Testimonianze (II)

ALLA SCOPERTA DELLA VERA ADA (II)

Sono trascorsi quasi tre anni da quando ho iniziato a frequentare la Scuola, attratta dall’idea di dover rimanere ininterrottamente in assoluto silenzio per 5 giorni, durante un ritiro intensivo di meditazione. Mi sarei trovata in quella situazione per la prima volta, ma provare nuove esperienze e sfide mi è sempre piaciuto, così, da incosciente quale sono, mi sono buttata a capofitto. Certo non era da me rimanere in silenzio così a lungo e le mie amiche, conoscendomi, se la ridevano alla grande.

Durante il ritiro, non sono sempre riuscita a rimanere zitta, più di una volta ho espresso il mio pensiero a voce alta e ho creato un po’ di scompiglio. Fortunatamente sono stata accolta bene e perdonata da tutti, così è iniziato il mio cammino con la Scuola. Mi ci è voluto parecchio tempo per interiorizzare la parola discernimento, che nel mio modus vivendi non esisteva neanche. Fino a quel momento, se mi trovavo con persone a me care, mi lasciavo andare e nessuno mi faceva notare che stessi esagerando; cercavamo quasi tutte di prendere il mondo alla leggera e quando ci trovavamo, volevamo solo stare bene e divertirci.

Con i compagni di cammino spirituale invece, che sono via via diventati i miei “fratelli”… o più correttamente “nipoti spirituali”, all’inizio mi sono comportata come facevo con le mie amiche. Stavo così bene in questo nuovo ambiente che non mi rendevo conto che avrei dovuto un po’ controllarmi, che c’era il momento della convivialità, ma anche quello della preghiera, di una ricerca interiore e che tutto ciò richiedeva silenzio, concentrazione… mentre io, inconsciamente, disturbavo con le mie battute. Non è stato affatto facile per me comprendere ciò, hanno dovuto dirmelo apertamente, cosa che ho veramente apprezzato, anche se devo confessare non è stato indolore, ma mi ha aiutato tanto a “crescere”.

Ho iniziato quindi a sforzarmi di essere meno superficiale, di capire quando lasciare tranquilli i compagni e li ho imitati, iniziando anch’io a guardare dentro me stessa e dedicando più tempo alla ricerca spirituale. La soddisfazione che tuttora provo quando riesco a focalizzarmi e ad avvicinarmi a Dio, è immensa, questo mi gratifica e mi sprona a continuare. Ho anche realizzato che quando l’insegnante, diventato nel frattempo il mio Maestro, mi consigliava di fare attenzione e di cercare di non essere impulsiva, magari perché invitavo altre persone ad unirsi a noi, senza prima consultarlo, causando dei problemi che poi lui doveva risolvere e oltretutto, ripetevo lo stesso errore dopo pochi giorni, agendo esclusivamente d’impulso, lo stava facendo sia per il mio bene, che per il bene di tutti, non essendo tutti pronti a vivere certi aspetti in maniera più intensa.

Circa un anno fa, mi ero poi illusa di essere ormai pronta per iniziare consapevolmente il cammino per la ricerca della mia spiritualità, perché ritenevo di avere ormai le basi per spiccare il volo. Sono sempre stata una giocherellona e vivevo tutti gli incontri col Maestro e con i “nipoti spirituali”, col massimo entusiasmo, sempre soddisfatta, qualsiasi cosa facessimo. Qualcosa però mi sfuggiva, non capivo lo stato d’animo di qualcuno dei miei fratelli, vedevo che a volte provavano un senso quasi di sofferenza, di pianti liberatori e non mi capacitavo del motivo, anche se il Maestro ci diceva che il cammino non sarebbe stato privo di sofferenza… continuavo a non capire… trovavo estremamente positivo qualsiasi piccolo passo riuscissi a fare sul sentiero della ricerca e questo mi dava soltanto gioia.

I nodi sono cominciati ad arrivare al pettine, quando, oltre alla convivialità e felicità dello stare insieme, è sorta la necessità di impegnarsi seriamente, quindi non più solo “frizzi e lazzi” come mio solito, ma dovevo diventare consapevole, accettare le “regole interne” (difficili da mettere in pratica per una superficialona come me) e soprattutto operare delle scelte che rifiutavo con tutta me stessa… mi è stato quindi chiaro a cosa si riferisse il Maestro quando parlava di sofferenza.

Per esempio, durante un viaggio da Milano a San Benedetto, arrivata a Bologna, sono tornata indietro, perché il Maestro mi aveva scritto che non avrei potuto partecipare ad un rituale di meditazione su Shiva, al quale tenevo molto, in quanto sarei arrivata troppo tardi. Questo mi aveva disturbata parecchio e così ero rientrata a casa. Mi ci sono voluti 2-3 giorni di sofferenza estrema, vissuti in completa solitudine, per dissolvere il velo che mi aveva ottenebrato la mente, comprendere lo sbaglio fatto e ripartire verso la Scuola scusandomi del mio comportamento.

Il più grande ostacolo era quindi con il “Bakthi Yoga (lo Yoga della devozione)” : solo l’idea di dovermi abbandonare al Maestro mi faceva stare male, avevo sempre vissuto basandomi solo su me stessa, non mi sarebbe mai venuto in mente di chiedere cosa ne pensasse qualcun altro… agivo e basta… e lo facevo d’impulso, senza pensarci tanto. Incredibilmente si erano inanellati episodi nei quali ero stata messa “alla prova”: impegni sia con la Scuola che con i miei affetti, immancabilmente negli stessi giorni, obbligandomi a scegliere… ho dato priorità alla Scuola, ma ciò mi straziava interiormente e quindi, con questo malessere di fondo, appena si aggiungeva qualsiasi altro futile motivo, più di una volta, ho pensato di abbandonare il cammino. Provavo, però un immenso dolore al solo pensiero di metterlo in pratica, ma col continuo supporto del Maestro e dei miei fratelli sono riuscita ogni volta a superare le difficoltà e a capire quanta importanza avesse per me continuare questo percorso.

Adesso mi sto veramente impegnando anche per migliorare gli aspetti negativi del mio carattere, sui quali non mi ero mai soffermata. Le lezioni di yoga, le meditazioni, i discorsi che ci fa il Maestro mi stanno aiutando tanto e ho anche realizzato che la preghiera è di grande aiuto, soprattutto in questo periodo di semi-clausura e sono sempre più grata al mio Maestro che me l’ha fatta scoprire. Incomincia ora, veramente, la mia ricerca spirituale, so che non saranno rose e fiori, so di essere impulsiva e di avere ancora tanta strada da fare per auto-controllarmi, ma ce la metterò tutta, mi preme troppo continuare il cammino iniziato e so che senza il sostegno del Maestro e di tutti i “nipoti” non potrei mai farcela … “Non è mai troppo tardi”!!

Immacolata

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