla Porziuncola. Sono veramente contenta di aver partecipato e ringrazio in primis il Maestro e tutti i pellegrini che hanno partecipato, senza i quali non mi sarebbe stato possibile arrivare fino in fondo.

Giuseppe: Ho iniziato questo viaggio con il solito entusiasmo scorpionico che mi contraddistingue, perché di mio sono uno che, quando deve partire per questo tipo di esperienze, si porta dietro un bel sacchetto di resistenze. Ma stavolta, devo dire, che le cose sono andate un po diversamente rispetto al solito. Abbiamo intrapreso un viaggio a piedi attraverso luoghi e Città di una regione che mi e sempre piaciuta molto. Io ho raggiunto il gruppo con qualche giorno di ritardo in una città chiamata Sansepolcro, dove siamo rimasti due giorni, e lì abbiamo avuto modo di visitare alcune chiese e musei con opere di artisti a me sconosciuti, ma molto belle. Poi, rimessi gli zaini in spalla, ci siamo messi in marcia. Camminare è il modo di viaggiare che ti fa godere al massimo dei paesaggi che incontri, perché hai tutto il tempo per osservarli, e riesci a notare tutto ciò che, con qualsiasi altro mezzo non riusciresti a vedere, e poi devo dire che fare attività fisica mi è sempre piaciuto. Abbiamo fatto tappa in diversi paesi umbri molto belli, come Città di Castello, Pietralunga e Agobbio, quest’ultima l’ho apprezzata particolarmente. In una tappa intermedia ci siamo fermati a dormire per una notte in un eremo immerso nel verde, bellissimo, dove le persone che lo gestiscono (molto gentili, ma devo ammettere, un postrane), ci hanno fatto assistere al rituale della lavanda dei piedi. E la sera abbiamo mangiato all’aperto per poi dormire tutti in una grande camerata con i letti a castello. Molto divertente. Alla fine abbiamo raggiunto Assisi, dove, ancora con gli zaini in spalla, siamo andati immediatamente a visitare la Basilica di San Francesco. A mio avviso, una delle chiese più belle che io conosca. Abbiamo soggiornato in un convento proprio di fronte alla basilica, dove ci hanno accolto delle suore simpaticissime che ci hanno accompagnato nelle nostre stanze. Unica nota dolente di Assisi, la grande quantità di persone e l’eccessivo commercio lungo le vie del paese che la rendono un grande centro commerciale spirituale. Ma forse è solo un problema mio. il viaggio sembrava terminato. E invece no! Siamo ripartiti per Spoleto, dove abbiamo passato una notte per poi raggiungere il giorno dopo Castelluccio di Norcia, dove abbiamo affrontato il mostro finale! i monti Sibillini. Abbiamo scavalcato le montagne, per poi riscendere, con non poche difficoltà (e anche con un litigio con mia moglie Mary, ma abbiamo fatto pace la sera) a Foce di Montemonaco, posto bellissimo al quale sono particolarmente legato, e lì abbiamo passato l’ultima notte, ripensando alle avventure passate in quei giorni, che ci hanno visti anche oltrepassare a nuoto uno stagno di acqua puzzolente sporca a cattiva, al quale però siamo sopravvissuti alla grande.

Paolo: Per me è stato un bel pellegrinaggio, è stato bello seguire il percorso di S.Francesco, soprattutto cercare di vivere lo spirito francescano stando sempre in cammino. Ogni giorno cercare di alleggerirmi da quello che avevo dentro, lasciare andare le resistenze interiori, giorno dopo giorno camminando. Quindi è stato questo lo spirito con cui ho vissuto questo pellegrinaggio ed è stato molto importante. I posti che mi sono piaciuti di più sono stati Agobbio ed Assisi. Arrivare ad Assisi dopo tutti quei chilometri è stata una sensazione bellissima e ho sentito tante gioie ad Assisi dopo giorni di più sofferenza. Era come se il cammino fosse sempre una sofferenza e poi c’era la grazia, il sostegno, il conforto nelle tappe soprattutto in cui si sentiva di più lo spirito di San Francesco, lo spirito cristiano. Quindi ho sentito tanto questo lavoro di sofferenza però positiva, di destrutturazione nel cammino e allo stesso tempo di riconciliazione nella preghiera e nelle chiese quando eravamo fermi in ascolto. Questa è l’immagine del viaggio per come l’ho vissuto e credo che sia stato molto importante per la purificazione che ha portato in me, scoprirò comunque nei prossimi tempi fino a che profondità è arrivata la grazia che ho sentito e la riconciliazione con me stesso. Però sono molto grato in ogni caso di come è andata e ringrazio sia il Maestro che mi ha accompagnato in questo pellegrinaggio e i miei fratelli per la loro pazienza e tolleranza, grazie infinite.

Mary: Che direcome ogni viaggio fatto con la nostra scuola, per me è più un viaggio interiore che fisico. Questanno poi, vista lesperienza personale non proprio positiva del viaggio scorso, ci tenevo proprio che tutto andasse bene. Sono partita con tanta apertura e amore verso ogni componente del gruppo, cosa che per me è difficile sentire e manifestare nel mese di Agosto che è il periodo in cui purtroppo sto peggio. Sapevo litinerario che avremmo fatto, ma non per questo ero meno entusiasta o curiosa degli altri. Se chiudo gli occhi ho immagini nitide dei paesaggi di montagna che abbiamo attraversato, gli alberi che si muovono al vento, i raggi di sole che filtrano tra le foglie e mi scaldano il viso, lodore dei cavalli, il muggire placido delle mucche, laria calda sulla pelle, la magia dei tramonti, la moltitudine delle stelle, il buio della notte e il canto dei grilliper me è il modo in cui Dio mi sussurra: eccomici sono, sono proprio qui accanto a te, non temere. Ti amo figlia mia. Nelle giornate in cui dentro avvertivo un magone inaspettato o una sofferenza non voluta, uscivo fuori, cercavo un posto appartato e respirando la purezza di quellaria mi immergevo nel passaggio delle nuvole, o nella roccia di una montagna e dicevo dentro di me: Padre miodove sei, ti prego aiutami. E una consolazione sotto forma di una folata di vento, o di una farfalla leggera si manifestava dopo pochi secondi, e subito mi lasciavo andare alle lacrime sciogliendo quelle manifestazioni profonde che mi hanno accompagnato per tutto il viaggio sia in modo consapevole che attraverso i sogni. Al di là della fatica fisica che apprezzo sempre molto e che mi aiuta a scaricare tanto lenergia in eccesso, dopo circa 10 giorni ho cominciato ad avvertire una fatica interiore, a livello del cuore. Notavo che dentro di me stava uscendo un dolore profondo risvegliato da alcune circostanze che si erano create e dalle quali non potevo scappare. Non potevo fare nulla, dovevo restare, volevo restare! Ma a volte quel tipo di sofferenza che non sapevo gestire diventava così pesante che mi rendeva difficile anche solo respirare. Mi guardavo intorno con il timore di essere un peso per i miei compagni di viaggio, e quindi mi forzavo ogni volta di mostrare un sorriso, un gesto gentile, un momento di leggerezza. Ma poi a volte quella sofferenza, quella rabbia tornavano in superficie e si portavano via tutto. L’unico mio rifugio era Dio, il mio amore per lui, il mio desiderio di sciogliermi in lui… che a volte veniva sopraffatto dalle ferite egoiche che mi impedivano di abbandonarmi al tutto e alla volontà del mio Maestro. Il mio Maestro… penso che mai come durante questo viaggio mi abbia mostrato tutta la sua pazienza e il suo amore nel sopportare le mie manifestazioni di rabbia interiore rivolte a lui, e a cercare a cuore aperto di farmi compiere il grande passo dellabbandono, un passo che durante questo viaggio a partire da Pieve Santo Stefano ho cominciato a sentire come una voce profonda interiore che ogni tanto, senza presupposti, usciva e diceva: abbandona tutto, annullati completamente, abbandonati completamente al tuo Maestro e lascia che lui faccia di te ciò che serve. A volte restavo come folgorata da queste voci interiori così calme e nello stesso tempo potenti, restavo spaesata, sapevo cosa fare, sapevo che dovevo seguirle, ma lego rendeva tutto molto più confuso e difficile. Questanno poi ho percepito un vero senso di famiglia verso e da parte di alcuni di noi. In particolare con Davide, che ha il dono dellaccoglienza e della comprensione. È stata veramente lunica persona da cui mi sono sentita capita senza timore e con la quale mi confidavo nei momenti più difficili. E lui lì, sempre molto paziente ad ascoltare la valanga di roba che avevo bisogno di far uscire. Grazie ancora Davi, per me sei sempre il migliore! Un’altra cosa che ho veramente apprezzato è stato aver condiviso spesso la stanza con Immacolata, avevamo una sintonia che non avrei mai pensato, e con lei mi sentivo perfettamente a mio agio, senza timore di dover interagire in modo forzato o innaturale, devo dire che questa cosa mi ha avvicinato molto a lei. Stessa cosa potrei dire di Clara, ho avuto modo di conoscerla meglio quando siamo state in stanza insieme, e da quello che ho percepito è una persona con cui mi sono trovata molto bene e verso la quale nutro stima. Durante questo viaggio ci sono stati dei momenti spirituali veramente immensi, mai provati prima e questo soprattutto grazie al Maestro che nella sua purezza danimo faceva da canale per tutti noi aiutandoci a vivere stati profondi di comunione con Dio. Sempre grazie al Maestro, sono riuscita a liberarmi di alcuni attaccamenti tossici e dolorosi che conservavo attraverso alcuni oggetti e vestiti che avevo nello zaino, che durante il viaggio sentivo di volermene liberare ma non ne avevo la forza. Lui ha visto la mia difficoltà e mi ha spronato a bruciare tuttoun vero e proprio fuoco purificatore che mi ha sbloccato dentro un qualcosa che ancora non capisco bene ma che, al mio ritorno a casa, mi ha permesso di buttare quasi 10 sacchi di roba vecchia e dalla dubbia risonanza, verso la quale avevo creato un profondo attaccamento. La mia anima ringrazia Maestro, ti amo. Poi c’è stata Assisi, la mia città del cuoretanti ricordi dei campi scuola passati, ritiri in basilica, canti, momenti di gioia profonda e libera. Per me è impossibile essere triste quando torno lì, c’è il mio amatissimo Santo Francesco che amo da quando sono bambina, che mi fa commuovere, e che mi ha fatto sempre da esempio. Non lo so… l’ho sempre sentito così vicino, che a volte mi fa commuovere di gioia e non riesco a fermarmi, lo amo veramente tanto. E in quei 3 giorni passati lì mi sentivo come avvolta in un costante abbraccio di amore. Poi il finale meraviglioso dei Monti Sibillini, la mia vera casa, i monti che mi hanno cresciuta, con i quali parlavo da bambina quando mi sentivo sola, o non capita. Non è facile descrivere cosa si prova quando si torna in alcuni posti che in realtà sono legami profondi e credo anche antichi. So soltanto che i momenti in cui non mi sento confusa, in cui ho più chiare le cose, in cui il cuore è completamente aperto e caldo senza paure, sono quelli che ho vissuto in quei luoghi. Ed è stato così appena lì ho visti, peccato essere andati via così presto. Ma è andato tutto bene così…uno dei viaggi più belli che abbia mai fatto e che è volato purtroppo. Grazie di cuore a tutti per ciò che stiamo cercando di essere insieme, vi amo molto e vi rispetto. E grazie alla santa pazienza e forza del Maestro.

Il Maestro: È stata dura, non tanto fisicamente, quanto psicologicamente, energeticamente e spiritualmente… mantenere un gruppo di 12 persone su un buon livello di vibrazione, in una situazione di compressione, sia per le fatiche del viaggio in sé, sia per la convivenza forzata di 22 giorni non è facile.. ma alla fine ne è venuta fuori una grande esperienza di crescita, sia personale che di gruppo. Ringrazio tutti i partecipanti, che in ogni caso hanno provato a fare del loro meglio, ma che possono ancora migliorare molto. Ringrazio Mary per la non facile organizzazione del viaggio, Adriana per i percorsi avventura, Immacolata per la disponibilità e per le immancabili tette al vento, il gruppo Vira per l’aiuto nei trasporti… soprattutto Paolo, Mattia per l’ottima cucina e il salvataggio del picciotto Jonathan, ed Eszter, Roberta e Clara… e via verso nuove mille incredibili avventure… “PACE E BENE”.

CAPITOLO VIII LA PERFETTE LETIZIA: Come andando per cammino santo Francesco e frate Leone, gli spuose quelle cose che sono perfetta letizia. Venendo una volta santo Francesco da Perugia a Santa Maria degli Angioli con frate Lione a tempo di verno, e ‘l freddo grandissimo fortemente il crucciava, chiamò frate Lione il quale andava innanzi, e disse così: “Frate Lione, avvegnadioché li frati Minori in ogni terra dieno grande esempio di santità e di buona edificazione; nientedimeno scrivi e nota diligentemente che non è quivi perfetta letizia”. E andando più oltre santo Francesco, il chiamò la seconda volta: “O frate Lione, benché il frate Minore allumini li ciechi e distenda gli attratti, iscacci le dimonia, renda l’udir alli sordi e l’andare alli zoppi, il parlare alli mutoli e, ch’è maggior cosa, risusciti li morti di quattro dì; iscrivi che non è in ciò perfetta letizia”. E andando un poco, santo Francesco grida forte: “O frate Lione, se ‘l frate Minore sapesse tutte le lingue e tutte le scienze e tutte le scritture, sì che sapesse profetare e rivelare, non solamente le cose future, ma eziandio li segreti delle coscienze e delli uomini; iscrivi che non è in ciò perfetta letizia”. Andando un poco più oltre, santo Francesco chiamava ancora forte: “O frate Lione, pecorella di Dio, benché il frate Minore parli con lingua d’Agnolo, e sappia i corsi delle istelle e le virtù delle erbe, e fussongli rivelati tutti li tesori della terra, e conoscesse le virtù degli uccelli e de’ pesci e di tutti gli animali e delle pietre e delle acque; iscrivi che non è in ciò perfetta letizia”. E andando ancora un pezzo, santo Francesco chiamò forte: “O frate Lione, benché ‘l frate Minore sapesse sì bene predicare che convertisse tutti gl’infedeli alla fede di Cristo; iscrivi che non è ivi perfetta letizia”. E durando questo modo di parlare bene di due miglia, frate Lione, con grande ammirazione il domandò e disse: “Padre, io ti priego dalla parte di Dio che tu mi dica dove è perfetta letizia”. E santo Francesco sì gli rispuose: “Quando noi saremo a santa Maria degli Agnoli, così bagnati per la piova e agghiacciati per lo freddo e infangati di loto e afflitti di fame, e picchieremo la porta dello luogo, e ‘l portinaio verrà adirato e dirà: Chi siete voi? e noi diremo: Noi siamo due de’ vostri frati; e colui dirà: Voi non dite vero, anzi siete due ribaldi ch’andate ingannando il mondo e rubando le limosine de’ poveri; andate via; e non ci aprirà, e faracci stare di fuori alla neve e all’acqua, col freddo e colla fame infino alla notte; allora se noi tanta ingiuria e tanta crudeltà e tanti commiati sosterremo pazientemente sanza turbarcene e sanza mormorare di lui, e penseremo umilmente che quello portinaio veramente ci conosca, che Iddio il fa parlare contra a noi; o frate Lione, iscrivi che qui è perfetta letizia. E se anzi perseverassimo picchiando, ed egli uscirà fuori turbato, e come gaglioffi importuni ci caccerà con villanie e con gotate dicendo: Partitevi quinci, ladroncelli vilissimi, andate allo spedale, ché qui non mangerete voi, né albergherete; se noi questo sosterremo pazientemente e con allegrezza e con buono amore; o frate Lione, iscrivi che quivi è perfetta letizia. E se noi pur costretti dalla fame e dal freddo e dalla notte più picchieremo e chiameremo e pregheremo per l’amore di Dio con grande pianto che ci apra e mettaci pure dentro, e quelli più scandolezzato dirà: Costoro sono gaglioffi importuni, io li pagherò bene come son degni; e uscirà fuori con uno bastone nocchieruto, e piglieracci per lo cappuccio e gitteracci in terra e involgeracci nella neve e batteracci a nodo a nodo con quello bastone: se noi tutte queste cose sosterremo pazientemente e con allegrezza, pensando le pene di Cristo benedetto, le quali dobbiamo sostenere per suo amore; o frate Lione, iscrivi che qui e in questo è perfetta letizia. E però odi la conclusione, frate Lione. Sopra tutte le grazie e doni dello Spirito Santo, le quali Cristo concede agli amici suoi, si è di vincere se medesimo e volentieri per lo amore di Cristo sostenere pene, ingiurie e obbrobri e disagi; imperò che in tutti gli altri doni di Dio noi non ci possiamo gloriare, però che non sono nostri, ma di Dio, onde dice l’Apostolo: “Che hai tu, che tu non abbi da Dio? e se tu l’hai avuto da lui, perché te ne glorii, come se tu l’avessi da te?”. Ma nella croce della tribolazione e dell’afflizione ci possiamo gloriare, però che dice l’Apostolo: “Io non mi voglio gloriare se non nella croce del nostro Signore Gesù Cristo”. A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

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