SATYASVARA – Storia di un cammino (II)
CAPITOLO II° “l’incontro con il Maestro”
Per circa un mese, frequentai il corso tutti i martedì sera. Oltre al martedì c’era però un altro giorno della settimana in cui veniva fatta lezione di yoga, ma per gli allievi del decimo anno e con il Maestro della scuola; essa era comunque aperta anche a tutti gli allievi dei corsi degli anni inferiori e Paolo, già da un po’ di tempo, aveva iniziato a frequentarla. Quando decisi di provare anche io, ero talmente emozionata che il cuore mi batteva fortissimo e lo stomaco era completamente sottosopra.
Fratellanza (II)
Alla mia nascita i miei genitori mi avevano già fatto tre meravigliosi regali: le mie due sorelle e mio fratello. Nei miei primi ricordi l’amore viscerale per loro. Pur non conoscendoli, sebbene non li avessi scelti, sentivo un legame profondo per questi esseri così diversi, eppure così uguali a me. Il senso di appartenenza, che questo legame suscita, ha rivelato la mia storia personale, ha plasmato la mia affettività, ha radicato la mia sicurezza e ha definito il mio mondo.
Lo sforzo spirituale (IV)
Lo sforzo spirituale nel Buddismo
Siddhartha Gautama, nacque nell’India del Nord 2.500 anni fa, era un principe, ma lo stato mondano di cui godeva, non lo soddisfaceva. Nel vedere la sofferenza delle persone e come i piaceri fluttuanti della vita si dissolvevano rapidamente, si mise a cercare un felicità duratura. Intraprese quindi il suo cammino spirituale, prima nel percorso meditativo, in cui eccelse, raggiungendo in breve tempo lo stato di vacuità mentale costante, poi scelse la via dell’ascetismo estremo, che lo condusse alla fusione totale con tutti gli elementi della natura e con tutte le forme di vita. Dopo tutti questi sforzi spirituali scoprì una via di meditazione, che culminò nel compimento del profondo risveglio.
SATYASVARA – Storia di un cammino (I)
CAPITOLO I° “il primo passo”
Quasi tre anni sono passati, tre anni dalla prima volta che entrai in contatto con quella che oggi posso definire la mia casa e la mia famiglia. Di sottofondo la colonna sonora di Into The Wild mi accompagna con dolcezza e con commozione a quel periodo, febbraio-marzo 2015. Guardo le foto di quei giorni e vedo una piccola ragazza sorridente ma con gli occhi malinconici e inconsapevoli di tante cose. Una ragazza trasportata dalle proprie emozioni tanto da esserne succube, incapace da sola di uscirne fuori.
Lo Spirito amorevole del Natale (IV)
È buffo pensare che una frase come “cos’è per me il Natale” possa generare in me un lungo momento di pausa, misto all’imbarazzo e allo stupore di scoprire che di fatto non lo so. Già…. non lo so, o meglio, è un tipo di riflessione che non mi pongo da talmente tanto tempo che ad oggi non ce l’ho ben presente. Eppure se la stessa semplice domanda mi fosse stata posta all’età, che so, di 8 anni per esempio, sarei stata un fiume in piena: emozioni, colori, parole, sensazioni. Bellissimo.
Lo sforzo spirituale (III)
Lo sforzo spirituale nella cultura sciamanica tolteca
Questo si compie attraverso un ampio spettro di azioni, che possiamo raccogliere in quelli che vengono chiamati i quattro accordi.
Primo accordo: “Sii impeccabile con la parola. Parla con integrità. Dì solo quello che intendi dire. Evita di usare la parola per parlare contro te stesso e per sparlare degli altri. Usa il potere della parola in direzione della verità e dell’amore.” Per esempio, parlare con misura mentre coloro che ci sono intorno si agitano e parlano inutilmente ha molto più valore che tacere quando si è soli. Il controllo della parola è uno degli sforzi spirituali più importanti, perché è la base di ogni altra forma di autodisciplina e di elevazione della coscienza.
Karma Yoga (I)
Nell’Universo manifestato, cioè quello materiale, dove ogni cosa è soggetta all’azione, (nulla rimane così come è eternamente, a parte il Divino), l’uomo deve fare i conti con il “problema dell’agire”.
Nel retaggio culturale occidentale viene enfatizzata maggiormente l’analisi conoscitiva mediante lo studio scientifico, piuttosto che lo strumento dell’azione per arrivare alla conoscenza. Mentre in alcune tradizioni orientali l’attenzione è concentrata sul “come opero”, nel mondo occidentale la ricerca consiste nell’individuare il principio, la realtà o la verità, e definirli tramite un sistema consolidato. Questa differenza è riscontrabile nel pensiero occidentale di qualsiasi tipo. Per esempio, nel contesto religioso, la dottrina è incentrata su chi è Dio, mentre risulta quasi blasfemo provare a chiedere come arrivarci. Analogamente tutti i più grandi filosofi hanno affrontato la crisi del concretizzare le proprie conclusioni tramite un’esperienza diretta, una volta raggiunto il limite del pensiero.
Gelosia ed evoluzione spirituale (V)
“Amare è gioire, mentre crediamo di gioire sole se siamo amati”. (Aristotele)
Il rapporto di coppia è un argomento vasto e senza dubbio complesso. Io vedo la relazione di coppia come una fucina alchemica, intendo con questo dire che la coppia può essere un luogo importante per la propria evoluzione personale. È inevitabile che in questo contesto emergano le parti di noi più profonde, sia positive che negative, e che osservandole possiamo imparare molto su noi, al di là di tutte le maschere e di tutto quello che raccontiamo di essere agli altri e a noi stessi. Prendiamo ad esempio la gelosia, passione che ovviamente non entra in azione solo nel rapporto di coppia, ma che qui trova la sua più compiuta espressione. “Se io sono attaccato ad un’altra persona perché non sono capace di reggermi in piedi, lui o lei può essere un «salvagente», ma il rapporto non è un rapporto d’amore. Paradossalmente, la capacità di stare soli è la condizione prima per la capacità d’amare”. (Erich Fromm – L’arte di amare)
Lo sforzo spirituale (II)
Nell’Islâmismo lo sforzo spirituale è invece chiamato “jihad”
Questo termine è stato ultimamente uno dei più abusati e meno compresi dagli stessi musulmani. Molti di essi non resistono alla tentazione di usarlo per obiettivi politici propri, mentre molti non musulmani disinterpretano il termine per ignoranza o per screditare l’ Islâm ed i musulmani. La “jihad” non è uno strumento di guerra contro gli innocenti, né un mezzo di lotta politico-religiosa, né tanto meno l’opportunità per tiranneggiare i deboli e gli ignoranti. Il termine “jihad” è qualcosa di unico, che rivela il cuore stesso della religione islamica, e che implica il concetto di difesa del divino messaggio, dall’aggressione dei suoi nemici. La parola “jihad” per cui non significa “guerra santa”, come comunemente, ma erroneamente, si crede, significa, piuttosto “sforzo”, e più di preciso sforzo interiore, lotta per raggiungere un determinato obiettivo, di norma spirituale; la “jihad” è anzitutto lo sforzo spirituale che ci eleva ad una maggiore umanità davanti a Dio.
Fratellanza (I)
“Alcuni anni fa di colpo mi sono accorta che volevo capire, che avevo il bisogno di cambiare, cercavo qualcuno con cui parlare e non so come sono finita in una “palestra” dove ho trovato un uomo……… e qui sto trovando………”
Definizione di FRATELLANZA: Legame naturale; vincolo affettivo tra fratelli: rapporto, sentimento di fratellanza; sentimento di affetto e solidarietà che lega più persone tra loro come fratelli; comunanza di ideali e di intenti: la fratellanza tra i popoli.