MARGHERITA: Sono sincera, mi rimane difficile parlare dello spirito amorevole del Natale, perché non lo sento. Anzi mi danno fastidio tutte queste luci messe anzitempo e solo per creare un fascino esteriore. Dentro di me sento un vuoto che non posso colmare, né con le luci, né con gli sguardi amorevoli, ammesso che ce ne siano. È un ricordo ormai lontano, quella magia del Natale che per fortuna l’ho vissuta con i figli piccoli, e anche con gli alunni a scuola. Ma poi, anno dopo anno, tutto è cambiato, e mi è rimasta solo la parola Natale, legata a guerre, discriminazioni, indifferenza… e non vedo l’ora che tutto passi e che si torni alla normalità. Eppure ho bisogno di amore, di pace. Ho bisogno di invocare il Signore e dirgli: “Vieni, ho bisogno di te, in questa giornata. Vieni, nei miei pensieri, vieni a consolarmi e a liberarci”. In questo modo, sento che il Natale è sempre, anche oggi. Siamo sempre nello Spririto e nella Festa del Natale. Il tempo d’avvento dura tutta la vita e le radici profonde non dubitano mai che la primavera arriverà. Non lo voglio dubitare neppure io.
PAOLA: Da tanti anni avevo lasciato che il Natale fosse semplicemente una data. Una data di riunione familiare, di propositi felici o di bilanci spesso dilatati sulle mancanze della mia vita. Quest’anno lo sto vivendo e accogliendo con un’energia diversa. E so, con certezza, che due pilastri di questo cambio sono il viaggio ad Assisi di Novembre dove la gratitudine è entrata come una gioia nel mio cuore e l’innocenza di mia figlia nell’attesa e nella scoperta di questa festa. Insieme a lei e per lei ho fatto una cosa all’apparenza banale ma che sta dando un sapore diverso a tutto: ho preso di nuovo tra le mani un calendario dell’avvento. Ma di quelli veri, dove ogni giorno si apre una casella che aggiunge il tassello ad una storia fatta di attesa, di un sentimento di ricerca della Verità nella semplicità e straordinarietà di una nascita. Ed ecco che sono tornata ad essere quella bimba curiosa. Mi rivedo con le guancette rosse ed i codini, una bimba che pur non comprendendo tutto, capiva e assaporava l’essenza delle cose sotto lo sguardo amoroso dei suoi genitori. Proprio ora che la malattia li ha piegati e sono io che mi prendo cura di loro, finalmente capisco di essere stata amata, voluta, guidata con una costanza e una forza che mi lascia senza fiato solo sfiorando l’estrema potenza di questo gesto d’Amore che ha accompagnato e segnato la mia esistenza. Essere consapevole di questo e dargli l’importanza enorme che ha, mi fa provare un senso di appartenenza a questa festa che non avevo mai provato. Mi fa sentire, gioire ed aspettare come quando contavo le ore per essere io, tra tutti i miei fratelli, a mettere il bambinello nella culletta della stalla del nostro presepe. È una culletta che torna nel nostro presepe da quando ne ho memoria. Avvolta ogni anno con cura sotto diverse pagine di giornale, quando finalmente viene fuori dallo scatolone, ha il potere di riavvolgere lo spazio e il tempo e riaccendere nei miei occhi una fiamma di identità ed appartenenza alla mia storia. È piccola, umile, di legno, fatta a mano da mio nonno ma impreziosita da una copertina ricamata all’uncinetto fatta da mia nonna. Il ricamo forma tante piccole stelle. Ora è gelosamente custodita da mia figlia Nina, che non vede l’ora di appoggiarla nella stalla la notte di Natale. So che l’emozione con cui ogni sera la guarda e mi chiede: “Mamma quanto manca?” è l’energia vera di chi, in qualche modo, sa che qualcosa di incredibile sta per succedere. Riscoprire di poter rivivere questo o semplicemente lasciare e concedere a me stessa la libertà per assaporare tutto questo, sta sciogliendo nodi che non sapevo nemmeno di aver accumulato e mi fa sentire che questa Nascita è anche per me. Grazie a tutti voi, ad ognuno di voi, per condividere con me questo percorso di luce.