Come si sposano l’aspetto spirituale dello Yoga e la psicologia? Lo Yoga ci permette di intraprendere un percorso di conoscenza consapevole di noi stessi capace di portarci verso orizzonti inimmaginabili, fino alla realizzazione del nostro Sé più profondo. Questo viaggio che lo Yoga ci dà la possibilità di compiere è senz’altro l’esperienza più totalizzante ed entusiasmante, in quanto per essere portata a compimento necessita di un coinvolgimento totale di noi stessi, compresi quegli aspetti di noi che non potevamo nemmeno immaginare di avere.
Yoga significa unione, e l’unione totale chiede tutto. In questa visione il lavoro psicologico è qualcosa che ha un inizio, ma che accompagnerà tutto il nostro percorso fino alla fine, in quanto attraverso esso impariamo a conoscere le infinite sfaccettature di noi stessi. È evidente quanto ognuno di noi sia pervaso da condizionamenti, ovvero da falsi credi che ci portano a definire ed interpretare la realtà in modo errato… e questi sono talmente radicati da illuderci in maniera raffinata, coinvolgendo oltre ai pensieri, anche i nostri stati d’animo fino alle emozioni più profonde. Questi influssi prendono forza in particolare a partire dalle ferite che ognuno di noi si porta dietro, alcune delle quali possiamo definire ataviche, che di esistenza in esistenza ci accompagnano fino al completo scioglimento di esse. Quando accade, per vari fattori, che riusciamo a fare esperienza di una visione più ampia, incondizionata dalla coltre di pensieri che solitamente ci attanaglia, l’esperienza che ne deriva è sublime e possiamo godere di uno stato di libertà e leggerezza indescrivibili in cui ci è chiaro che la condizione precedente in cui ci trovavamo era in realtà illusoria. Non si vuole dire che la sofferenza e le varie tribolazioni della vita non siano reali, queste di per sé lo sono, ma in un’ottica più ampia vediamo quanto l’esperienza che stiamo vivendo sia solo un’interpretazione della nostra psiche, che condiziona completamente il nostro vissuto globale. Dunque, la causa della nostra reazione non è esteriore, come siamo portati a credere, ma dipende sempre da noi.
In realtà le situazioni che ci mettono in difficoltà sono le migliori per iniziare a prendere coscienza di questi aspetti, e in una logica evolutiva dovremmo anzi ritenerci fortunati di avere tale possibilità, poiché solo quando ci troviamo in queste condizioni le nostre ferite e distorsioni iniziano a palesarsi. Una buona capacità di autoanalisi psicologica è proprio quella di riuscire ad osservare dentro di noi i vari meccanismi che stanno agendo, rendendoci conto quindi del retroscena delle nostre azioni e delle nostre “presunte” volontà. Inizieremo quindi a notare quanto, ad esempio, la paura che possa succedere una certa cosa ci porti automaticamente a manipolare le situazioni con lo scopo di non farla accadere. La manipolazione che mettiamo in atto spesso non colpisce solo noi stessi (agendo sui pensieri e sulle emozioni), ma probabilmente arriverà anche a cercare di manipolare le altre persone, col fine di raggiungere il nostro scopo. Infatti, se riusciremo a convincere anche gli altri della ragionevolezza delle nostre illusioni, ci sentiremo meno degli illusi e avremo più scusanti per poter evitare di affrontare ciò che, alle origini di tutto questo processo, ci aveva fatto paura. Capiamo bene che se anche questo processo andasse a buon fine, staremo solo rinforzando le sbarre della nostra gabbia egoica.
Liberarci da schemi come questo è molto difficile, ma tutto inizia con l’osservazione. In questo modo cominceremo a renderci conto dei nostri condizionamenti e che evidentemente, essendo così assoggettati da essi, non siamo veramente liberi di scegliere e di essere. Il primo spiraglio di libertà, tuttavia, parte da questa presa di coscienza, seguita dalla graduale capacità di interrompere questi automatismi, non appena percepiamo che si stanno attivando. Questi automatismi suddetti sono meccanismi psicologici con cui la nostra stessa mente ci manipola e solitamente noi, supini, la assecondiamo pensando addirittura di essere lei. La crescita spirituale che possiamo perseguire attraverso lo Yoga mette le sue radici in questo processo di decondizionamento, ed una buona consapevolezza psicologica sarà di fondamentale supporto per rimanere lucidi quando i pensieri e le emozioni inizieranno a portarci dove vogliono loro, allontanandoci dalla realtà che siamo. Quando in questi momenti riusciamo anche minimamente a non assecondare i nostri impulsi, con il tempo noteremo che interiormente emergerà uno stato di maggiore saldezza e tranquillità, e sentiremo di essere diventati un po’ più forti e liberi. Questo stato interiore ci darà quindi la base, e anche la motivazione, per proseguire ancora facendo un altro passetto, riuscendo gradualmente a rimanere tranquilli e in osservazione (senza reagire impulsivamente) anche in situazioni un po’ più difficili… e se instancabilmente riusciamo a perseguire questa via anche quando la tentazione di mollare o di scaricare verso l’esterno diventa estrema, allora staremo iniziando a diventare davvero persone spirituali.
Il percorso di crescita, però, non è una linea retta, ma segue dei cicli che si muovono per oscillazioni: avremo quindi momenti più difficili, in cui la crescita è in realtà maggiore, e momenti più lievi in cui godremo dello sforzo compiuto in precedenza, il quale con il tempo ci cambierà sempre più profondamente. Sopraggiungeranno più spesso momenti di grazia in cui la visione di noi stessi e della realtà sarà sempre più nitida, luminosa, e sentiremo quanto essa sia permeata di amore e quanto il nostro lavoro sia estremamente sostenuto. Al contrario, nei momenti in cui siamo messi più alla prova, potremmo avere grandi difficoltà nel proseguire focalizzati verso il nostro obiettivo, e ci potrà sembrare che gli ostacoli siano quasi insormontabili… ma questo, spesso, è un altro riflesso della mente egoica, che non riesce a percepire la vastità del sostegno che abbiamo costantemente, soprattutto nei momenti più duri. Il lavoro psicologico nello Yoga è, potremmo dire, un lavoro paradossale, perché in esso la psiche è come se ripulisse se stessa fino ad annullarsi, fino al momento in cui si dissolverà oltre essa… inizialmente, infatti, la rinforziamo per essere più padroni di noi, ma arriveremo poi a comprendere che di essa alla fine non rimane nulla, se non il Sé.
Adriana