La cottura e le proprietà curative e nutritive dei cibi: La leucocitosi è un fenomeno dovuto all’aumento di globuli bianchi nel sangue: si verifica in modo più evidente dopo l’ingestione di carne, nella donna in gravidanza, nel neonato, nella persona anziana, dopo stress fisici etc., ma diventa un fatto patologico a causa di polmoniti, appendiciti, infezioni da germi e intossicazioni. I globuli bianchi, che possono assorbire anche sostanze chimiche e tossiche, contengono numerosi enzimi, hanno lo scopo di difendere l’organismo fagocitando corpi estranei o microbi penetrati nel sangue.
Quando l’organismo è chiamato a fronteggiare un’infezione, cioè un’improvvisa invasione di microbi patogeni, mobilita rapidamente i macrociti, che ingaggiano un’aspra battaglia contro gli invasori. Esiste una diretta correlazione tra l’aumento di globuli bianchi e lo stato di infezione di un organismo, come esiste una diretta correlazione tra l’ingestione di cibi cotti e l’aumento dei globuli bianchi. La cottura dei cibi risulta quindi essere la causa più rilevante dell’insorgere di malattie umane. Con la cottura le proteine subiscono un brusco decadimento del loro valore biologico. Tale decadimento è particolarmente intenso in caso di bollitura; se poi la cottura avviene mediante arrostimento o tostatura le proteine si denaturano e producono sostanze tossiche da piroscissione, alcune delle quali notoriamente cancerogene, come il benzopirene. Le carni alla griglia sono causa, ormai accertata, di cancro, la stessa cosa si può dire dei semi sottoposti a torrefazione (caffè, cacao, pane abbrustolito etc.): in questi casi si formano dei catrami da piroscissione, nei quali sono state individuate almeno una decina di sostanze cancerogene (Lautie), la digeribilità delle proteine diminuisce con la cottura (eccetto per l’albume dell’uovo). Le sostanze proteiche a 60° iniziano a flocculare, cioè si formano dei fiocchi di natura colloidale che rimangono in sospensione, e poi coagulano del tutto, divenendo inattaccabili dai succhi gastrici. In merito alla digeribilità degli amidi cotti, il corpo umano è capace di fare la stessa cosa con i propri enzimi (ptialina ecc.) senza ricorrere alla cottura. Anche gli amidi crudi sono digeribili, il cavolo crudo, per esempio, richiede 2 ore per essere digerito, se cotto ne richiede 4.
La cottura impedisce la digestione salivare e rende gli amidi meno digeribili. Il calore sui grassi causa ossidazione, che porta dapprima alla formazione di perossidi e di idroperossidi, e poi di acidi grassi a catena corta. Inoltre, la glicerina che si libera è un composto altamente tossico. L’acido linoleico, come il linolenico, preziosi per la sintesi dei fosfolipidi, subiscono, con il calore, delle modifiche strutturali che li rendono inattivi. Il grasso cotto ritarda l’assorbimento di calcio, magnesio, ferro, e rallenta lo sviluppo delle ossa (per cui la cottura con oli o grassi sarebbe una delle prime cose da evitare). Il medico di Losanna P. Kouchakoff ha dimostrato, a conclusione di migliaia di esperimenti condotti su molti soggetti e su se stesso, che un alimento cotto provoca la moltiplicazione quasi immediata dei globuli bianchi che, com’è noto, servono a difenderci da corpi estranei e dannosi, soprattutto di natura microbica, mentre l’alimento crudo non la provoca mai. Esiste insomma, nel nostro organismo, una sorta di automatismo fisiologico in virtù del quale l’alimento cotto è considerato come un aggressore. Le nostre difese leucocitarie, sollecitate diverse volte al giorno, finiscono inevitabilmente con l’indebolirsi e a sfasarsi, e forse in questo risiede la nostra grande vulnerabilità alle infezioni. Il nostro organismo è in grado di utilizzare anche il cibo cotto, ma è costretto a trasformare tale cibo in materia vivente con un dispendio notevole di energie vitali. L’ingegnere francese Andrè Simoneton, gravemente ammalato e senza speranza di guarigione, riacquistò la salute con il vegetarianesimo, e si dette a studiare la causa del potere guaritore delle piante. Scoprì che le radiazioni emesse da un organismo sano si aggirano intorno a 6500 Angstrom, mentre in condizioni di malattia o di cattiva alimentazione scendono sempre al di sotto di tale livello.
Simoneton divise gli alimenti in tre categorie:
1) alimenti morti (cibi cotti o conservati, margarina, pasticceria industriale, alcol, liquori, zucchero bianco e grezzo): questi prodotti hanno radiazioni nulle o quasi nulle;
2) alimenti inferiori (carne, salumi, uova non fresche, latte bollito, caffè, tè, cioccolato, marmellate, formaggi, pane bianco): questi hanno radiazioni inferiori a 5000 Angstrom;
3) alimenti superiori (frutta cruda e matura, e verdura cruda e fresca): questi cibi hanno radiazioni molto elevate, tra 8000 e 10000 Angstrom. Inoltre, le radiazioni della frutta e della verdura sono più alte quanto più breve è il tempo trascorso dalla loro raccolta.
L’uomo ha iniziato a cuocere il cibo (carne e cereali) per estreme necessità di sopravvivenza, cercando di rendere appetibili cibi inadatti alla sua natura di animale frugivoro, ma purtroppo, come affermava Lucrezio, “Il cibo cotto è stata la causa dell’indebolimento della razza umana”. Infatti, l’alimentazione cruda è la base prima del benessere umano, mentre il cibo cotto espone l’uomo alle malattie e alla possibilità di una morte prematura. Si può comunque evitare la leucocitosi mangiando un prodotto cotto insieme a quello crudo, nella proporzione massima del 50% del primo e con la necessità di masticarli insieme.
LA COTTURA in sé:.…
– distrugge il corredo vitaminico, specie delle vitamine termolabili come gli enzimi, gli ormoni e gli antiossidanti naturali, elementi che sono alla base delle difese naturali dell’organismo;
– cambia ciò che era organico in inorganico, rendendolo inutilizzabile dall’organismo; specialmente le vitamine B e C, solubili in acqua, si dissolvono alla prima cottura;
– causa grande perdita di minerali solubili, dal 20 al 70%;
– quella a vapore, invece, produce una perdita dal 22 al 43%;
– produce acido urico che danneggia lo stomaco, intestini, reni, fegato, polmoni, cuore, causando artrite, reumatismi, gotta, cancro.
Le verdure bollite e l’acqua gettata perdono quasi tutti i minerali.
Maggiore è l’acqua che si usa per cuocere il cibo, maggiore è il quantitativo di elementi nutrienti che va perso; il cavolo cotto perde il 62% delle proteine, il 72% del suo calcio, il 60 % di fosforo e il 67% di ferro.
La perdita di vitamina C negli ortaggi è del 45%.
Tutti i minerali organici si ossidano quando vengono in contatto con l’ossigeno dell’aria e tornano ad essere inorganici.
Non c’è vita nella sostanza inorganica.
La sostanza inorganica non è utilizzabile dall’organismo.
Un cibo cotto è un cibo ossidato.
Quando la carne viene bollita i fosfati organici si trasformano in inorganici.
Con il cibo cotto, l’organismo, non potendo trarre tutto il nutrimento necessario, sente il bisogno di ingerire maggiori quantità di alimenti, con tutto ciò che ne consegue.
Se ci si nutrisse di cibi crudi basterebbe la metà del quantitativo che ingeriamo da cotto.
Nel latte bollito, il complesso calcio-fosfato utilizzabile per la crescita viene mutato in una forma che è quasi impossibile assimilare.
Più a lungo vengono cotti i cibi, più alta è la temperatura, maggiore è il danno prodotto sugli alimenti.
Le parti più cotte di un cibo (per esempio la crosta del pane) hanno meno valore nutritivo e sono più tossiche di quelle meno cotte (la mollica).
I cibi cotti e poi conservati per il pasto successivo perdono tutte, o quasi tutte, le loro proprietà nutritive.
I cibi essiccati, tostati o inscatolati hanno pochissimo o quasi nullo potere protettivo dell’organismo.
La perdita di acido folico è molto alta con la cottura dei cibi: a vapore si perde il 10%; a pressione il 20%; con la bollitura il 50%.
Il latte pastorizzato perde le sue proprietà antiscorbutiche, allo stesso modo gli ortaggi e la frutta, se essiccati, conservati o inscatolati.
È meglio comunque una bollitura forte e breve piuttosto che una lunga e lenta.
Molti cibi divengono indigesti a causa del tipo di cottura o perché vengono cucinati insieme ad altri alimenti tra loro incompatibili come per esempio i legumi e il grasso.
I cibi cotti (ritenuti pre-digeriti) non sono un vantaggio, in quanto impediscono la giusta attività dei succhi gastrici.
Vi sono 700 mila forme di vita animale: nessuna, tranne l’uomo, mangia cibo cotto, e l’uomo è praticamente la sola specie ad essere malata di cancro, oltre agli animali domestici a cui viene dato cibo cotto o trattato.
Silvester Graham (1794-1851) (uno dei più eminenti scienziati che per primo ha parlato di cure naturali, di igiene naturale, di nutrizione) dichiara: “Se l’uomo si sostenesse interamente con cibo crudo, la sua accurata masticazione, il lento inghiottire e i suoi pasti semplici servirebbero ad impedire l’iper-alimentazione e a salvarlo dai nocivi effetti di una delle cause più distruttive della vita civile”.
La frutta cruda, le noci e gli ortaggi rappresentano quindi la migliore e la più alta materia nutritiva per l’uomo.
RIASSUMENDO:
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il cibo crudo richiede maggiore masticazione, esercizio essenziale per i denti;
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la necessaria masticazione assicura un’insalivazione appropriata;
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il cibo crudo preserva i denti e lo stomaco;
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i cibi crudi posseggono le giuste proporzioni tra sostanze nutritive e quelle di scarto;
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i cibi crudi tendono ad impedire dannose combinazioni di alimenti;
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i cibi crudi posseggono vitamine, enzimi, sali, acidi, carboidrati, proteine e grassi in forma organica, cioè altamente assimilabili;
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i cibi crudi non sono dannosi e tossici per l’organismo.
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la cottura meno dannosa è comunque quella a vapore, segue poi quella a pressione, e infine quella attraverso bollitura (per il minor tempo possibile).
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la cottura più tossica è la cottura attraverso oli o grassi, e quella realizzata attraverso griglie, piastre o brace.
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nella cottura sarebbero da evitare pentole e tegami in alluminio e teflon, in quanto rilasciano sostanze tossiche e cancerogene.
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le pentole e i tegami migliori, sono quelli in acciaio inox o in terracotta
In precedenza abbiamo inserito l’uomo nella categoria dei frugivori e non, come normalmente, accade in quella degli onnivori. Tenendo conto delle caratteristiche biologiche, “dell’animale” in esame, ovvero l’uomo, vediamo in che categoria meglio rientra. I fattori di cui generalmente si tiene conto per distinguere gli “animali” in categorie, basandosi sull’alimentazione loro più congeniale, in rapporto alle loro caratteristiche psico-fisiche, sono tre:
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la dentatura.
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l’intestino.
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l’attitudine psicologica o, per meglio dire, l’istinto naturale che fa reagire gli organi dei sensi, di fronte ad un determinato cibo.
Osservazione dei denti: Dall’osservazione dei denti rileviamo che negli animali carnivori gli incisivi sono poco sviluppati, mentre i canini sono notevolmente lunghi, lisci e appuntiti, per poter afferrare la preda. Anche i molari sono appuntiti ma le rispettive cuspidi non combaciano, bensì si sfiorano lateralmente per separare le fibre della carne. Negli erbivori gli incisivi sono estremamente sviluppati, i canini ridotti (benché a volte, ad esempio negli elefanti, si siano sviluppati tanto da formare un’arma di difesa), i molari hanno la superficie masticatoria larga e sono ricoperti di smalto soltanto lateralmente. Nei frugivori, come ad esempio i gorilla e gli oranghi, tutti i denti hanno più o meno la stessa altezza; i canini sono leggermente prominenti, conici e smussati (infatti non sono destinati ad afferrare la preda, ma ad esercitare una forza). I molari hanno una superficie masticatoria larga e le parti superiori protette dallo smalto per prevenire l’usura causata dal movimento laterale, ma non sono appuntiti come nel caso dei carnivori. Negli onnivori, ad esempio gli orsi, gli incisivi sono invece simili a quelli degli erbivori, i canini a quelli dei carnivori e i molari sono larghi e appuntiti perché servono a un duplice scopo. Ora, se osserviamo i denti dell’uomo, rileviamo che questi non somigliano a quelli dei carnivori e neppure a quelli degli erbivori o degli onnivori; sono invece simili in tutto e per tutto a quelli degli animali frugivori. Se ne può quindi ragionevolmente dedurre che l’uomo è un animale frugivoro, cioè che naturalmente sarebbe spinto a nutrirsi di semi e frutta.
Osservazione del tubo digerente e in particolar modo degli intestini: Dall’osservazione del tubo digerente rileviamo che la lunghezza degli intestini degli animali carnivori supera da 3 a 5 volte quella del corpo, misurata dalla bocca all’ano, e che il loro stomaco è quasi sferico. Negli erbivori la lunghezza degli intestini supera da 20 a 28 volte quella del corpo, mentre il loro stomaco è più ampio e di struttura complessa. Invece, la lunghezza degli intestini degli animali frugivori supera da 10 a 12 volte quella del corpo, e il loro stomaco è poco più grande di quello dei carnivori e prosegue nel duodeno che svolge la funzione di un secondo stomaco. Questa è esattamente la conformazione che troviamo negli esseri umani, sebbene l’anatomia dica che nell’uomo la lunghezza degli intestini superi da 3 a 5 volte quella del corpo, commettendo l’errore di misurarlo dalla testa ai piedi, invece che dalla bocca all’ano. Da ciò possiamo nuovamente dedurre che l’uomo è, con ogni probabilità, un animale frugivoro.
Osservazione degli organi dei sensi: Osservando l’istinto naturale degli organi dei sensi (gli indicatori delle sostanze commestibili), che guida tutti gli animali verso il cibo loro più congeniale, vediamo che non appena il carnivoro scorge la preda ne è così felice tanto che gli ‘brillano gli occhi; l’afferra voluttuosamente e ne lecca il sangue con avidità. Al contrario, l’erbivoro si rifiuta anche solo di toccare il proprio alimento naturale se è appena spruzzato di sangue. Sia l’olfatto che la vista lo guidano a scegliere come proprio cibo altre erbe e piante, che assapora con delizia. Per quanto riguarda gli animali frugivori, possiamo analogamente notare, che i loro sensi li guidano invariabilmente verso i frutti degli alberi e dei campi. Riguardo l’uomo, potremmo altresì constatare, che i sensi dell’olfatto, dell’udito e della vista, normalmente condurrebbero a evitare l’uccisione degli animali, figuriamoci di altri uomini, perché istintivamente questi sensi si ritraggono alla vista di simili massacri. Per questo motivo, oltre che per un fatto igienico, si è sempre raccomandato di tenere i mattatoi lontano dalle città. Allora, può mai la carne essere considerata il cibo naturale dell’uomo quando gli occhi e il naso la respingono decisamente, a meno che il suo sapore non sia stato trasformato da spezie, sale e oli? D’altra parte, quanto troviamo deliziosa la fragranza della frutta! Si deve inoltre rilevare che, allo stato naturale, anche i cereali e i vegetali hanno un profumo e un gusto gradevoli, benché leggeri. Ecco che ancora una volta siamo portati a dedurre che l’uomo era destinato ad essere un animale frugivoro. Il Filosofo Feuerbach diceva: “Noi siamo ciò che mangiamo”.
Attraverso un’alimentazione sana e naturale, associata a tecniche di purificazione e ad un’attività fisica adatta, noi eleviamo la nostra frequenza di vibrazione. Per effetto della legge della risonanza, tale purificazione si trasmetterà dal livello fisico al livello mentale. Cominceremo quindi a manifestare pensieri elevati, sublimi, divini, amorevoli, universali. Da qui inizieremo ad entrare in contatto con l’assoluto divino, che è già presente in ognuno di noi, così come tutt’intorno a noi. Ogni essere che entra coscientemente in contatto a vari livelli, con l’assoluto divino, sempre per effetto di questa legge, trasmette la propria onda vibratoria elevata nell’ambito circostante, divenendo un faro per tutta l’umanità.Specifichiamo qui che la legge della risonanza è biunivoca, potremmo perciò, anche iniziare la nostra opera, agendo prima sul piano mentale per poi passare a quello fisico, ma ciò è enormemente più difficoltoso. Concludiamo con una frase che si ripete costantemente nel Vangelo Esseno della Pace, e che può esserci di stimolo nell’adottare un attitudine naturale e divinamente integrata nel nostro vivere quotidiano: “COME UNA FOGLIA NEL VENTO”…………………. nel senso non di essere passivi, ma di abbandono al flusso divino.
Il Maestro
Le Fonti di riferimento utilizzate per questo articolo, sono:
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Il Vangelo Esseno della Pace di Edmond Bordeaux Szekely (Manca Edizioni)
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La Scienza Sacra di Swami Sri Yukteswar (Astrolabio – Ubaldini Editore)
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Cibo cotto, cibo morto di Franco Libero Manco